Inchiesta Cia, protestano i membri togati del Consiglio superiore

Quando esce dalla chiesetta dell’ex carcere femminile delle Mantellate, il ministro della Giustizia spara l’ennesimo siluro contro la Procura di Milano. Stavolta l’obiettivo è il procuratore aggiunto Armando Spataro del pool antiterrorismo che, con il collega Ferdinando Pomarici, ha chiesto l’estradizione di 22 cittadini Usa, tutti agenti della Cia, accusati di aver rapito a Milano e deportato all’estero il cittadino egiziano Abu Omar. Il Guardasigilli Roberto Castelli si ferma davanti all’uscio del suo alloggio di Trastevere e dice che non ci si può fidare di quel magistrato impegnato sul fronte del terrorismo internazionale perché lo stesso Spataro ha ammesso di aver votato alle primarie dell’Unione. «E’ noto che Spataro è un magistrato militante, lo è da sempre e io sono autorizzato a pensare che nei confronti dell’America non sia poi così imparziale. Stiamo verificando il suo teorema…». Sono queste le parole che fanno scattare un fuoco di sbarramento dell’Unione ma provocano anche imbarazzo in Forza Italia e, in serata, scatenano i «togati» del Csm di Magistratura democratica e del Movimento per la giustizia che chiedono di votare subito una pratica a tutela del collega.

LA DIFESA – Secca la replica di Manlio Minale, procuratore di Milano, che sottolinea come le decisioni di Spataro sono «pienamente condivise» e «tutte confermate nella loro fondatezza dal gip in sede e dal Tribunale del riesame». E Minale ricorda anche che Spataro sarà coordinatore alla New York University di uno studio sul terrorismo internazionale. Questo mentre al Csm si sottolinea che «serve un intervento a tutela dell’autonomo esercizio della funzione giudiziaria e del dottor Spataro al quale vengono rivolte le accuse di aver costruito teoremi…». Il Guardasigilli, lamenta il Csm, è entrato a gamba tesa nel merito del lavoro investigativo svolto dai magistrati del pool antiterrorismo di Milano.

IL TEOREMA – Ha spiegato Castelli: «Stiamo esaminando le carte e io dico che il ministro deve decidere anche sulla fondatezza delle accuse. Dobbiamo capire, cioè, se il teorema è fondato o se è legato a una sorta di antiamericanismo che attraversa la sinistra. E siccome siamo davanti a un magistrato militante bisogna guardare con molta attenzione le carte». Il ministro, infine, avverte chi, tra i magistrati, volesse seguire l’esempio di Spataro che ha dichiarato di essere andato a votare alle primarie dell’Unione: «Ognuno è libero di fare quello che vuole ma poi deve accettarne le conseguenze».
Le carte inviate dalla Procura generale di Milano sul caso del rapimento di Abu Omar sono arrivate al ministero «solo da pochissimi giorni» confermano in via Arenula, lasciando intendere che non c’è alcun termine da rispettare. L’articolo 270 del Codice di procedura penale stabilisce che il ministro «può decidere di non presentare la domanda di estradizione o di differirne la presentazione dandone comunicazione all’autorità giudiziaria richiedente». Insomma, Castelli ha un diritto di veto, ma solo per motivi di opportunità politica. Tutto questo lo fa osservare anche un «falco» di Forza Italia come Francesco Nitto Palma, ex magistrato: «Il Guardasigilli deve fare solo una valutazione politica della richiesta dei magistrati milanesi, non può fare un’analisi della fondatezza delle accuse». Anna Finocchiaro (Ds), anche lei ex magistrato, allarga le braccia: «Credo che Castelli non si renda neppure contro delle cose che fa e di quelle che dice». Ciro Riviezzo, presidente dell’Anm, accusa: «Il ministro non delegittimi quei magistrati che rischiano la vita sul fronte del terrorismo».