Il deferimento dell’Iran al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite per il suo programma nucleare, deciso dai cinque membri permanenti, costituisce un indubbio successo della politica statunitense anche se, per il momento, la decisione è quella di rimandare al prossimo marzo ogni iniziativa. Costituisce però anche un altro duro colpo alla credibilità del Trattato di non-proliferazione delle armi nucleari (Tnp). I cinque membri permanenti (Stati uniti, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna) sono infatti le cinque maggiori potenze nucleari: le prime a violare il Tnp che le impegna a stipulare «un Trattato che stabilisca il disarmo generale e completo sotto stretto ed effettivo controllo internazionale». Per di più, ad essere deferito al Consiglio di sicurezza delle nazioni unite è un paese firmatario del Tnp e sotto il controllo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), mentre i tre paesi che non lo hanno mai sottoscritto- Israele, India e Pakistan – possono impunente continuare a potenziare i propri arsenali nucleari. A dar loro una valida mano sono proprio gli Stati uniti, alfieri della nuova crociata «antiproliferazione».
Appena dieci giorni fa il sottosegretario di stato Nicholas Burns si è incontrato a New Delhi con il ministro degli esteri indiano Shyam Saran per mettere a punto l’accordo annunciato il 18 luglio 2005 dal presidente Bush e dal primo ministro Manhmohan Singh. In base ad esso gli Stati uniti forniranno all’India tecnologia nucleare, che potrà essere usata per l’arricchimento dell’uranio e il riprocessamento del plutonio. Allo stesso tempo, società statunitensi potranno costruire in India reattori nucleari e fornire combustibile nucleare. Da parte sua l’India si impegna ad autorizzare ispezioni della Aiea ai suoi impianti nucleari civili. Sarà però l’India a decidere quali possono essere ispezionati. Rimarranno comunque fuori da qualsiasi controllo i suoi impianti nucleari militari.
In tal modo l’India potrà potenziare il suo arsenale nucleare sia qualitativamente grazie alle tecnologie statunitensi (diverse delle quali a duplice uso civile e militare), sia quantitativamente poiché avrà una maggiore disponibilità di materiale fissile. Ciò spingerà altri paesi, soprattutto il Pakistan, a potenziare le proprie armi nucleari e altri a cercare di procurarsele. Allo stesso tempo, anche se l’India si impegna a non fornire tecnologie nucleari a stati che non le posseggono, cresce la possibilità che ciò avvenga, come è già avvenuto in Pakistan. Vi è quindi la possibilità, temuta da alcuni membri del Congresso, che tecnologie nucleari statunitensi possano un giorno finire nelle mani di avversari degli Stati uniti. Tale possibilità non viene però tenuta in gran conto dall’amministrazione Bush, che considera questo accordo importantissimo per portare l’India nella sfera d’influenza statunitense, impedendo soprattutto che stringa legami troppo stretti con Cina e Russia.
Ma a Washington, ancor prima di aver reso operativo l’accordo, già presentano il conto: l’ambasciatore statunitense a New Delhi ha infatti dichiarato il 25 gennaio che, se l’India non sosterrà lo sforzo statunitense di far condannare l’Iran al Consiglio di sicurezza, l’accordo potrebbe essere compromesso.
Giustamente, nella dichiarazione congiunta del 18 luglio 2005, Stati uniti e India si impegnano a «svolgere un ruolo guida negli sforzi internazionali per impedire la proliferazione delle armi di distruzione di massa».