Intervista a Claudio Grassi: “Sarà difficile sconfiggere il ‘berlusconismo’”

1. Tu sei capolista per RC al Senato in Emilia Romagna. Cosa è cambiato con il nuovo sistema elettorale?

Sono cambiate tante cose. Per quanto riguarda il Senato non ci saranno più i collegi uninominali, ma ci sarà, in tutte le regioni, una unica lista per ciascun partito. Il calcolo degli eletti, così come il premio di maggioranza, verrà stabilito su base regionale. Quest’ultimo aspetto – il premio di maggioranza regionale – è uno degli elementi più controversi di questa legge elettorale, poiché potrebbe determinare una maggioranza alla Camera diversa da quella del Senato, oppure, scenario questo più probabile stando agli attuali sondaggi, una maggioranza che potrebbe contare su uno scarto di pochissimi voti.

2. Si tratta di un sistema elettorale sul quale l’area di minoranza che tu rappresenti in RC, Essere comunisti, aveva espresso sì un giudizio negativo, ma chiedendo di non cadere nella difesa acritica del precedente maggioritario, da sempre avversato da RC, ed anzi di intervenire per cercare di strappare in Parlamento modifiche utili a renderlo più vicino al proporzionale che noi vorremmo…

Confermo quel giudizio. La legge elettorale varata da Berlusconi non può trovare il nostro appoggio poiché è stata fatta con lo scopo dichiarato di mettere in difficoltà lo schieramento avversario e, soprattutto, in conseguenza di premi di maggioranza e di sbarramenti diversi, ne distorce il carattere proporzionale. Siamo per un sistema elettorale proporzionale sul modello tedesco capace di garantire una vera proporzionalità e quindi una rappresentanza reale delle forze politiche più significative del paese. Non condividiamo per nulla il comportamento dell’Unione che, per contrastare la legge elettorale di Berlusconi, si è appiattita nella difesa acritica del sistema elettorale precedente, il quale aveva dimostrato tutti i suoi limiti. In particolare Prodi ha criticato, della nuova legge, il premio di maggioranza troppo esiguo e si è pronunciato affinché nel corso della nuova legislatura venga ripristinato il sistema maggioritario. Bisogna aggiungere che anche Rifondazione Comunista e la sinistra di alternativa hanno perso un’occasione. Si poteva approfittare della riapertura di una discussione sulla legge elettorale per denunciare i danni prodotti, a tutti i livelli, da 12 anni di sistema maggioritario, avanzando una proposta di legge veramente proporzionale.

3. Che cosa si modifica nel rapporto con il territorio? Mi spiego: nella nostra “abitudine” politica di elettori, c’è la convinzione che gli eletti dovrebbero essere – salvo ovvie e dovute eccezioni che salvaguardino la possibilità di avere in Parlamento uomini e donne di grande valore, alla cui esperienza sarebbe uno spreco rinunciare – espressione del territorio i cui interessi andrebbero in quella sede rappresentati. Aver riconsegnato totalmente alle segreterie nazionali dei partiti la decisione su capilista ed eletti, non contraddice questa esigenza di rappresentatività, oltre allo spirito invocato da chi ha sostenuto le primarie?

Non sono d’accordo con questa rappresentazione della legge precedente secondo la quale gli eletti dei collegi uninominali erano espressioni territoriali. So bene, per averlo sperimentato in prima persona (da segretario regionale del Prc dell’Emilia Romagna ho fatto le trattative per la scelta dei candidati nei collegi negli anni ’90), che la collocazione dei candidati nei collegi sicuri era totalmente decisa dai partiti. E’ vero che anche questa legge consegna nelle mani dei partiti la scelta degli eletti, ma il limite, prima che nella legge, sta nei partiti stessi, nella loro reale democrazia interna, nella loro volontà politica di rappresentare il territorio o alcuni settori sociali (penso ai lavoratori in produzione, per esempio). Voglio dire che anche con questa legge elettorale, dove le liste sono sostanzialmente bloccate, si poteva costruire da parte del nostro partito una proposta in modo diverso, più rispettosa del pluralismo interno (non dimentichiamoci che in Rifondazione le minoranze hanno il 41% e nelle teste di lista è stato riservato loro un misero 15%), e con il coinvolgimento delle strutture territoriali che, invece, sono state chiamate a ratificare decisioni già prese e a formulare proposte per riempire le liste.

4. Quali sono le principali questioni su cui pensi di impegnarti una volta eletto? Non solo nazionali, ma anche derivanti dalla realtà emiliano romagnola, che mantiene una peculiarità tutta speciale, anche se non è più di moda definirla un’ “isola rossa”…

Naturalmente sosterrò le iniziative che il partito deciderà di attuare, vedremo anche in quale commissione il nostro Gruppo deciderà di inserirmi. Posso dire che i miei interessi prevalenti riguardano le questioni della pace e della guerra e i temi del lavoro. In particolare vorrei impegnarmi a fianco del movimento pacifista per la riduzione delle spese militari, per il ritiro dei militari italiani da tutti i teatri di guerra, per lo smantellamento delle basi Usa-Nato dal nostro Paese; vorrei poter fare qualcosa di utile per il popolo palestinese contro i soprusi e le angherie dello Stato di Israele e per il popolo cubano contro un embargo infame a cui è sottoposto da decenni.

Per quanto riguarda il lavoro, un mondo che conosco bene poiché ho vissuto in fabbrica per 19 anni, cercherò in tutti i modi di abrogare la legge 30 e anche quelle che l’hanno preceduta come il pacchetto Treu, poiché oggi il nemico numero uno per i giovani lavoratori è la precarietà. Cercherò insieme ad altri di far approvare una legge per la democrazia nei luoghi di lavoro: ogni contratto deve essere sottoposto ad un voto vincolante dei lavoratori interessati. Infine sosterrò l’iniziativa già promossa da alcuni sindacati di base di reintrodurre una nuova scala mobile, mi pare infatti incontestabile che da quando è stato eliminato questo meccanismo, il potere d’acquisto dei salari, degli stipendi e delle pensioni non è più riuscito a stare al passo con il costo della vita.

Anche per la nostra Regione queste iniziative credo che siano importanti. Ad esse possiamo aggiungere un lavoro teso a salvaguardare e possibilmente migliorare il sistema di servizi sociali che, grazie al positivo lavoro svolto dalle amministrazioni di sinistra nei decenni passati, sono tuttora tra i più efficienti del paese. Qui si tratta di invertire la politica attuata da Berlusconi che ha tagliato drasticamente i trasferimenti dello Stato agli Enti locali; va inoltre bloccata la nefasta politica, attuata anche dal centrosinistra, di privatizzazioni e liberalizzazioni dei servizi pubblici fondamentali. Infine per una Regione come la nostra dove molte famiglie proletarie, a prezzo di duri sacrifici, magari lavorando il sabato e la domenica, sono diventati proprietari di una piccola abitazione credo sia giusto battersi per l’eliminazione dell’Ici sulla prima casa, mantenendola, anzi si potrebbe stabilire una progressività, per chi possiede due o più case; bisogna inoltre ripristinare, abrogando la legge varata da Berlusconi, la tassazione sugli immobili e le proprietà della Chiesa.

5. L’area “Essere comunisti” nell’ultimo Comitato politico nazionale ha votato contro i criteri e le decisioni assunte per la formazione delle teste di lista, e negli interventi dei suoi esponenti c’è una grossa preoccupazione per l’andamento del percorso di definizione delle priorità nel programma dell’Unione. Che cosa vi ha indotti a questa posizione così fortemente critica?

Abbiamo votato contro le liste poiché non è stato rispettato il pluralismo interno (alle minoranze che hanno il 41% è stato riconosciuto solo il 15%), perché le candidature territoriali sono state decise tutte dalla maggioranza, perché non ci è stato consentito di avanzare alcuna proposta per gli indipendenti, perché nella scelta di candidare il gruppo dirigente nazionale non si è tenuto conto che di questo fanno parte anche le minoranze e perché si è deciso di confermare in blocco tutti i parlamentari uscenti, anche quelli che avevano più di due legislature alle spalle. Un atteggiamento che riteniamo antidemocratico, lesivo del pluralismo interno e che non dovrebbe essere praticato in un partito che si richiama – in ciò dicendo di distinguersi rispetto ai comunisti del ‘900 – al rispetto delle diversità e delle minoranze!

Sul programma dell’Unione più che una preoccupazione manifestiamo un dissenso profondo. Vorrei ricordare che al congresso fummo criticati poiché noi proponevamo i famosi paletti. A ciò si contrappose – sostenendo che bisognava evitare la trattativa tra le segreterie dei partiti – una ampia operazione programmatica che, attraverso la partecipazione attiva dei movimenti, sarebbe stata in grado di innervare tutto il programma di contenuti avanzati. Ebbene, proprio in queste ore sta per essere firmato il programma dai segretari dei partiti dell’Unione: sfido chiunque a dirmi in quale luogo e attraverso quale percorso democratico e partecipativo è stato possibile contribuire alla stesura del programma di Prodi. Per venire al merito vorrei segnalare che anche quei punti che Rifondazione Comunista e, più in generale, la sinistra di alternativa davano per scontati come l’abrogazione delle leggi più gravi varate da Berlusconi, legge 30, Bossi-Fini e Moratti, non sono stati ottenuti.

In sostanza si tratta di un programma general-generico che ci potrà mettere in gravi difficoltà nel corso dei 5 anni di legislatura. La mia preoccupazione è legata ai temi di politica estera dove non essendovi nessun impegno chiaro contro qualsiasi guerra e visti gli scenari internazionali sempre più preoccupanti – come il nuovo caso che si sta montando contro l’Iran – potremmo trovarci di fronte ad un governo che decide di ripetere l’esperienza del Kosovo: in quel caso la rottura sarebbe inevitabile. Ma anche sulle grandi scelte di politica economica non sono affatto tranquillo. In assenza di impegni minimamente chiari e con un presidente del consiglio che ha più volte dichiarato di ritenere prioritario il rispetto dei vincoli europei e il risanamento dei conti pubblici, dove verranno reperite le risorse per rispondere alle esigenze economiche divenute sempre più urgenti dei ceti più deboli di questo paese? Dovremo tornare a sentire per l’ennesima volta al litania che “sarebbe giusto ma non ci sono i soldi?” E, a quel punto, noi cosa andremo a dire alla nostra gente? Che dopo decenni di sacrifici, mentre altri hanno accumulato fortune immense come tutti hanno visto dagli scandali di quest’estate, bisogna tirare ancora la cinghia? Sarebbe disastroso e, a quel punto, il distacco con il nostro popolo potrebbe diventare irreversibile.

6. Se cacciare Berlusconi e il governo delle destre è l’obiettivo primario che il nostro popolo ci chiede di realizzare, sconfiggere il berlusconismo sarà infine possibile?

Viste le considerazioni che ho fatto fin qui sono molto scettico. La sinistra di alternativa – a partire da una forte iniziativa di Rifondazione Comunista – all’indomani del referendum per l’estensione dell’art. 18, forte del consenso di 11 milioni di voti, doveva unirsi costruire un proprio programma coinvolgendo i movimenti. Con quel programma si doveva andare ad un confronto con la componente moderata dell’Unione.

Ognuno invece è andato avanti in ordine sparso indebolendo la forza dell’insieme della sinistra di alternativa e, oggi, i risultati sono inevitabilmente deludenti.

Non ci resta che lavorare con tutta la nostra forza per battere Berlusconi, poiché questa è una priorità assoluta, e poi vedremo nel corso della legislatura come l’Unione intenderà affrontare i problemi difficili che il paese avrà di fronte.