PARIGI—«Bisogna prepararsi al peggio». E cioè? «Alla guerra».
Con queste parole drammatiche, il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, ha svelato ieri sera in un’intervista televisiva che una guerra all’Iran è vicina: «Ci stiamo preparando, gli stati maggiori militari stanno mettendo a punto i piani. Non è una cosa comunque che accadrà dall’oggi al domani». Fatto salvo ovviamente ogni tentativo diplomatico per convincere il regime di Teheran a interrompere gli esperimenti nucleari. Secondo l’inglese The Sunday Telegmph, gli americani avrebbero già elaborato una lista di 2 mila obiettivi da colpire in territorio iraniano. Il segretario di Stato, Condoleezza Rice, abbandonata l’iniziale reticenza nei confronti di un’azione di forza, si sarebbe allineata al vicepresidente Cheney, ponendo un’unica condizione: la preparazione di un dossier accurato a giustificazione dell’intervento, per evitare gli imbarazzi che piovvero sugli Usa quando attaccarono l’Iraq.
In questo «dossier», si insisterebbe sulla necessità di reagire alle interferenze di Teheran negli affari iracheni, in particolare attaccando i campi di addestramento e i depositi delle bombe da trasferire in Iraq per armare la guerriglia. Il primo obbiettivo sarebbe la base di Fajr della Forza Quds della Guardia Rivoluzionaria, nel sud dell’Iran. Se gli iraniani chiudessero per ritorsione il golfo Persico al transito delle petroliere, gli americani darebbero via libera ai raid aerei contro gli impiantì nucleari iraniani. Il Pentagono starebbe esaminando due piani alternativi. Nel primo sarebbe previsto il bombardamento dei soli impianti nucleari, mentre il secondo potrebbe durare anche qualche giorno, con attacchi a tutti i più importanti siti militari.
È in questo scenario che Kouchner, con un «colpo di teatro» a cui la nuova presidenza francese fa sovente ricorso, ha annunciato la prossima «guerra». Reduce da un lungo viaggio nelle capitali medio-orientali, il ministro di Sarkozy ha tracciato una linea diplomatica europea nella crisi iraniana. Dopo aver precisato che «le forze armate francesi non sono per ora impegnate in azioni», Kouchner ha auspicato che l’Ue studi proprie sanzioni contro Teheran. «Sanzioni europee», le ha definite con un certo orgoglio, «al di fuori di quelle dell’Onu». «Le hanno proposte i nostri amici tedeschi», ha dovuto però aggiungere il ministro francese, per evitare nuovi attriti col governo di Angela Merkel.
Si tratterà di «sanzioni economiche su alcuni circuiti finanziari», dirette contro «le grandi fortuneéle banche», non contro la popolazione. Da tempo il governo francese ha chiesto a società come Total e Gaz de France di non investire in Iran. «Spero che abbiano capito il messaggio e che noi francesi non siamo i soli ad aver deciso questa linea». Oggi Kouchner volerà a Mosca, poi alla fine della settimana sarà a Washington. Nella nuova politica estera francese, più allineata agli Usa che ai tempi di Chirac ma con pretese di autonomia, c’è anche posto peruna battuta salata sugli errori dell’amministrazione Bush in Iraq. «Per loro è stata una sconfitta—ha detto Kouchner—C’è poco da fare. Ora bisogna voltare pagina».