Intervento di Claudio Grassi al Senato

CLAUDIO GRASSI (RC-SE). Signor Presidente, onorevoli senatrici, onorevoli senatori, siamo chiamati a discutere le ragioni di necessità e urgenza del decreto-legge n. 181, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei Ministeri. Come è noto, il provvedimento governativo tende a riordinare le attribuzioni della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei Ministeri in relazione al nuovo assetto di Governo.
Questo riordino si propone di rafforzare l’azione del Governo per renderla più funzionale alla realizzazione del programma. In particolare, vengono istituiti due nuovi Ministeri, il Ministero dello sviluppo economico, che assorbe le competenze precedentemente attribuite al Ministero delle attività produttive e al Dipartimento per le politiche di sviluppo e coesione del Ministero dell’economia e delle finanze, e il Ministero della solidarietà sociale, al quale sono attribuite le politiche sociali, sulla droga e sull’immigrazione.
Vengono inoltre organizzati come Ministeri autonomi quelli delle infrastrutture, dei trasporti, del commercio internazionale, della pubblica istruzione e dell’università e della ricerca. Vengono infine attribuite alla Presidenza del Consiglio dei ministri le competenze in materia di sport e vigilanza e sull’albo dei segretari comunali e provinciali, le funzioni di indirizzo e coordinamento in materia di politiche giovanili e per la famiglia, nonché i compiti di segreteria del Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) e l’iniziativa legislativa in materia di allocazione delle funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città metropolitane di cui all’articolo 117, secondo comma, lettera p) della Costituzione.
Tutto questo viene considerato nel preambolo del decreto-legge urgente e necessario per dare attuazione al programma di Governo. Vorrei qui ricordare che anche all’inizio della scorsa legislatura, nel 2001, in circostanze analoghe venne emanato dal Governo Berlusconi il decreto-legge n. 217 sul riordino dei Ministeri, cui venne riconosciuta la sussistenza dei presupposti costituzionali. È vero che chi oggi è in maggioranza e propone questo provvedimento espresse allora la sua contrarietà, ma è altrettanto vero che l’opposizione di oggi esprime la sua contrarietà a un provvedimento sostanzialmente analogo a quello a cui nel 2001 aveva dato voto favorevole.
Signor Presidente, voteremo a favore della sussistenza dei presupposti costituzionali del decreto-legge n. 181, anche perché, come ritenuto dalla dottrina prevalente in materia, il Governo in attesa di fiducia – ed è il caso del Governo Prodi quando il 18 maggio emanò il decreto-legge in questione – è legittimato a ricorrere alla decretazione d’urgenza ancor più del Governo dimissionario. Ciò non significa per quanto ci riguarda non manifestare, come Gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, preoccupazione e anche disagio per il numero eccessivo di incarichi di Governo assegnati nei giorni scorsi. Ciò rischia di lanciare un messaggio non positivo al Paese, poiché se da un lato il Governo si impegna a non aumentare le spese per il suo funzionamento, anzi, a ridurle, dall’altro un numero così consistente di Ministri e Sottosegretari rischia di ingenerare nell’immaginario collettivo una sensazione completamente diversa.
Al contrario, il Governo Prodi anche per la grave situazione in cui si trova il Paese, soprattutto sul piano economico, in conseguenza delle scelte del precedente Governo Berlusconi, deve attivarsi da subito per attuare provvedimenti che vadano nella direzione di una maggiore giustizia sociale. Sono molto importanti a questo proposito, pur in questo contesto contraddittorio, gli impegni contenuti nel decreto per ridurre le spese e gli sprechi, in merito ai quali il Governo dovrà essere rigoroso e rispettare i patti. Sul piano generale, inoltre, la manovra economica straordinaria di cui si sta parlando in questi giorni non potrà essere fatta andando a recuperare risorse tra i ceti sociali più deboli poiché oltre ad essere ingiusto sarebbe in netto contrasto con il programma dell’Unione.
Non può essere fatta né con i criteri usati dalla destra in questi anni, cioè con i tagli dei trasferimenti agli enti locali e con i condoni, ma nemmeno ripristinando la politica dei due tempi: una politica economica che è stata utilizzata da tutti i Governi che si succeduti negli ultimi venti anni e che ha determinato una grandissima perdita di potere d’acquisto di salari, stipendi e pensioni.
Giustamente in campagna elettorale, come Unione, abbiamo sostenuto che il problema più grave è costituito dal vero e proprio dramma sociale che vivono milioni di famiglie che non arrivano alla fine del mese. Abbiamo denunciato il cosiddetto problema della quarta settimana e, sulla base dei dati ufficiali di numerosi istituti di ricerca, abbiamo denunciato l’indebitamento crescente di numerosi nuclei familiari, utilizzato non per fare investimenti, come l’acquisto della casa, ma per far fronte alle normali spese di tutti i giorni.
L’ISTAT ci ha ripetutamente ricordato, anche recentemente, il divario tra crescita dell’inflazione e crescita di salari, stipendi e pensioni. Ciò ha determinato in tutti questi anni una redistribuzione unilaterale della ricchezza a favore dei profitti e delle rendite. Per ciò parliamo di fallimento della politica dei due tempi, per questo motivo oggi non è praticabile una politica di moderazione salariale.
Riteniamo importante che il nuovo Governo, che ha legittimamente fatto ricorso alla decretazione d’urgenza per darsi una nuova organizzazione che sia coerente con il suo programma, mandi subito segnali chiari al Paese e in controtendenza rispetto al passato. Purtroppo la vicenda dell’elezione del Presidente della Commissione difesa del Senato, in cui si è visto un rappresentante dell’Unione votarsi e accettare i voti della destra, in contrapposizione con la candidata scelta unitariamente da tutta l’Unione… (Applausi dai banchi dell’opposizione)…la senatrice partigiana e pacifista Lidia Menapace, va nella direzione opposta.
Si è trattato di un fatto grave, giustamente condannato da tutta l’Unione, che dovrebbe risolversi con le dimissioni del Presidente della Commissione difesa, poiché è politicamente inaccettabile farsi eleggere con i voti di uno schieramento opposto al proprio. Si è trattato di un fatto grave in sé – poiché la libertà di coalizione o vale per tutti o non vale per nessuno – e di un fatto grave perché in contrasto con lo spirito con cui proponiamo il presente riordino degli assetti del Governo, che é quello della collegialità e del rispetto delle decisioni assunte.
Allo stesso modo, determinandosi con questo riordino un preciso assetto di governo e di responsabilità, potremo finalmente dar seguito ad un altro impegno solenne assunto in campagna elettorale e cioè il ritiro dei militari italiani dall’Iraq. Non dimentichiamoci che avevamo annunciato come già dalla prima riunione del Consiglio dei ministri avremmo elaborato il calendario per il rientro. Dobbiamo farlo al più presto, sia per rispettare gli impegni presi, sia per non protrarre una missione militare che é andata al seguito di una guerra fatta contro l’ONU e la comunità internazionale e supportata da clamorose menzogne, come quella sulla presenza di armi di distruzione di massa, che infatti non sono mai state trovate.
Signor Presidente, ritenendo sussistenti i presupposti costituzionali per il decreto-legge n. 181, varato dal Governo Prodi il 18 maggio del 2006, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei Ministeri, il Gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea voterà a favore, auspicando che ciò consenta al Governo di mettere in pratica da subito una politica economica che, al contrario di quanto fatto in questi anni, vada nella direzione di favorire i ceti sociali più deboli della società e una politica estera che, nel pieno rispetto dell’articolo 11 della Costituzione, ritiri i militari italiani dai teatri di guerra. (Applausi dal Gruppo RC-SE).