Intervento di Claudio Grassi sulla base militare di Vicenza

Assemblea Senato, 1 febbraio 2007

Signor Presidente, colleghi
il giudizio che formuliamo in merito all’informativa qui svolta dal ministro della Difesa non può che essere nettamente negativo.
Ribadiamo in questa sede le motivazioni che ci hanno condotti, in tutte queste settimane, ad esprimere la nostra nettissima contrarietà al progetto di raddoppiare la base militare americana Ederle nel territorio di Vicenza.
Vorrei infatti ricordare che di questo stiamo parlando. Lungi da essere una questione “urbanistica”, come il presidente del Consiglio l’ha definita nelle settimane scorse, cercando di ridimensionare l’enorme gravità del suo assenso al progetto, la costruzione della base militare Dal Molin di Vicenza è uno dei perni di una politica aggressiva che gli Stati Uniti tentano di produrre sull’intero scacchiere mondiale installando loro avamposti nel nostro Paese. L’Italia – e la base di Vicenza – come retrovia in cui insediare mezzi e armamenti per intervenire su un’area del mondo in cui si trovano 91 Paesi, tra l’Europa e la zona del Caucaso, la zona del Caspio, il Medio Oriente e tutta l’Africa. La 173a Brigata diventerà la più importante unità aviotrasportata e la più grande forza di risposta rapida alle dipendenze del Comando Usa in questa parte del mondo. E questo in un momento in cui la leadership americana non fa mistero di puntare sulla guerra – su nuove guerre – per puntellare il proprio sistema internazionale di potenza, pianificando, appunto, nuove escalation belliche – come in Iran – e rafforzando le tragiche occupazioni militari in corso – come in Iraq e in Afghanistan.
Il fatto politico, di enorme gravità, di fronte al quale siamo posti è che il nostro Governo e sottolineo il nostro Governo, perché ha vinto le elezioni anche grazie alla mobilitazione elettorale delle centinaia di migliaia di donne e di uomini che hanno costituito in questi anni, nel nostro Paese, il movimento per la pace. Dicevo, il nostro Governo ha accettato supinamente una decisione del Governo degli Stati Uniti, funzionale alla politica estera di guerra preventiva e permanente, che in questi anni ha alimentato il terrorismo e la tensione internazionale e che è apertamente contestata, ormai, anche dalla maggioranza dei parlamentari e della popolazione nordamericani.
Vi è poi un elemento altrettanto significativo, che attiene alle modalità con cui è stata condotta questa vicenda da parte del governo. In pieno contrasto con il programma dell’Unione, dove si parla di coinvolgimento delle popolazioni locali, si è deciso senza tenere conto del parere della popolazione di Vicenza, in larghissima parte contraria, come ci dicono tutti i sondaggi, all’ampliamento della base. Lo metto in evidenza perché lo stesso presidente Prodi ha recentemente criticato il governo Berlusconi per non avere coinvolto l’opinione pubblica nelle trattative con gli Stati Uniti d’America. Giusto, ma quale coinvolgimento ha messo in atto il suo governo? Se noi ascoltassimo realmente la volontà della popolazione vicentina ci accorgeremmo immediatamente dell’errore commesso. Avremmo la dimostrazione più nitida di come si sia scelta una strada per nulla rappresentativa del volere della comunità locale. Non solo quindi per nulla rappresentativa della volontà politica di milioni di elettori che hanno votato l’Unione per voltare radicalmente pagina, anche sul piano della politica estera. Per nulla rappresentativa della più complessiva volontà popolare.
E’ possibile rimediare a questo grave vulnus? A questa lacerazione tra le ragioni del nostro popolo e le scelte del nostro governo? Noi riteniamo che sia possibile, a patto che si rimetta al centro del percorso di decisione, attraverso una consultazione referendaria vincolante, la cittadinanza di Vicenza e le forze sociali, politiche, le associazioni, le reti della società civile che in questi mesi si sono espresse, con straordinaria univocità, contro la costruzione della base Dal Molin. Noi sosterremo questa lotta, a partire dalla manifestazione del 17 febbraio, fino a quando la decisione non verrà rivista. Noi rimarremo fino alla fine al fianco del movimento contro l’ampliamento della base, il Governo deve saperlo.
Concludo, signor Presidente, affermando che riteniamo sia giunto anche il momento di far conoscere al Parlamento e al Paese gli accordi segreti siglati con gli Usa negli anni ’50 a proposito della presenza di basi americane nel nostro Paese. Occorre regolarizzare l’intera materia sulla base dell’art 80 della Costituzione che impone la ratifica parlamentare sui trattati che comportano una cessione di sovranità. Affermo ciò poiché in questo contesto si inserisce, sicuramente, anche la base di Vicenza. Per queste ragioni, chiediamo ancora una volta al governo di rispettare il programma dell’Unione , che non contempla affatto questo provvedimento, e la volontà della popolazione vicentina. E per queste stesse ragioni annunciamo sin d’ora che qualsiasi sia il proseguimento di questa vicenda noi continueremo la nostra lotta, a fianco del movimento per la pace per impedire l’ampliamento della base.