Pur venendo da una Regione – la Basilicata – in cui il voto regionale è stato rinviato di due settimane (segno della confusione e dell’instabilità che si tende ad infondere nel corpo elettorale), non posso esimermi da una riflessione che si impone a questa riunione del Cpn. Credo che vi siano due punti da analizzare.
Su un primo punto possiamo essere tutti d’accordo e riguarda la crisi di consenso delle destre che è innanzitutto crisi di un modello che possiamo definire “era berlusconiana”. Questa crisi però – come ha ricordato il Segretario Bertinotti nella sua introduzione – non si traduce automaticamente in una crisi del berlusconismo inteso come avamposto delle compatibilità neoliberiste. Anzi, a giudicare da alcuni interventi sulla stampa da parte di autorevoli rappresentanti dell’Ulivo, la vittoria de L’Unione rappresenta un sostanziale sfondamento moderato e – aggiunge Fassino – il futuro governo di centro sinistra dovrà continuare la sua strada a favore della flessibilità del lavoro e delle privatizzazioni, arrivando addirittura ad ipotizzare un soccorso all’attuale governo in carica qualora questo aggiusti il tiro su alcune questioni.
Questa difficoltà a trasformare la crisi del governo in “alternativa” di governo e in crisi del berlusconismo non è aiutata – ed arriviamo ad un secondo punto dell’analisi del voto – dal mancato sfondamento del partito e rispetto al quale dobbiamo spendere una ulteriore riflessione. Ecco che introduco un elemento di criticità rispetto alla relazione del segretario: ci troviamo di fronte ad una difficoltà di intercettazione tra le cui cause vi è la mancata percezione dell’autonomia del Prc da parte dell’elettorato. Sostanzialmente non viene letta la nostra linea di demarcazione e di alterità rispetto ad un centrosinistra che troppo spesso, specialmente nel Mezzogiorno, continua a configurarsi come continuità di vecchie logiche clientelari e che continua a rimandare quei processi di autoriforma della politica necessari al cambiamento. In quello stesso Mezzogiorno in cui la sfida non si misura sulla libertà – che non è pane – bensì sulla lotta all’impoverimento reale dei soggetti.
Francesco Cirigliano
Federazione di Potenza