Miracolo. Per un giorno Silvio Berlusconi ha evitato di egemonizzare la campagna elettorale. Giusto una pausa per riprendere fiato: già stamattina lo stakanovista di palazzo Chigi riprenderà il martellamento dai microfoni di Radio anch’io. Intanto, però, l’attimo di sospensione ha permesso agli alti ufficiali dei due eserciti di mettere sul tavolo elettorale qualcosa di diverso dal solito tifo pro o contro l’eterno Silvio. Se ne sono occupati in particolare Fini e Rutelli, nel confronto diretto su Porta a Porta. Con risultati decisamente inquietanti. Per esempio è ricomparso, dopo settimane di oscuramento mediatico, l’argomento Iraq. Ma se qualcuno si aspettava di vedere l’Unione all’attacco e la maggioranza, che del disastro iracheno condivide qualche responsabilità, sulla difensiva, è rimasto deluso. Al contrario, è il ministro degli esteri che dà i voti all’opposizione, mentre il leader della Margherita miagola come un micetto.
«Sulla questione irachena – assicura Rutelli – le nostre posizioni sono ormai vicine. Il governo ha annunciato che nel 2006 compirà il rientro delle truppe. Noi abbiamo deciso che, se andremo al governo, concorderemo il ritiro delle truppe, anche se resterà una presenza italiana per aiutare gli iracheni a ricostruire il paese». Così, con due parolette al volo, Rutelli derubrica a problema superato quello che è stato il più radicale scontro tra maggioranza e opposizione in materia di politica estera. Volemose bene.
Il bello è che Fini neppure si accontenta. «E’ vero – concede – su questo punto le posizioni non sono dissimili». Ma come la mettiamo con i feroci estremisti che stanziano nell’ala sinistra dell’Unione? «Da voi – segnala severo – ci sono posizioni più radicali e se vince Prodi non sarà così semplice rispettare un impegno di ritiro delle truppe che non può essere unilterale ma va concordato con l’Iraq e gli Usa». Rutelli non reagisce. I verdi, tramite Paolo Cento, lo smentiscono quasi all’istante: «Non è vero le posizioni dell’Unione e della Cdl sono opposte». Purtroppo non sembra affatto che sia così. E non è affatto il solo punto di contrasto tra i Verdi e il capo margheritino. «Sono favorevole alla ripresa della ricerca sul nucleare, ma in sicurezza», afferma Rutelli. «E ai verdi chi glielo dice?», ironizza Fini. «Sono d’accordo anche loro», assicura l’ex sindaco di Roma. Pssano pochi minuti prima che i verdi lo smentiscano.
Islam e politica estera restano al centro dello scontro, anche oltre i confini iracheni. L’affondo del ministro degli Esteri contro la Siria è durissimo, e non trova per la verità grandi resistenze nella controparte. «Faccio un’accusa grave – esordisce il responsabile della Farnesina – la Siria rappresenta oggi un pericolo, e mi assumo la responsabilità di questa affermazione: mi rifiuto di pensare che in un paese come quello manifestazioni che sfociano in assalti alle ambasciate non siano tollerate dalle autorità». Sull’Iraq Fini è più prudente. Esclude l’embargo economico «perché colpisce la popolazione e finisce per rafforzare i regimi». Ipotizza come probabile un embargo politico, «senza tuttavia arrivare al ritiro degli ambasciatori». Anche su questo fronte la distanza tra le posizioni del ministro e quelle del leader dell’opposizione, che chiede «una linea di pressione determinata e unitaria della comunità internazionale e dell’Europa», è comunque minimo.
Qualche scintilla in più arriva quando i duellanti (si fa per dire) affrontano le contestazioni contro la Tav e gli striscioni nazisti dell’Olimpico (come se le due faccende fossero affini). Il margheritino non esita ad accusa di «atteggiamenti cialtroneschi» chi minaccia di contestare la fiaccolata olimpica. Ma Fini mica gliela fa passare: «Scusa ma secondo te quelli per chi votano?». «Si astengono – replica Rutelli – come si astengono quelli che portano le svastiche in curva». Fini potrebbe anche starci. In un colpo solo il leader della Margherita ha assimilato la contestazione anti Tav alle intemperanze neonazi e ha glissato sulle trattative in corso tra Forza Italia e i peggiori gruppi neofascisti.
E invece no. Al leader di An non basta: «Invece i contestatori anti Tav e i no-global stanno nelle liste del centrosinistra, mentre non accadrà che chi espone striscioni fascisti sia candidato con il centrodestra». Deve essersi dimenticato di parlarne con Berlusconi, che invece simboli democratici tipo quelli di Forza nuova in cartellone ce li vuole eccome, perché tutto fa voto e qui si fa sul serio, bisogna vincere mica chiacchierare dei massimi sistemi. Certo, mica è detto che Fini debba sempre essere d’accordo col caporione. Concede per esempio che «Berlusconi sbaglia a dire che va tutto bene e la sinistra sbaglia a dire che va tutto male».
La pausa concessa dal cavaliere si chiude con questa salomonica affermazione. Oggi si ricomincia con la tournée infinita del premier. Ma date le cose che riesce a dire Rutelli quando re Silvio si toglie di mezzo, c’è il caso che per l’Unione sia il male minore.