Intervista a Bashar al-Assad – Il mondo arabo deve cambiare passo

Il Nordafrica è come un ristagno d’acqua: ha prodotto inquinamento e microbi. La rabbia di oggi e frutto della disperazione, perciò ora dobbiamo accelerare le riforme. Damasco ha in mente il modello Turchia

Il presidente siriano Bashar alAssad, che ha ereditato la guida del Paese da un regime quarantennale, ha detto che porterà avanti ulteriori riforme politiche nel proprio Paese. È un segno di come la violenta rivolta in corso in Egitto stia obbligando i leader della regione a riconsiderare il proprio approccio.

Domanda. Presidente, che cosa ne pensa di quello che sta succedendo in Tunisia, Egitto, Algeria e Giordania? Risposta. È un po’ come quando si verifica un ristagno d’acqua: arrivano l’inquinamento e i microbi. E siccome questo ristagno è durato per decenni, specie nell’ultimo, nonostante i radicali cambiamenti nel mondo circostante e in alcune aree del Medio oriente, tra cui l’Iraq, la Palestina e l’Afghanistan, ci siamo ritrovati infestati dai microbi. Pertanto, gli eventi cui abbiamo assistito in questa regione sono una specie di malattia. E così che la consideriamo. Se volete parlare della Tunisia e dell’Egitto in particolare, non è affar nostro. Ci è impossibile essere oggettivi, tanto più che la situazione è ancora nebulosa e poco chiara.

D. Quali cambiamenti sono in atto nella regione? R. Penso che si tratti di disperazione. Ogni volta che c’è una rivolta, è chiaro che è presente della rabbia, ma questa rabbia è alimentata dalla disperazione. Disperazione che si compone di due fattori: uno interno e uno esterno. Per quanto riguarda il fattore interno, si tratta di fare qualcosa che generi cambiamenti nella società. Come Stati e istituzioni, dobbiamo tenerci al passo con questi cambiamenti. Bisogna progredire con il progredire della società. Per quanto riguarda il fattore esterno, l’Occidente, si tratta dei problemi che viviamo nella nostra regione, vale a dire la mancanza di pace, l’invasione dell’Iraq, quello che sta succedendo in Afghanistan e le ripercussioni che questi eventi hanno in Pakistan. Sono tutte cose che hanno portato alla disperazione e alla collera di cui parlavamo.

D. Come definirebbe i cambiamenti in corso? R. Ci sono moltissime persone che si presentano sul mercato e non trovano lavoro e ci sono nuove guerre che creano disperazione. Quindi un fattore è interno e l’altro è esterno. All’interno ci vogliono cambiamenti politici. economici e amministrativi. Al tempo stesso. però. è necessario migliorare la so- cietà. Questo significa creare apertura mentale. In realtà. dagli anni 80 in poi, le società sono diventate ancora più chiuse e hanno generato estremismi. Questa corrente avrà ripercussioni in termini di minore creatività, minore sviluppo e minore apertura. Non è possibile riformare la società o le istituzioni senza generare un’apertura mentale. Pertanto la questione principale è questa: come generare un’apertura mentale, dell’intera società, nessuno escluso. Non sto parlando dello Stato o della gente comune. Sto parlando di tutti, perché se un funzionario chiude la propria mente non può migliorare e viceversa.

D. La Siria ha lavorato sulle riforme politiche, ma non sembra che siano stati compiuti molti progressi. R. Abbiamo avviato il processo di riforma da quando sono diventato presidente. Il nostro modo di considerare le riforme, però, è diverso dal vostro. Per noi non è possibile mettere il carro davanti ai buoi. Se si vuole iniziare, bisogna proseguire in sequenza: 1.2.3.4… Non si può iniziare con 6 e poi ritornare a 1. Per me, il punto 1 è: come migliorare la società nel suo complesso. Si può iniziare con alcuni decreti, ma la vera riforma consiste nell’apertura della società e su come avviare un dialogo. Il problema con i Paesi occidentali è che per loro la riforma politica è andare in direzione della democrazia. Ala se si vuole andare in direzione della democrazia, la prima cosa da fare è coinvolgere le persone nel processo decisionale, non decidere e basta. Come si inizia? Si inizia avviando-il dialogo.

D. Dice così perché pensa che se arrivasse la democrazia prima di creare apertura mentale nella gente, il risultato sarebbe l’estremismo? R. No, non è per questo, ma perché il dialogo è pratica e bisogna allenarsi a dialogare. Quando non si è abituati a parlare e poi all’improvviso ci si siede attorno a un tavolo, può darsi che non si parli nel modo giusto o produttivo. Stiamo imparando, ma stiamo imparando da noi stessi. Non si impara da nessuno, a questo mondo. Quando si fa una riforma, dovrebbe essere una riforma nazionale. Si possono *** trame insegnamenti, se si vuole, da altre esperienze o da alcuni aspetti di queste esperienze, ma non è possibile abbracciare l’intera esperienza. La prima cosa da imparare è come condurre un dialogo e come renderlo produttivo. Così sei o sette anni fa, in Siria abbiamo iniziato a dialogare. Rispetto a sei anni. fa. oggi va meglio, ma non siamo ancora a un livello ottimale. Abbiamo ancora molta strada da fare. perché si tratta di un processo. Per essere realistici dovremo attendere la prossima generazione per realizzare questa riforma Questa la prima cosa. Come seconda cosa, in Siria esiste un principio molto importante, che ho fatto mio: se vuoi essere trasparente con le persone, non fare nulla di cosmetico. né per ingannare il tuo popolo, né per ottenere il plauso dell’Occidente. Se vogliono criticarti, lascia che ti critichino e non preoccuparti. Sii semplicemente trasparente con il tuo popolo e digli che questa è la realtà delle co- se. Quello che fate oggi potrebbe essere negativo, adesso. ma molto buono l’anno prossimo. Pertanto, la tempistica della riforma è importante, ma dipende da quanto si è in grado di progredire. Per ritornare all’esempio dell’acqua stagnante, dobbiamo avere acqua corrente, ma quanto veloce deve scorrere? Se va troppo velocemente, può essere molto distruttiva e provocare un’inondazione. Pertanto deve scorrere tranquillamente.

D. Per quanto abbiamo visto in Tunisia e in Egitto nelle ultime settimane, pensa che ci siano alcune riforme che potreste accelerare? R. Se in Egitto e Tunisia non è stata ravvisata per tempo l’esigenza di effettuare delle riforme, adesso è troppo tardi. In secondo luogo. se si facessero delle riforme solo a causa di quello che è successo in Tunisia e in Egitto. si tratterebbe di una reazione, non di umazione. E fintantoché le proprie azioni sono reazioni, si fallirà.

D. Pensa che stiamo entrando in un’era completamente nuova con nuove potenze quali la Turchia e la Siria? R. È una nuova era, ma non è iniziata adesso. È iniziata con la rivoluzione iraniana nel 1979.

D. Molti pensano che il passo delle riforme politiche dovrebbe essere più veloce. R. Se si andasse più velocemente. potrebbe essere una cosa positiva come negativa. Andando più velocemente ci potrebbero essere magori effetti collaterali, andando più lentamente, gli effetti collaterali potrebbero essere minori. Dobbiamo essere realistici.

D. Ritiene di muoversi alla velocità giusta? R. Muoversi è necessario. Ecco perché ho detto che fintanto che l’acqua si muove non si hanno né ristagno né inquinamento. Per quanto riguarda la velocità o la lentezza della corrente… entrambe hanno i loro vantaggi. Ecco come dovremmo valutare la cosa. piuttosto che interrogarci sulla velocità. Il succo della questione non è la velocità. E il fatto di muoversi.

D. Quali sono gli obiettivi a cui punterebbe per primi? R. Abbiamo avuto cinque anni di siccità e non abbiamo acqua a sufficienza Il raccolto di frumento sarà minore del previsto. Un tempo esportavamo frumento e cotone, ma quest’anno abbiamo problemi. Dovremo occuparci dell’immigrazione. Quest’anno tre milioni di siriani, su una popolazione di 22 milioni. soffriranno gli effetti della siccità. Questa è la nostra priorità, al momento.

D. Lei sostiene che il vostro principale partner commerciale è la Turchia. Sembra che la Turchia sia un modello di investimento. R. È un modello perché la nostra società è uguale e abbiamo tradizioni simili. E un modello. In ultima analisi non esiste un modello che si possa adottare integralmente, ma solo per alcuni aspetti. Un tempo l’Occidente sosteneva la Turchia. oggi è contro la Turchia. La Turchia dispone di maggiori risorse tecnologiche rispetto a noi. Non è solo un discorso di riforme, è anche un discorso di tecnologia. Non esiste alcuna ri forma senza qualificazioni elevate. Le nostre università erano sottoposte a embargo: come posso io disporre delle migliori risorse umane? La Turchia ha risorse umane migliori. In ultima analisi occorre esaminare l’intero corso degli eventi. l’intero contesto. Non possiamo guardare solo al presente. alla Turchia del presente e alla Siria del presente. Non è solo una questione di situazione presente.