La tv di stato diffonde i verbali di un incontro del luglio 2002 fra Blair e il capo dell’MI6, che confermava la manipolazione delle prove sulle «armi di distruzione di massa» di Saddam
E’ stizzito Donald Anderson, presidente (laburista) della commissione affari esteri della Camera dei comuni. «La Bbc – ha dichiarato ieri – si sta vendicando. Se la voce è quella soave e pacata della tv di stato, i sentimenti sono quelli selettivi e per nulla equilibrati di Michael Moore». Ad attirare tanta ira il documentario sulla guerra in Iraq trasmesso domenica sera. Il programma (della serie Panorama) ha prodotto nuove prove che dimostrano come le informazioni di intelligence sulla pericolosità di Saddam Hussein e sul suo possesso di armi di distruzione di massa siano state gonfiate dal governo britannico per convincere il parlamento a votare in favore dell’intervento militare.
Panorama ha ottenuto, tra le altre cose, conferme incrociate da più fonti sul contenuto dei verbali di un incontro presieduto dal primo ministro Tony Blair il 23 luglio 2002. In questo meeting l’ex capo del MI6 (i servizi segreti britannici), sir Richard Dearlove avrebbe sostenuto che i fatti e l’intelligence americana sull’Iraq erano stati «aggiustati» per aagevolare la politica interventista di Bush, che rendeva la guerra inevitabile. In quello stesso incontro estivo, il ministro degli esteri Jack Straw avrebbe chiesto (e non per la prima volta, stando alle fonti della Bbc) se davvero le prove in mano ai servizi fossero sufficienti a giustificare la guerra.
Il programma della tv di stato britannica dunque offre a quanti cercano la verità sull’Iraq nuovi elementi. Soprattutto per quel che riguarda i dubbi che molti, anche all’interno del governo avevano, rispetto all’intervento militare. Non solo Robin Cook (ex ministro degli esteri che si dimise prima del voto sulla guerra) e Claire Short (ex ministra allo sviluppo e cooperazione internazionale che invece fu convinta, o piuttosto «ingannata», come sostiene lei, da Blair). Ma anche Jack Straw, il ministro degli esteri.
Ma i dubbi di alcuni si mescolano alla consapevolezza di tutti che comunque andasse, quelle prove, l’intelligence, erano state manipolate. Non giustificavano, insomma, così com’erano la decisione di portare in guerra il paese. Eppure, tutti i maggiori protagonisti (premier, governo, consulenti) della costruzione del «caso Iraq» avevano la guerra era come unica opzione. Anche per compiacere a Bush. In questo senso va letto il commento di sir Stephen Wall, ex consulente di Blair sull’Europa. Wall aveva dichiarato che «l’argomentazione legale è stata tirata fino al punto di rottura». Anche sul piano legale, dunque, si sapeva di correre sul filo del rasoio, di essere anzi in alcuni casi già nel campo dell’illegalità. Eppure il governo ha continuato a perseguire la strada che avrebbe portato al conflitto.
Per questo al MI6 l’esecutivo chiese di ottenere il maggior numero di informazioni possibili dalle limitate fonti in Iraq per costruire il casus belli. Le nuove informazioni sarebbero finite nel dossier diventato famoso per essere stato reso «più sexy» e convincente. Brian Jones, analista capo al ministero della difesa ricorda che «la notizia del nuovo dossier ci preoccupò. Redarlo sarebbe stata una sfida difficile – aggiunge – per via delle poche e sparse informazioni a disposizione». Più esplicito l’ex ambasciatore messicano all’Onu, Adolfo Aguilar Zinser, invitato ad un briefing d’intelligence sulle armi di distruzione di massa irachene. «Ho chiesto all’agente del MI6 se avesse prove concrete dell’esistenza di queste armi. E lui mi ha risposto di no».
La guerra in Iraq peserà sulle elezioni politiche di maggio. Non v’è dubbio. I musulmani britannici stanno tenendo assemblee nel paese per scegliere quali candidati votare. Lo stesso stanno facendo i milioni di cittadini che si sono schierati contro la guerra. E anche quelli che forse inizialmente erano a favore, magari perchè il loro figlio era partito per l’Iraq. Ma che poi si sono ricreduti.
E’ il caso di Reg Keys, padre di un giovane soldato ucciso in Iraq che ha deciso di candidarsi proprio nel collegio di Tony Blair, Sedgefield. La sua campagna elettorale sarà finanziata dal musicista Brian Eno.