Iraq, la battaglia nelle città del Sud. Raid Usa contro gli sciiti, 300 morti

SCHIACCIATI i fedelissimi di Saddam, contrastata la guerriglia degli “insorti” sunniti, adesso la guerra di Bush e alleati è diretta contro gli sciiti cosiddetti “radicali”, cioè la fazione filo-iraniana che non segue le indicazioni del governo di Bagdad, a guida sciita “moderata”. Se la milizia del Mahdi e l’imam Moqtada Al-Sadr erano stati un avversario difficile per le truppe Usa già nel 2003 e 2004, adesso l’offensiva dei soldati governativi, appoggiati dai militari statunitensi e britannici, verso il sud sembra aver ripreso caratteristiche di conflitto aperto, più che di contrasto alla guerriglia. In sei giorni di combattimenti, i morti iracheni sono almeno trecento: 125 sono stati uccisi a Bassora, un altro centinaio nella roccaforte sciita della capitale, il quartiere di Sadr City. I feriti sono almeno 1500, mentre altri scontri sanguinosi sono segnalati a Kut, a Khadimiyah, a Nassiriya e nella città santa di Kerbala. Nella capitale l’escalation di violenza è talmente fuori controllo che il comando militare iracheno ha dovuto prolungare sine die il coprifuoco, imposto giovedì scorso «per difendere le anime dei nostri cittadini e per sconfiggere terroristi, fuorilegge e bande criminali».
Il governo iracheno parla di «banditi» e «milizie private» di Moqtadà, che solo pochi mesi fa era stato dato per definitivamente sconfitto. Ma a Bassora gran parte della città è in mano a queste milizie, che hanno allestito posti di blocco e continuano ad attaccare la zona centrale, in mano ai governativi. Probabilmente legata alle richieste del premier Al Maliki è la scelta Usa di bombardare dall’alto i “covi” delle milizie integraliste, visto che i vertici militari americani sono sempre meno disposti a impegnarsi direttamente e sempre più convinti della necessità di “sganciarsi”, lasciando in mani irachene la responsabilità del controllo dell’intero paese. Resta comunque difficile considerare l’uso dei cacciabombardieri “operazione di ordine pubblico”. L’aviazione inglese, pur coinvolta nelle operazioni, si è limitata a compiti di controllo, senza partecipare ai bombardamenti. Proprio alla presenza americana il religioso radicale ha fatto riferimento per chiedere ai suoi di non deporre le armi: «Le armi devono essere cedute solo a un governo che sia in grado di espellere gli occupanti». Lo scontro tra fazioni sciite è arrivato al punto che il premier Nouri al Maliki ha definito «peggio di Al Qaeda» i miliziani del rivale. E il riferimento agli odiati sunniti, un insulto per i radicali sciiti, segue l’ultimatum— che scadeva questa notte, ma è stato prorogato all’8 aprile — e una offerta di denaro, anch’essa caduta nel vuoto: in altreparole, è unpalese segno di impotenza davanti al caos.