Intervento di Bianca BRACCI TORSI alla Direzione naz.le del PRC

A meno di venti giorni dal voto noto in tutta la sinistra, e anche fra
noi, un grave ritardo e una preoccupante sottovalutazione del referendum costituzionale sul quale invece la destra ha scatenato da tempo una campagna massiccia e capillare. Enormi SI con slogan inneggianti alla modernità tappezzano i muri delle nostre città mentre l’unico pezzo di propaganda che abbiamo finora prodotto é il manifesto col cuore spezzato, forse graficamente elegante, ma che necessita di attenta lettura e ponderata riflessione per essere capito. Né mi sembrano sufficienti, seppure importanti, le manifestazioni previste in alcune grandi città per informare e convincere un elettorato frastornato da una campagna elettorale durata ben sei mesi, e parte consistente del quale non sa bene su cosa si vota e comunque fa fatica a cogliere il nesso fra la Costituzione e la vita, il lavoro, i diritti, l’avvenire di tutti. Certo non fa chiarezza la ribadita volontà di parte dell’Unione di sostituire la riforma “catttiva” di Berlusconi e della Lega con quella “buona” di D’Alema (che ha aperto la strada al massacro della Costituzione e l’indebolimento di suoi due principi fondamentali: 1’uguaglianza dei diritti delegata alla volontà e alle possibilità di ogni regione e la democrazia condizionata dalla governabilità. Per queste e altre considerazioni ritengo prioritario per il nostro partito, a tutti i livelli,l’impegno di far conoscere la nostra posizione, ribadendo e dimostrando che la Costituzione repubblicana non è da modificare ma (ancora) da attuare completamente. Sul voto del 28 e 29 maggio condivido il giudizio negativo già espresso da altri compagni che non può essere spiegato solo con lo scarto fisiologico fra elezioni politiche e amministrative se non altro per la distanza così ravvicinata fra le due consultazioni che avrebbe dovuto almeno ridurlo. Penso piuttosto che la differenza stia fra una campagna basata sui grandi temi politici – guerra, lavoro, carovita, diritti sociali e civili, democrazia, antifascismo- fra l’altro ben distinta dal cauto balbettio di alcuni leader dell’Unione, che ha conquistato un vasto voto di opinione ma non ha trovato riscontro nelle amministrative nelle quali abbiamo pagato il nostro scarso radicamento sociale nei territori e nei luoghi di lavoro, la mancanza di contenuti forti e chiari, oltre ad una campagna troppo spesso delegata ai soli candidati scatenati in una caccia al voto senza regole e assolutamente uguale nelle forme a quella dei nostri avversari. A Roma, salvo doverose eccezioni, la ricerca di consensi é stata rivolta in primo luogo agli iscritti subissati di volantini inviati per posta con foto,biografie e promesse mentre
sui muri le facce dei candidati surclassavano i manifesti col simbolo e le parole d’ordine del Partito. Sono convinta che per la maggioranza dei nostri compagni e dei nostri elettori la diversità comunista sia ancora un valore e debba esprimersi nella forma oltre che nella sostanza , anche perché i due concettitendono sempre più a intrecciarsi. Pericolosamente.