Intervista a Oliviero Diliberto

Oliviero Diliberto è molto soddisfatto dei risultati del primo turno elettorale. La Federazione della Sinistra su scala nazionale ha ottenuto il 4% dei voti, un risultato al di sopra della aspettative. Un risultato strettamente connesso alla scelta di appoggiare fin dall’inizio Pisapia a Milano e, soprattutto, De Magistris a Napoli, “conquistato senza alcuna copertura mediatica. Abbiamo gli stessi identici voti di chi, come Sel, ha avuto su tv e giornali uno spazio gigantesco e abbiamo preso 1.500 voti in meno dell’IdV, che ha Di Pietro che è una costanza dei programmi televisivi”.

Un sostegno, quello del leader dei Comunisti Italiani (ed ex ministro della Giustizia del Governo Prodi), che va avanti alla vigilia dei ballottaggi, epilogo di una campagna elettorale senza esclusione di colpi: “la campagna elettorale è stata violenta perché la destra l’ha resa violenta. L’accusa infamante della Moratti nei confronti di Pisapia all’ultimo secondo utile del duello televisivo è entrata di diritto negli errori, e negli orrori, della politica mediatica”.

Spazio anche per il rapporto tra politica e internet, con un parziale mea culpa (“Il web è fondamentale. Io stesso ci sono arrivato con ritardo”) e per le prospettive della sinistra nell’intervista di Fanpage a Oliviero Diliberto.

Fassino e Merola eletti al primo turno, Pisapia in vantaggio a Milano, De Magistris al ballottaggio a Napoli. E’ il crepuscolo del berlusconismo?

“Io non so se siamo di fronte al crepuscolo del berlusconismo. Probabilmente siamo al crepuscolo di Berlusconi. Anche se appartengo alla categoria di quelli che diffida di Berlusconi anche quando è in difficoltà perché ha dimostrato di avere una grande forza vitale. Come è successo nella campagna elettorale del 2006. Quando ha, con una campagna elettorale molto aggressiva, recuperato tanti punti in percentuale. Il crepuscolo del berlusconismo è più complicato, perché il berlusconismo è entrato profondamente nel senso comune degli italiani come sistema di valori o, dal mio punto di vista, disvalori. L’egoismo, il rampantismo, i denari facili, il non rispetto delle regole. Si tratterà di fare una grande battaglia ideale ed etica, una campagna vera e propria di massa, per recuperare su questo terreno. E ci vorrà molto tempo. In ogni caso si può sconfiggere Berlusconi e già questo, dai risultati delle amministrative, è possibile”.

Siete stati l’unica lista (FdS) ad appoggiare De Magistris a Napoli, oltre a quella dell’Idv. Cosa vi ha spinto a “credere” nell’ex magistrato fin dall’inizio?

“Noi abbiamo appoggiato De Magistris a Napoli perché vi erano in campo due opzioni: una più moderata, ancorché con un candidato assolutamente per bene come Morcone, e una viceversa di sinistra, quella di De Magistris. Per cui per noi è stato assolutamente naturale sostenere De Magistris, fermo restando che siamo convinti che l’unità del centro-sinistra sia un valore da sostenere sempre”.

Discorso simile a Milano, dove avete sostenuto Pisapia fin dalle primarie. Quali le ragioni di questa svolta a sinistra nel capoluogo lombardo a suo giudizio?

“A Milano c’è stata una concomitanza di fattori. Il primo è che Pisapia è un candidato straordinario, che parla non soltanto alla sinistra ma parla anche della sinistra. A Milano e in Lombardia per diverse tornate elettorali abbiamo avuto candidati moderati, molto moderati, nella convinzione che questi avrebbero potuto erodere consenso a destra. Viceversa si è dimostrato che anche candidati di sinistra come Pisapia, che è stato deputato indipendente di Rifondazione con un profilo però non soltanto di sinistra ma di modernità e di apertura, sono in grado di parlare a tutta la città, anche a settori larghi della borghesia, che non a caso hanno sostenuto proprio la candidatura di Pisapia”.

La campagna elettorale è stata molto “violenta” a Milano, e continua ad esserlo dopo il primo turno. Questo clima alla prima tornata ha favorito il centro-sinistra. E al ballottaggio?

“La campagna elettorale è stata violenta perché la destra l’ha resa violenta. L’accusa infamante della Moratti nei confronti di Pisapia all’ultimo secondo utile del duello televisivo è entrata di diritto negli errori, e negli orrori, della politica mediatica. Il clima infuocato, volutamente generato dalla destra, adesso continua con le affermazioni e le offese di Bossi e Berlusconi, che pur di salvare il salvabile giocano sporco. La speranza è che anche al ballottaggio avvenga ciò che è accaduto al primo turno, dove la Milano democratica ha detto no alla prepotenza e all’arroganza della destra. La campagna dell’odio non ha portato vantaggi alla destra. La logica della contrapposizione frontale con insulti e falsità è stata sconfitta dagli elettori”.

La Federazione della Sinistra ha denunciato una censura da parte dei media dopo la prima tornata delle amministrative, nonostante su scala nazionale la lista d Rifondazione e Pdci si attesti sul 4%. Qual è la causa del poco spazio riservato alla vostra lista a suo giudizio?

“La censura c’è da tre anni. Il risultato del 4% è enorme proprio perché conquistato senza alcuna copertura mediatica. Abbiamo gli stessi identici voti di chi, come Sel, ha avuto su tv e giornali uno spazio gigantesco e abbiamo preso 1.500 voti in meno dell’IdV, che ha Di Pietro che è una costanza dei programmi televisivi. Vogliono espungere i comunisti dall’informazione ma gli elettori hanno dimostrato, con i fatti e non con i sondaggi, che non ci sono riusciti”.

Se il centro-sinistra dovesse affermarsi sia a Milano che a Napoli quali sarebbero le conseguenze politiche per il Paese?

“E’ del tutto evidente che ci sarebbero conseguenze nazionali, non escludo la crisi di governo. Il centro-destra sta furiosamente litigando al suo interno e si pone oggettivamente anche il tema della leadership di Berlusconi”.

Nell’affermazione di De Magistris e Pisapia la Rete ha avuto un ruolo sicuramente rilevante. Quanto è importante il web nella politica italiana oggi?

“Il web è fondamentale. Io stesso ci sono arrivato con ritardo. Il web cancella le nozioni tradizionali di spazio-tempo. L’organizzazione della politica cambia attraverso il web. Le rivolte nei paesi arabi ne sono la dimostrazione più palese. D’altro canto è sempre stato così nella storia. Un solo esempio: la chiesa cattolica, fin dalle origini, ha dovuto fronteggiare innumerevoli esempi di eresie al suo interno e le ha sempre sconfitte; la prima eresia che riesce a vincere e a radicarsi sul territorio è quella di Lutero, perché nel frattempo Gutenberg aveva inventato la stampa, che rivoluzionava la comunicazione attraverso la moltiplicazione dei testi, la loro diffusione ed i costi infinitamente più ridotti rispetti al manoscritto: Lutero così poteva diffondere le sue idee a livello di massa. Oggi il web è infinitamente più rivoluzionario della stampa di Gutenberg. Quindi le conseguenze saranno ancora più dirompenti”.

Prima di queste elezioni lei utilizzava poco il suo profilo Facebook, cambiando strategia a ridosso di questa campagna elettorale. Lunedì ha pubblicato anche un videomessaggio. Cosa l’ha portata a cambiare approccio rispetto a questo social network?

“Il mio approccio si è modificato proprio sulla base delle precedenti considerazioni. Per fare politica non si può prescindere dal web”.

Per quanto riguarda il nucleare in Italia, come giudica la scelta del Governo di varare il decreto Omnibus per affossare il referendum? Un reale ripensamento sulla questione o solo una mossa, per così dire, tattica?

“Il governo sta semplicemente prendendo tempo. Vuole evitare il referendum perché sa che lo perderebbe. Ed eliminando il quesito sul nucleare può provare ad affossare per il mancato raggiungimento del quorum anche quello sul legittimo impedimento”.

Nel 2006 a Matrix lei “sfidò” Berlusconi in un dibattito pre-elettorale. Dopo quella campagna elettorale molto raramente l’attuale presidente del Consiglio si è presentato in TV per confronti simili. Un caso?

“Fui io effettivamente a sfidare Berlusconi. Lui accettò pensando di trovarsi di fronte una persona che avrebbe svolto solo ragionamenti ideologici e astratti, viceversa io lo sconfissi come unanimemente riconosciuto da tutti gli osservatori per due motivi: in primo luogo, dimostrai, con documenti alla mano, i danni che il suo governo stava arrecando al Paese con un progressivo impoverimento e con la distruzione della scuola pubblica di qualità; in secondo luogo, perché io non accettai alcun ammiccamento rispetto a Berlusconi, come pure spesso hanno fatto altri dirigenti del centro-sinistra, sottolineando invece la mia radicale diversità, direi quasi antropologica, tra i nostri due mondi e le nostre concezioni non solo della politica ma della società nel suo complesso”.

Cosa vuol dire oggi essere comunista? Quali fattori in particolare differenziano Sel e FdS?

“Essere comunista significa voler dare attuazione piena ad un principio già contenuto nella Costituzione Repubblicana e cioè l’eguaglianza sostanziale di tutte le donne e gli uomini tra loro. Eguaglianza sostanziale e non formale, nel senso che lo Stato deve rimuovere gli ostacoli di natura economica e sociale, cioè di classe, che impediscono nei fatti il dispiegarsi dell’eguaglianza. In altre parole, una critica di fondo alla società capitalistica.

La differenza con Sel è di prospettiva, che ovviamente non è oggi all’ordine del giorno. Ma nella politica dell’oggi (dignità del lavoro, welfare, scuola pubblica, laicità, pace e ambiente) tra noi e Sel vi sono larghe identità di vedute”.

Ci sono gli estremi per far sì che Sel e la FdS oggi seguano un percorso politico comune, magari presentando una lista congiunta alle prossime politiche?

“Proprio sulla base di quanto già detto auspico e propongo che si possa presentare una lista congiunta alle prossime politiche, nella quale – mantenendo ciascuno la propria identità – si possa però costruire un’ipotesi di sinistra, in alleanza con tutte le forze democratiche, che abbia l’ambizione di essere una cosa grande e non di nicchia”.

Chi tra Bersani e Vendola avrebbe più possibilità di sconfiggere Berlusconi come candidato premier del centro-sinistra?

“Non ne faccio una questione nominalistica. L’importante è sconfiggere Berlusconi. Con chi è più capace di creare unità e consenso attorno ad un progetto che parti dall’unità delle forze democratiche e progressiste. Vendola, in quanto più di sinistra di Bersani, lo sento più vicino al mio modo di pensare ma anche Bersani, compagno del quale ho grande stima, se saprà costruire un’unione forte e coesa, potrebbe avere concrete possibilità di sconfiggere Berlusconi. Ripeto: prima dei nomi vorrei parlare del sistema delle alleanze e dei contenuti con i quali presentarci alle elezioni”.

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