Domanda: c’è stata la riunione dei Sindacati Metalmeccanici a Bruxelles a settembre; come è andata?
Risposta: l’incontro di Bruxelles era stato pensato come l’inizio di una rete dei sindacati presenti nelle fabbriche FIAT in tutta Europa; erano presenti 32 rappresentanti sindacali di 12 Paesi di tutta Europa e Peter Scherrer della Confederazione Europea dei Sindacati (segretario della Fédération Européenne des Métallurgistes).
Zoran è stato invitato insieme ad un altro rappresentante sindacale serbo del sindacato Nezavisnost; la traduzione era piuttosto carente e non è riuscito a capire esattamente tutto anche se i documenti preliminari erano stati tradotti preventivamente in Serbo.
L’argomento principale era la ristrutturazione della FIAT in due strutture separate: industria auto da una parte e camion e macchine agricole e trasporti in genere dall’altra. Ristrutturazione che dovrebbe essere completata entro l’anno 2010.
C’è la preoccupazione che questo comporterà la scomparsa di un interlocutore unico e che dovranno essere organizzati due luoghi diversi di contrattazione, cosa che porterà ad un indebolimento del Sindacato.
Altra preoccupazione: a chi saranno dati in carico i debiti della Fiat?
La delegazione italiana voleva una conclusione concreta della riunione ma non c’è una visione comune tra tutti i sindacati, questa volta a frenare erano gli Spagnoli e come sempre i Polacchi; l’incontro è stato interrotto a metà senza alcun accordo.
Zoran è rimasto molto deluso perchè è la seconda volta che si sono incontrati (il precedente incontro era di settembre 2009) senza avere alla fine conclusioni concrete perchè hanno sempre parlato di quello che farà la Fiat e mai di una strategia sindacale.
Non si è neppure parlato dell’accordo di Pomigliano.
Domanda: l’accordo del Governo serbo con il FMI (prestito di 2.9 miliardi di euro) del febbraio scorso prevedeva il blocco delle pensioni e licenziamenti massicci nel pubblico impiego.
Risposta: non è successo niente e non sono noti i meccanismi di impiego di quei soldi.
Domanda: durante la vostra permanenza in Friuli V.G. ad agosto scorso si era detto di uno sciopero generale al 29 settembre.
Risposta: abbiamo organizzato recentemente vari scioperi, fino ad ora tre in tre città differenti, l’ultimo ieri (il 22 ottobre) a Novi Sad, c’erano circa 10.000 persone.
Purtroppo noi abbiamo un boicottaggio mediatico totale e nulla esce sulle televisioni.
Sui nostri telegiornali si parla degli scioperi in Francia, in Grecia, in Italia, ma non se de dicono i motivi; in questo modo è stata anche la manifestazione della FIOM del 16 ottobre a Roma: non si sapeva chi l’aveva organizzata e perchè.
La segreteria nazionale del Samostalni ha deciso di lanciare un referendum contro la legge proposta dal governo sulle pensioni. Il Governo ha ritirato immediatamente la legge, che prevedeva un aumento dell’età pensionabile, la cancellazione dei diritti per lavoratori sottoposti a lavori usuranti ed una modifica al ribasso per i parametri per il calcolo della pensione, che potrebbero arrivare addirittura al 30% del salario medio.
Questo perchè questo referendum potrebbe significare la caduta del governo.
Sulla Zastava (per accorciare la parte scritta ometto di riportare le domande che noi abbiamo posto, ma riporto solo le risposte):
Zastava Kamioni
La Iveco non è interessata ad entrare nella fabbrica, e la situazione è totalmente incerta.
I lavoratori sono circa 700, la produzione è bassissima, poche decine di camion all’anno.
La paga media è di 320 euro.
Fiat Auto Serbia (FAS) e Zastava Auto (cioè quella parte dei lavoratori rimasti a carico del Governo)
I lavoratori FAS sono 1000, come prima, e Zastava Auto 1600.
La fabbrica al momento è un grande cantiere dove entrano sia lavoratori FAS che Zastava Auto.
I lavoratori FAS assemblano la Punto nella unica linea rimasta, mentre gli altri lavorano sulla ricostruzione dei reparti.
Il Sindacato ha chiesto un aumento dei salari in FAS e proclamato uno sciopero per il 19 ottobre.
La Fiat ha risposto dichiarando il 19 ottobre giorno non lavorativo.
La risposta finale di Zoran è stata che la Fiat non potrà dichiarare sempre giorni non lavorativi e che comunque il primo giorno lavorativo sarebbe stato un giorno di sciopero.
A questo punto il nostro governo ha reagito ed abbiamo avuto un incontro al Ministero dell’Economia, dove è stato deciso di continuare le trattative e Giovanni De Filippis direttore dela FAS è stato letteralmente portato per forza alla fabbrica a trattare con noi e ci siamo messi d’accordo per gli aumenti; questo mese e a dicembre avranno due bonus pari al 50% di una mensilità e da novembre un aumento del 10%.
Il salario attuale medio è di 320 euro per un mese completo di lavoro, cosa che non accade mai.
Questi aumenti sono solo per il lavoratori FAS, non per quelli che sono in Zastava Auto, dove i salari medi sono di 250-260 euro al mese.
L’orario di lavoro attuale è di 5 giorni per otto ore giornaliere, mentre la Fiat propone ora 4 giorni lavorativi con orario di 10 ore; noi abbiamo rifiutato.
La proposta è tesa a risparmiare un giorno di riscaldamento, luce, acqua e indennità di trasporto che è una voce della busta paga.
I nostri lavoratori non riescono già a lavorare le otto ore, perchè i ritmi sono alti e l’età media è molto alta, e dopo venti anni di una vita anormale non sono più in grado di lavorare così.
Se e quando inizieremo la produzione di 200.000 vetture anno i ritmi teoricamente dovrebbero aumentare di 4 volte! Meglio uccidere tutti i lavoratori subito.
A settembre e ottobre hanno lavorato metà mese, la situazione è un po’ migliorata e la Fiat si è impegnata a fare orario intero fino ad aprile, perchè poi da aprile a ottobre sarà fermato l’assemblaggio perchè dovrebbero arrivare gli impianti nuovi che dovrebbero essere installati nei capannoni.
Per questi sei mesi di fermo il salario dei lavoratori FAS sarà dell’80%.
Per i lavoratori Zastava auto ci sarà una trattativa con il governo a novembre prossimo.
Quello che non va bene in questo momento è che i subfornitori della Fiat non sono ancora arrivati e noi abbiamo seri dubbi che questi arriveranno; questo vuol dire che l’assunzione di altri mille lavoratori per la futura produzione del nuovo modello potrà essere possibile, ma si tratterà solo di montaggi di pezzi prodotti altrove.
La vettura quindi non sarà un prodotto serbo ma un prodotto italiano montato in Serbia.
Per il 2010 la FAS aveva previsto il montaggio di 30.000 Punto.
Ieri [cioè il 22 ottobre, nota di Gilberto] le televisioni serbe erano piene di trasmissioni che celebravano il montaggio della trentamillesima Punto, spacciandola come produzione del 2010.
In realtà queste 30.000 Punto sono quelle uscite dalla fabbrica a partire dal 30 marzo del 2009.
Nel 2009 sono state 18.000, e nel 2010 fino ad ora 12.000.
Totale 30.000!!!
Quest’anno esiste ancora il bonus governativo di 1000 euro per vettura nuova.
Comunque in relazione alla crisi economica sempre più forte è calata anche la vendita e il Governo ha anche abbassato le tasse sulla importazione di macchine usate, perchè la popolazione ha sempre meno risorse possibili.
Quindi adesso potrete comprare una vettura della stessa fascia della Punto ad un prezzo molto più basso, però usata.
Paradossalmente è cresciuto il mercato della Yugo usata, che non è più prodotta dalla nostra fabbrica.
Fino ad ora l’investimento della Fiat è stato zero. Hanno versato 100 milioni, che sono su qualche conto in qualche Banca.
Tutti gli investimenti che si vedono sono del Governo, il resto sono chiacchiere del Sindaco di Kragujevac e della Fiat, ma con le chiacchiere non si vive.
La nuova linea di produzione non esiste ancora, non è arrivato nulla. Si dice che la fabbrica sarà fermata da aprile fino ad ottobre del 2011 per l’installazione dei nuovi impianti.
Per quanto riguarda i mercati in cui le Punto assemblate sono vendute: oltre alla Serbia, le ex repubbliche jugoslave, l’Africa del Nord, la Siria.
Tra Kragujevac e Batocina c’è l’area di circa 70 ettari di Korman Polje, che dovrebbe essere attrezzata (con spese a carico pubblico) per ospitare i subfornitori della Fiat [vedi nostra relazione di viaggio di ottobre 2009]. La previsione iniziale era che poteva entrare in funzione intorno al 2017; attualmente è tutto fermo, in quanto non sono iniziati neanche gli espropri, se non in minima parte. Se il problema non si risolve entro novembre ci saranno penali da pagare alla Fiat. I terreni al momento sono stati seminati dai contadini proprietari.
Per mettere in funzione Korman è anche necessario finire la bretella autostradale, che necessita di almeno un altro anno e mezzo per essere finita.
Dovrebbe essere inoltre costruita una circonvallazione della città e un tunnel di alcuni chilometri che si dice sia stato appaltato ad una azienda cinese, che dovrebbe inviare 500 minatori.
In conclusione al momento non è arrivato nulla dell’indotto Fiat.
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Nota di Gilberto Vlaic
Su questa vicenda di Korman Polje sono molto recentemente usciti due articoli sul Piccolo di Trieste esattamente opposti tra di loro:
http://ricerca.gelocal.it/ilpiccolo/archivio/ilpiccolo/2010/09/28/NZ_09_SPAL.html
di AZRA NUHEFENDIC 28-9-2010 dove si dice che tutto a Korman va a rilento
ed il seguente
http://ricerca.gelocal.it/ilpiccolo/archivio/ilpiccolo/2010/10/14/NZ_09_APRE.html
di Giulio Garau dove si dice che Korman non ci sono problemi e che inoltre parla di 30.000 posti di lavoro in Serbia targati Fiat.
Su questo problema esiste anche un interessante documento del 25-5-2010 di Giovanni De Filippis, Amministratore delegato della FAS, nel quale si possono vedere gli schemi dell’autostrada, del tunnel e di Kozman e capire meglio ciò che dice Zoran in questa intervista.
Secondo Zoran i 30.000 posti di cui parla Garau sono probabilmente quelli che il Governo dice che ci saranno per tutta la Serbia nel prossimo anno (Novosti, del 22 ottobre 2010).
Sempre nell’articolo di Garau si parla della compagnia koreana Yura che ha comperato fabbrica di cablaggi per auto Zastava Elektro a Raca, cittadina della Sumadija a 30 kilometri da Kragujevac; questo acquisto è paradigmatico di come funzionano le privatizzazioni e conviene descriverlo con un certo dettaglio.
La fabbrica era già stata privatizzata nel 2006 ed acquistata da un consorzio di imprenditori privati con a capo Ranko Dejanovic, marito della attuale Presidente della Camera dei Deputati Slavica Djukic-Dejanovic; questa privatizzazione era poi stata dichiarata nulla alla fine del 2008 per il mancato rispetto degli obblighi contrattuali, tra i quali acquisto di macchinari vecchi come nuovi, mancato pagamento dei salari per molte mensilità. I lavoratori avevano manifestato in tutti i modi per sei mesi consecutivi.
Yura ha deciso di acquistare la fabbrica ed ha pagato per questo acquisto 3 milioni di euro al Governo serbo.
L’impegno di Yura è di investire 8 milioni di euro a Raca.
Successivamente Yura ha assunto circa mille lavoratori, ricevendo per ciascuno di essi un contributo di 4.500 euro dal Governo, e cioè 4.5 milioni!!! sufficienti per pagare i salari per circa due anni.
Il Governo serbo si è fatto anche carico di tutte le spese legate al processo di acquisto e di ulteriori 700.000 euro per i costi di training.
Secondo il contratto di privatizzazione la Yura non aveva obbligo di riassumere i lavoratori precedenti e dunque tutti i 285 (meno che otto) si sono licenziati per aderire al programma sociale di tutela che prevede 300 euro di liquidazione per anno lavorato pregresso.
Il processo di privatizzazione è iniziato alla fine di gennaio 2010 ed è terminato due mesi dopo; a giugno la fabbrica è entrata in funzione; l’occupazione è cresciuta da circa 300 lavoratori ad aprile a 800 a settembre con la previsione di 1000 dipendenti a fine dicembre 2010.
I lavoratori sono assunti in prova con un contratto di 195 euro/mese e indennità mensa di 30 euro/mese.
Se superano il periodo di prova e vengono assunti a tempo indeterminato hanno un aumento di circa 30-50 euro/mese.
La Yura ha proposto di costruire una nuova fabbrica a Nis, durante il 2011, con la prospettiva di impiegare 1500 lavoratori; il Ministro dell’economia Mladjan Dinkic ha dichiarato che il bonus governativo sarà portato a 7000 euro per posto di lavoro perchè (testualmente dichiarato alla televisione B92) ‘’Yura è un investitore serio’’. Ecco uno più realista del re…
Segnalo il sito in italiano della agenzia governativa SIEPA che sovvenziona le aziende che investono in Serbia: http://www.siepa.gov.rs/site/it/home/
Si scoprono delle cose allucinanti!
Le ditte che investono in Serbia ricevono a fondo perduto cifre dell’ordine di 3-10 mila euro per posto di lavoro creato, a seconda del numero totale di lavoratori, della sede geografica in Serbia e del settore merceologico.
E’ impossibile riassumere qui tutti i benefici fiscali previsti per queste aziende; si consiglia a chi è interessato di consultare il sito della SIEPA.