Arrivano segnali incoraggianti dall’industria metalmeccanica, dopo cinque interminabili anni in cui il comparto ha ceduto sul campo circa 10 punti in termini di produzione. E’ finalmente in atto un sostanziale recupero del terreno perduto. Nel periodo gennaio – settembre 2006 si è prodotto infatti il 4,1% in più rispetto allo stesso periodo del 2005. A tirare sono stati quasi tutti i comparti, anche se la parte del leone l’hanno fatta le auto (+9,1%) e le macchine elettriche (+8,7%). Il segno meno si è visto solo nella produzione di elaboratori e sistemi informatici, che continua nella sua scia di declino (-52,7%) con livelli pari a poco più del 10% di quelli registrati nel 2000.
Tuttavia non si può sostenere che i momenti difficili sIano ormai cosa del passato senza peccare di ottimismo o superficialità.
Il basso tasso di sviluppo previsto per l’economia italiana e il gap in termini di produttività che il nostro paese presenta a livello internazionale, rappresentano due elementi di criticità le cui conseguenze dipendono dalla forza delle misure che si adotteranno per contrastarle.
Rallenta ma non si ferma, nemmeno per il terzo trimestre, la fase espansiva che l’industria metalmeccanica sta sperimentando dall’inizio del 2006. Dopo i risultati largamente positivi realizzati nei due precedenti trimestri (+2,3% e +1,2% rispettivamente) il periodo luglio – settembre ha fatto segnare una sostanziale stabilità dei livelli produttivi (+0,1%). Tanto emerge dalla centesima indagine trimestrale presentata ieri a Roma da Federmecacnica su «La congiuntura dell’industria metalmeccanica», in cui è specificato che «sulla base delle previsioni formulate delle imprese» il buon momento durerà anche per il quarto trimestre.
Al settore metalmeccanico ha giovato in modo particolare la crescita della domanda interna, soprattutto della parte relativa ai beni di investimento in macchine attrezzature e mezzi di trasporto, nonché da una ripresa delle esportazioni che nei primi nove mesi dell’anno è stata pari al 10,2%.
Fin qui tutto bene. Ma se confrontiamo queste performance con quelle degli altri paesi, europei e non, dobbiamo purtroppo constatare che il tasso di crescita dell’economia italiana (+1,7%) risulterà a fino a anno di gran lunga inferiore alla media mondiale (+5,0%) e più basso di circa un punto percentuale rispetto alla zona euro. E’ largamente condivisa inoltre la previsione per il 2007 di un rallentamento del Pil (+1,5%), circostanza che porrebbe avere contraccolpi negativi sulla domanda interna e sugli investimenti: due pilastri su cui si basa l’attuale ripresa della produzione industriale.
Non meno importante è la questione relativa alla produttività. Federmeccanica lamenta nella sua indagine che, nel nostro paese, «la dinamica più sostenuta del costo unitario del lavoro (+4,4%) non è stata compensata da recuperi significativi di produttività (+0,2%), come è avvenuto invece in Francia (+2,9%) o in Germania (1,9%).
E’ chiaro il riferimento al patto di produttività che l’associazione datoriale richiede ai sindacati, patto che forse verrà già proposto Fim, Fiom e Uilm al momento della presentazione della piattaforma per il prossimo contratto, entro la prossima primavera. E’ curioso notare però come la produttività sia perseguita da parte dell’industria sempre con misure dirette al taglio del costo del lavoro (cosa peraltro già avvenuta attraverso la riduzione del cuneo fiscale) e mai affidandosi alla ricerca, alla formazione o all’innovazione.
Su questo punto è intervenuto il numero uno di FS e presidente del Sole 24 ore, Innocenzo Cipolletta – presente alla presentazione di ieri – che ha sostenuto di preferire interventi per migliorare le infrastrutture a politiche di incentivi o di tagli delle tasse. Cipolletta si è distinto anche per un forte ottimismo rispetto alle previsioni di crescita dell’economia Italiana che – ha dichiarato – «sarà superiore al previsto nel 2007 e arriverà fino al 2%».