Intervista di Andrea Martini (GC Ancona) – 18 luglio 2005
Sami Allaà, è un giovane rappresentante dell’Alleanza Patriottica Irachena. Gira l’Europa ed il mondo a raccontare cosa sta succedendo nel suo paese e a spiegare qual è il punto di vista del suo partito, l’Alleanza Patriottica Irachena, che fa parte della Resistenza, riguardo alla situazione di guerra ed occupazione in Mesopotamia. E’ stato in Repubblica Ceca, ospite del forte Partito Comunista, in Ungheria, in Brasile al Forum sociale di Porto Alegre, in India, in Francia e, mentre ora state leggendo la Poderosa (giornale dei GC di Ancona, ndr) sotto l’ombrellone, si trova in Danimarca. Anche in Italia, paese direttamente coinvolto nell’occupazione dell’Iraq, Sami ha trovato grande interesse e simpatia per la lotta di liberazione del suo popolo. L’abbiamo incontrato, insieme a due redattrici dell’ “Urlo”, a metà giugno, grazie all’invito dei compagni del L.U.P.O. di Osimo, per una intervista doppia (in inglese, ovviamente).
Che rapporto c’è tra resistenza e terrorismo?
I media italiani, seguendo la linea del loro governo impegnato nell’occupazione, non hanno interesse a spiegare che cos’è la nostra resistenza. Il Diritto internazionale e la convenzione di Ginevra garantiscono ai popoli dei paesi invasi il diritto di resistenza all’occupante; ecco perché, in Iraq, non è importante capire chi è definibile terrorista e chi non lo è. Certamente ci sono differenze anche pratiche tra i partiti ed i movimenti che oggi resistono all’occupazione del nostro paese: dai pan-arabisti ai comunisti patriottici, dal movimento del leader religioso sciita Al Sadr ai militanti del partito socialista arabo Baath, oggi proibito. Quanto a noi dell’Alleanza Patriottica Irachena cerchiamo di riunire le forze patriottiche comuniste, oggi divise in tre formazioni: ossia la nostra, il Partito Comunista Iracheno(Quadri) che ha ripudiato la propria ex direzione centrale, passata alla collaborazione con gli americani ed un piccolo partito marxista-leninista. Certo questa frammentazione per noi è un problema politico da risolvere. Dal rapimento delle due Simone, amiche storiche del popolo iracheno dal 1993, la situazione è diventata caotica. Non si sa più chi rapisce chi. Le due ragazze non sono state rapite da veri resistenti, ma probabilmente da nemici della resistenza, per delegittimarla. Certamente neppure le decapitazioni sono un metodo della resistenza, anzi la condannano ad essere demonizzata. Dobbiamo chiederci sempre “a chi giovano”azioni come queste: certamente giovano più agli americani che a noi iracheni.
Chi è il terrorista Al Zarkawi?
Al Zarkawi sembra un personaggio uscito fuori da un film di Hollywood:proprio come in un film, è lui, una persona sola, il responsabile unico di tutto ciò che succede in Iraq, dei 70 attacchi al giorno contro gli occupanti e delle 20 città del paese in mano alla Resistenza. E’ un personaggio ambiguo ed inafferrabile che però nessuno in Iraq ha mai visto. Sembra un prodotto di marketing elaborato dal Pentagono per costruire un collegamento, che in realtà non c’è, tra la lotta degli iracheni per l’indipendenza e Osama Bin Laden in Afghanistan. Così è diventata diffusa nell’opinione pubblica specie americana, che in Iraq non c’è una vera resistenza popolare, che gli iracheni non stanno resistendo all’occupazione, ma che la resistenza arriva da fuori, è importata.
Ci sono state le elezioni a gennaio, gli iracheni non hanno forse votato per eleggere un governo nazionale?
In Iraq sono gli occupanti che controllano il cosiddetto processo politico e le elezioni. Alle votazioni di gennaio l’affluenza è stata bassa, intorno al 30%. Di sicuro non il 72% o il 60% o ancora il 50% che avevano sbandierato gli americani.
Che prove puoi portare a sostegno di questa tesi?
Innanzitutto non esistono filmati o foto delle elezioni, poi abbiamo i resoconti informativi dei gruppi politici nel paese che ci hanno confermato che la gente non è andata alle urne. Non da ultimo c’è da dire che una delegazione ufficiale a Mosca presso Putin, del Consiglio dei Clan Tribali ha riferito al governo russo di un ampio boicottaggio:almeno 4 milioni di iracheni non sono andati alle elezioni-farsa.
Qual è il motivo di questa “farsa”?
Gli occupanti cercano legittimità per una situazione di occupazione che viola il diritto internazionale. Le ragioni ufficiali per giustificare l’attacco all’Iraq all’inizio erano le armi di distruzione di massa possedute dal paese. Una volta appurato che queste non esistevano, gli americani hanno detto che l’Iraq, paese da sempre laico, aveva legami con i fanatici wahabiti di “Al Qaida” e con Bin Laden. Appurato ancora una volta che neanche queste relazioni esistevano c’è stato un ulteriore cambio di linea: gli americani e i loro alleati sono ufficialmente venuti a portare la democrazia, la stabilità, la libertà. Se questi sono i loro veri scopi perché sono venuti con i cacciabombardieri F16 e gli elicotteri da combattimento “Apache”? La storia insegna che sotto un’occupazione straniera non c’è mai libertà. Il sistema politico che ci hanno imposto in realtà non è democratico: il paese è stato diviso etnicamente in tre parti, fomentando una possibile guerra civile in un paese multietnico. C’è una contraddizione tra il potere e la popolazione, un potere che non ha un vero programma politico e che esiste solo grazie alla protezione straniera.
Qual è la situazione economica del paese? Come procede la ricostruzione?
La situazione in cui versa il paese è pessima:prima lo stato iracheno controllava tutta l’economia. L’80% della popolazione era dipendente dello stato. Oggi invece abbiamo il 75% di disoccupati, le fabbriche sono tutte chiuse o distrutte dai bombardamenti americani. La giornalista canadese Naomi Klein ha documentato ampiamente il progetto di svendere e privatizzare alle multinazionali l’intero Iraq. Di fronte alla distruzione dell’economia e al tasso di disoccupazione alle stelle, alcuni iracheni disperati si arruolano nell’esercito o nella polizia al servizio degli occupanti, allettati dallo stipendio di 300 dollari al mese. Una cifra stratosferica considerato che un professore universitario ne guadagna solo 100. I servizi idrici ed elettrici sono stati bombardati e mai più riparati. Invece nel 1991, al termine della prima guerra del Golfo, dopo soli sei mesi vennero ripristinati. Da gennaio a giugno il governo non ha fatto niente per i servizi vitali alla popolazione, ha solo costruito oleodotti difesi poi da mercenari fantoccio pagati profumatamente.
Perché dal 2003 gli occupanti ed il nuovo governo non hanno riparato le infrastrutture civili? Che cos’è questa se non una scelta politica deliberata di punizione collettiva per un popolo ribelle come il nostro?
Che giudizio date di Saddam Hussein?
Per noi Saddam era un dittatore. Aveva instaurato in Iraq una oppressione politica e noi dell’Alleanza Patriottica eravamo illegali e siamo stati all’opposizione per ben 27 anni. Certamente però non sono gli occupanti ad avere il diritto di giudicare colpevole o innocente il presidente di uno stato sovrano. Solo gli Iracheni possono cambiare il proprio governo, non gli stranieri. Il processo che stanno intentando a Saddam Hussein è una farsa, in cui l’imputato non può incontrare neppure gli avvocati. Va detto che la pagina Hussein è però ormai chiusa per il futuro del paese:la storia non si ripete mai e lui non tornerà al potere nemmeno se vinceremo e cacceremo gli occupanti. Saddam ora è solo il leader del partito Baath,non è più il capo dello stato né tantomeno è il leader della Resistenza.
La Resistenza irachena è antisemita?
Antisemita?!? Gli arabi sono semiti come gli ebrei, come possiamo noi essere antisemiti? In Iraq convivono insieme da sempre arabi,musulmani, cristiani ed ebrei. Fu solo il re iracheno, posto sul trono dagli inglesi, a scacciare gli ebrei. Noi facciamo differenza tra l’ebraismo religioso e culturale, che rispettiamo, e l’ideologia sionista.
Si parla sempre dei sequestri, veri o presunti, operati dalla resistenza. Ma è vero che in Iraq operano, su modello latinoamericano importato dalla CIA, squadroni della morte che rapiscono i leader della resistenza?
E’ vero. Il nostro segretario generale, Al Kubaysi, è stato portato via nel settembre 2004 e da allora non abbiamo più sue notizie. Desaparecido. Sappiamo solo che si trova da qualche parte in mano agli americani ed abbiamo ricevuto solo una sua lettera tramite la Croce Rossa Internazionale. In Iraq ci sono squadroni della morte legati ai servizi segreti degli occupanti che fanno operazioni sporche ai danni di giornalisti scomodi come Enzo Baldoni o Giuliana Sgrena che stavano indagando sul massacro perpetrato a Falluja con armi illegali, contro leaders religiosi sciiti e sunniti che si oppongono all’occupazione e contro dirigenti politici patriottici. Secondo me Giuliani Sgrena ha grandi prove contro l’occupazione per condannare il governo, ma ha è spaventata per ciò che ha visto e per ciò che le è accaduto.
Qual è il vostro progetto politico per il futuro?Parteciperete al governo?
La Resistenza non parteciperà mai a questo governo illegittimo sotto occupazione. Continueremo la nostra lotta popolare per riprenderci la nostra libertà e fino alla liberazione definitiva del paese. Questo è il nostro programma per il futuro.