Nucleare I delegati di Gran Bretagna, Francia e Germania hanno presentato ieri all’Iran la proposta dell’Unione europea per bloccare la ripresa delle attività nucleari nella centrale di Isfahan
Gli ambasciatori di Gran Bretagna, Francia e Germania hanno consegnato ieri al governo di Tehran una nuova proposta per risolvere il contenzioso sul programma nucleare iraniano. Secondo la proposta (i cui contenuti sono filtrati attraverso fonti diplomatiche), l’Iran non dovrebbe realizzare un ciclo «chiuso» – ossia completo – del combustibile nucleare, rinunciando in particolare ai processi di conversione e arricchimento dell’uranio. Dovrebbe quindi acquistare all’estero il combustibile nucleare per i propri reattori nucleari civili e, una volta usato, inviarlo immediatamente all’estero. In cambio riceverebbe tecnologie e trattamenti preferenziali in campo commerciale. La proposta europea, che secondo il New York Times ha ricevuto «la tacita approvazione dell’amministrazione Bush», ha lo scopo di impedire che l’Iran possa un giorno servirsi del nucleare civile per sviluppare un programma militare. Vi è però un problema. Con il suo programma nucleare, che si svolge sotto il controllo della Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), l’Iran si è attenuto alle normative seguite dai 31 paesi in possesso di reattori elettronucleari. Non si capisce quindi perché, mentre agli altri è permesso realizzare un ciclo completo del combustibile nucleare, all’Iran dovrebbe essere proibito.
In realtà, dietro il contenzioso, c’è un complesso intreccio di contrapposti interessi internazionali. Sfidando il divieto statunitense, la Russia ha aiutato l’Iran a costruire l’impianto nucleare di Bushehr. A sfidare gli Stati uniti è stata anche la Cina che, in base a un accordo stipulato nell’ottobre 2004, si è impegnata ad acquistare dall’Iran nei prossimi trent’anni petrolio e gas liquefatto per l’ammontare di 70 miliardi di dollari e a sviluppare il grande giacimento petrolifero di Yadavaran. Tale accordo, cui si aggiunge il progetto di un gasdotto Iran-India, rafforza la posizione dell’Iran nel mercato petrolifero mondiale, tanto che Tehran ha in programma di aprire una Borsa petrolifera che potrebbe minacciare la supremazia di quelle di New York e Londra.
Un Iran appoggiato da Russia e Cina, dotato di un programma nucleare civile e quindi potenzialmente in grado (come almeno altri 36 paesi) di costruire un giorno armi nucleari, che si sta allo stesso tempo rafforzando sul mercato petrolifero mondiale ed è quindi in grado di sfidare un eventuale embargo, viene ritenuto da Usa e Israele doppiamente pericoloso. Ciò spiega perché l’Iran è nel mirino di Washington, che accusa Tehran di voler costruire armi nucleari nonostante che le ispezioni dell’Aiea non rilevino violazioni del Trattato di non-proliferazione.
Da qui l’intenzione di colpirlo con un attacco «preventivo». Le forze armate israeliane hanno sicuramente pronto un piano per distruggere gli impianti nucleari civili iraniani. Esso prevede un attacco di sorpresa aereo e missilistico (che potrebbe essere accompagnato da una azione terrestre) e la contemporanea attivazione delle forze nucleari israeliane, pronte a colpire in caso di rappresaglia iraniana. Il piano è stato sicuramente elaborato insieme al Pentagono: come sostiene la Jane’s Intelligence Review, «Israele avrebbe per questo raid l’appoggio coperto degli Stati Uniti». Ma potrebbero essere anche forze statunitensi, da sole o insieme a quelle israeliane, a compiere direttamente l’attacco: lo conferma la recente dichiarazione del vice-comandante dello U.S. Central Command, che il Pentagono «sta aggiornando il piano di guerra contro l’Iran» (Washington Post, 10.2.2005).
Come dovrebbe muoversi l’Europa per scongiurare tale catastrofe? Non solo avanzando proposte tecniche, ma tenendo fede alla «Dichiarazione di Tehran» del 21 ottobre 2003: essa prevede da un lato l’impegno iraniano a sviluppare un nucleare esclusivamente civile sotto controllo dell’Aiea, dall’altro l’impegno dell’Europa a cooperare per «la costituzione di una zona libera da armi di distruzione di massa in Medio Oriente». Ma, per far ciò, l’Europa dovrebbe rompere il tabù, ossia prendere ufficialmente atto di ciò che lo stesso direttore dell’Aiea ha dichiarato, cioè che Israele (che non ha mai firmato il Trattato di non-proliferazione) possiede armi nucleari che tiene puntate anche sull’Iran.