«Le tracce di uranio da attrezzature pachistane». Gli Europei sospendono il negoziato
Negoziati sospesi La nuova serie di incontri fra gli stati europei e l’Iran per ridiscutere il problema del nucleare è stata sospesa a causa della ripresa delle attività da parte di Teheran
All’inizio di agosto gli Stati uniti hanno rettificato le previsioni sulla capacità iraniana di sviluppare la bomba atomica, affermando che Teheran avrebbe bisogno di almeno dieci anni di tempo, e non cinque come avevano sempre sostenuto. Nei prossimi giorni si verrà ufficialmente a sapere che l’Iran non ha neanche un piano attivo per la produzione dell’arma nucleare. Ciò che ha fatto ritrarre la zampa a Bush è un rapporto costato nove mesi di lavoro ad un gruppo di esperti americani e scienziati internazionali, nel quale si legge che le tracce di uranio arricchito trovate due anni fa in Iran provenivano da attrezzature pachistane contaminate e non consistevano quindi una prova del programma clandestino per produrre armi nucleari su cui la Casa bianca aveva tanto insistito.
A dispetto delle smentite di Teheran, che aveva sempre detto che le tracce di uranio venivano dai macchinari pachistani, le Nazioni unite avevano affidato ad una commissione, di cui finora si ignorava l’esistenza, il compito di far emergere la verità, analizzando i dati raccolti dagli ispettori dell’Aiea – l’agenzia Onu per l’energia atomica. Scienziati provenienti da Stati uniti, Francia, Giappone, Gran Bretagna e Russia si sono incontrati in segreto per quasi nove mesi e solo pochi giorni fa hanno definitivamente collegato i campioni di uranio – ingrediente chiave per le armi nucleari – ad una centrifuga inviata dal governo di Islamabad, da cui l’Iran aveva acquistato dei macchinari di seconda mano. «La più grande pistola fumante che tutti segnalavano, viene adesso eliminata grazie a queste conclusioni» ha dichiarato una fonte di alto livello al quotidiano americano Washington post, rimanendo anonima dato il carattere ancora riservato della ricerca. Secondo i funzionari americani ed europei che hanno accettato di rilasciare dichiarazioni al giornale, i risultati verranno infatti presentati alla prossima riunione del consiglio dei governatori dell’Aiea durante la prima settimana di settembre ed il rapporto «mostrerà che il problema della contaminazione è risolto» ha detto un altro diplomatico interpellato.
La notizia arriva dopo che da mesi i funzionari americani avevano fatto intendere di non essere più molto sicuri che sarebbe stata provata l’esistenza del programma nucleare iraniano e piomba proprio nel mezzo dei vacillanti sforzi europei per cercare di negoziare con Teheran sulla ripresa dell’industria nucleare. Si complicano quindi i recenti tentativi dell’amministrazione Bush per far aumentare la pressione internazionale sul paese ed anche le minacce americane su possibili sanzioni dell’Onu. Tuttavia la Casa bianca ha già rifiutato una volta le conclusioni dell’Aiea, poi rivelatesi corrette, quando nel 2003 aveva messo in dubbio la presenza di armi di distruzione di massa in Iraq.
I diplomatici di Washington hanno per altro già cominciato una nuova serie di incontri con gli alleati mirati a convincere la comunità internazionale che la vera intenzione dell’Iran è quella di utilizzare il programma energetico come copertura per la costruzione di ordigni nucleari. Il tutto partendo dal presupposto che un paese ricco di petrolio come l’Iran non ha alcun bisogno di un programma energetico delle dimensioni tali di quello pianificato.
Proprio ieri il ministero degli esteri francese ha fatto sapere che l’incontro previsto per il 31 agosto con l’Iran per ridiscutere la questione è sospeso a causa della ripresa dell’attività, a dispetto dell’accordo di Parigi, con cui il governo di Teheran si impegnava ad attendere la fine delle trattative. «Non ci sarà alcun negoziato il 31 agosto» ha detto il portavoce del ministero Jean-Baptiste Mattei « e questo fino a che gli iraniani non rispetteranno l’accordo di Parigi».