Intervista a Mario Contu, il consigliere del Piemonte escluso dalle regionali

1. Mario, il Comitato Politico Regionale del Piemonte ha deciso a maggioranza (21 a favore, 19 contro, 4 astenuti) di escludere il tuo nominativo dai 25 proposti dalla Federazione di Torino per le prossime elezioni regionali, come mai?

Il CPR ha commesso un atto arrogante; in base allo Statuto esso deve ratificare le liste proposte dai Comitati Politici Provinciali che, nel caso di quello di Torino, aveva espresso la sua proposta – comprendente anche la mia candidatura – con 37 voti a favore, 10 contrari e 26 astenuti. Ha prevalso una logica di potere in cui la maggioranza uscente (facente capo al segretario Bertinotti), eliminando dalle liste un concorrente scomodo, ha voluto favorire i candidati espressione della stessa.

2. Si è concluso oggi l’ultimo dei tre incontri della Segreteria Nazionale sulla tua esclusione. Tutti i compagni della segreteria (Bertinotti compreso) tranne uno hanno espresso forti critiche sulla tua esclusione dalla lista dei candidati, tranne poi decidere di non interferire nelle scelte del CPR. Cosa ne pensi?

Non avevo eccessive aspettative e davo come probabile, al 99 %, la scelta che è avvenuta; quell’ 1 % residuo derivava dalla speranza, mai sopita, che il segretario volesse imporsi come il segretario di tutto il Partito e non espressione della sola maggioranza. Insomma speravo in un improvviso colpo di reni, ma mi pare che il compagno Fausto ha evidenti difficoltà derivanti anche dall’andamento congressuale nella Federazione di Torino e più in generale in Piemonte.

3. Sei stato eletto 5 anni fa con un numero inatteso di preferenze, chi sono stati i tuoi elettori?

L’alto numero di preferenze (1.241) in un corpo elettorale come quello del PRC che ne esprime pochissime, deriva dalla mia storia personale: delegato della FLM alle Carrozzerie di Mirafiori dal 1976 al 1980, successivamente, nel 81/82 ho partecipato alle lotte dei precari del Comune di Torino assunti a T.D. per il censimento; dal 1982 al 1997 ho dato il mio contributo come delegato sindacale CGIL nella cooperazione sociale e nella formazione professionale dove operavo, è del 1997 l’impegno istituzionale come consigliere del PRC al Comune di Torino dove risultai il primo eletto degli otto consiglieri che il Partito ottenne. In precedenza ero stato anche tra i fondatori del Coordinamento Genitori Nidi, Materne, Elementari e Medie costituito per la difesa e valorizzazione della Scuola pubblica.

4. Che attività hai svolto durante questi 5 anni?

Più che le parole parlano i fatti:
– su 526 sedute del Consiglio Regionale sono stato presente a 506;
– ho preso la parola in aula 1.032 volte;
– ho partecipato a 765 riunioni di Commissioni;
– ho contribuito a presentare 32 progetti di legge (di cui 8 come primo firmatario);
– ho presentato 21 Mozioni;
– ho contribuito a presentare 201 Ordini del Giorno, di cui 42 come primo firmatario;
– ho presentato 412 interrogazioni e interpellanze, 209 delle quali come primo firmatario (56 di esse come unico firmatario).
Grazie anche al mio lavoro di sindacato ispettivo sono state aperte tre inchieste della Procura della Repubblica, fra le quali la più rilevante riguarda l’uso improprio dell’intramoenia per i malati oncologici, per la quale è attualmente in corso il 1° grado di giudizio.
Molte le battaglie fatte, dalla legge sui buoni-scuola (bloccata in aula per tre anni in felice connubio con gli studenti ed i lavoratori della scuola), a quelle sulla difesa della Sanità pubblica; dalle denunce contro il lavoro precario nella Pubblica Amministrazione alle battaglie contro i privilegi dei consiglieri regionali (in 4 anni le indennità sono aumentate mediamente del 40/45 %); non ultima la denuncia pubblica sul raddoppio del “TFR” ai consiglieri (buona uscita di 91.000 € dopo una legislatura, 182.000 € dopo due legislature e via intensificando). In ultimo, ma non per questo da dimenticarsi, il mio costante impegno sul carcerario; non solo la doverosa opera di monitoraggio, ma un’attenzione precisa e puntuale agli input che ci provengono da chi è privo della libertà personale e, soprattutto, la messa in opera di una rete d’intervento sul pianeta-carcere in cui i detenuti sono co-protagonisti.

5. Oggi (martedì 15 febbraio) a mezzogiorno saremo di nuovo in piazza, a fianco di quei precari esclusi dall’immorale bando di concorso regionale votato da tutti i consiglieri presenti in aula tranne uno: Mario Contu. C’è speranza per quei lavoratori che vedono in te il principale interlocutore all’interno di quel sistema che li esclude dai loro diritti?

Nel denunciare la vergognosa vicenda dell’assunzione dei c.d. “portaborse” ho compiuto un atto di rottura con le logiche più deteriori del ceto politico! Nelle assemblee elettive esiste un patto non scritto che obbliga gli eletti ad operare come una conventicola sugli atti deliberativi relativi ai privilegi dei consiglieri (aumento indennità di carica, vitalizi d’oro, TFR, assunzioni privilegiate etc.). Nel corso del dibattito d’aula sulle assunzioni privilegiate il consigliere Angeleri (UDC) mi ha apostrofato come “infame”, usando un linguaggio tipico della mafia o della criminalità organizzata; ho risposto che se avere denunciato il nepotismo era considerato un’infamia allora voleva dire che avevo contribuito meritoriamente a rompere l’omertà di una “cupola” mafiosa istituita presso il Consiglio. In merito alla vicenda dei precari e dei regolari vincitori di concorso, sicuramente con il risalto dato dai media locali e nazionali alle loro lotte, un risultato è certo che in futuro nessuno si sognerà più di bandire concorsi privilegiati per assumere figli, nipoti, fidanzate dei figli etc.

6. Chi sono quelle 1300 e più firme che in poche settimane hanno aderito all’appello per la tua ricandidatura?

Sono lo specchio del lavoro politico-istituzionale di questi 5 anni: lavoratori (full-time, part-time, a tempo determinato, Co.Co.Co., precari etc.), disoccupati, studenti, pensionati, stranieri, detenuti, utenti dei più varî servizi… le varie tipologie di cittadini, insomma, cercando di tutelare soprattutto quelli più sprovvisti di diritti. Da questi attestati di solidarietà traggo forza per continuare il mio impegno politico.

7. Perché allora credi che ti tolgano dalla lista dei candidati?

Per una semplice ragione: favorire l’elezione dei candidati in quota alla maggioranza. In particolare per la lista provinciale di Torino penso a Stefano Alberione, attuale segretario provinciale che, come dimostrato dalle precedenti elezioni (1997 al Comune di Torino e le regionali del 2000), se non ha campo libero “non glie la fà!”

8. Il nostro Partito ha deciso di entrare nella Gad (ora L’Unione), tu invece hai sempre agito rivendicando la tua autonomia dalle logiche riformiste e concertative. Può avere influito sulla tua esclusione?

Vorrei ricordare che alla base della mia defenestrazione da capogruppo ci fu allora, nel 2003, una lettera a firma del segretario regionale dei DS Pietro Marcenaro e della capogruppo dei DS Giuliana Manica che avrebbero chiesto espressamente, alla segreteria regionale del PRC, la mia testa. La tesi sostenuta era della mia inaffidabilità avendo io denunciato gli “inciuci” fra maggioranza e un’opposizione di facciata.

9. Questo Partito ti ha sospeso per 1 anno (il massimo della “pena”), ha impedito che venissi candidato alle europee, ora si accanisce ulteriormente su di te. Non ti è mai venuto in mente di mollare? Cosa ti ha trattenuto?

La tentazione è forte! Dopo lo scandalo delle assunzioni privilegiate dei “figli della politica” sono stato sommerso da telefonate ed e-mail di sostegno e di invito a formare una mia propria lista per le prossime elezioni regionali. Ha vinto in me il rispetto che devo alla mia area ed alla base di questo Partito. Ho maturato una consapevolezza: il PRC piemontese non si merita questo gruppo dirigente in quota ad una maggioranza arrogante e troppo spesso petulante!

10. Hai aderito alla mozione 2, Essere Comunisti: che cosa ne pensi di questo congresso?

In tutta la fase pre-congressuale, nella direzione, nel CPN ed in tutte le istanze di base abbiamo sostenuto la necessità di un congresso a tesi. Non siamo riusciti in questo tentativo, i nostri appelli sono caduti nel vuoto, oggi bisogna ammetterlo, la nostra posizione è stata sconfitta e il congresso si svolge su cinque mozioni contrapposte che rischiano di inasprire il contrasto interno. Ma allo stesso tempo ho ragione di credere che l’intelligenza collettiva patrimonio del nostro corpo militante sarà in grado di mantenere alto il confronto dialettico evitando l’implosione del Partito. Ora che la frittata è fatta è giusto che ognuna delle posizioni emerse debba essere esplicitata all’interno di un percorso di garanzie democratiche nel confronto. Mi auguro che queste aspettative non vengano disattese da operazioni di sotto-politica o da “forzature” congressuali.

11. E del Partito che giudizio dai?

È un Partito in evidente difficoltà: il segretario Fausto Bertinotti intende trasformarlo in un movimento neo-radicale e libertario, un “partito d’opinione” che lo allontani dall’eredità del 900; eredità che il “nuovo corso” avverte come troppo impegnativa, foriera di riferimenti, anche etici, che questo tipo di partito non può permettersi.

12. La mozione 2 sta avendo buoni risultati, cresce a Torino, in Piemonte, in Italia: cosa rappresenta questa piccola vittoria?

In politica la coerenza paga sempre! La nostra posizione è vincente sulle questioni internazionali, ma soprattutto sulle questioni interne relative alle responsabilità di governo, la nostra scelta – “prima i programmi, poi le alleanze e le formule di governo” – è premiante.

13. Noi ci battiamo perché questo partito aumenti il suo radicamento nei luoghi di lavoro e di studio, conservi un’identità comunista e, conseguentemente, un’autonomia dal centro-sinistra… c’è speranza che ciò avvenga?

Sì! E questa sarà possibile grazie al crescente numero di consensi espressi nella disputa congressuale in corso intorno alla mozione “Essere comunisti”.

Torino, 15 febbraio 2005