La legge di Guantanamo vale anche in America. Gli immigrati arrestati negli Stati Uniti come sospetti terroristi possono essere tenuti in prigione a tempo indefinito
senza diritto d’appellarsi alla giustizia civile. Questo il nuovo fronte aperto dall’amministrazione Bush con una memoria presentata dal dipartimento alla Giustizia presso la corte federale di Richmond in Virginia. Nel documento – stilato sotto la supervisione del ministro Alberto Gonzales in persona – si sostiene che la nuova legge antiterrorismo approvata per la base di Guantanamo vale anche per gli stranieri catturati e detenuti negli Stati Uniti. «Non esiste habeas corpus per un combattente nemico straniero». La mossa riguarda il caso di Ali Saleh Kahlah Al-Marri, cittadino del Qatar, arrestato nel 2001 mentre si trovava in America con un regolare visto di studio. Inizialmente è stato incriminato per un reato finanziario: aver aperto un conto in banca con documentazione irregolare o insufficiente. Accuse lasciate cadere nel 2003 quando il governo lo ha dichiarato «combattente nemico». Le prove contro di lui consistono essenzialmente in alcuni file trovati sul suo computer portatile: il testo di un paio di discorsi di Osama bin Laden; un cartone animato sugli aerei che si schiantano contro le Torri gemelle scaricato da qualche sito Internet; informazioni su un gas tossico, il cianuro di idrogeno. E una carta telefonica usata per chiamare un numero di Dubai negli Emirati Arabi Uniti che – secondo gli investigatori – apparterrebbe a Mustafa al-Hawsawi, considerato un finanziatore dei terroristi. Da quasi cinque anni si trova rinchiuso in una base navale in South Carolina senza che siano state formalizzate accuse specifiche nei sui confronti né tanto meno la data di un processo. Solo nell’ottobre del 2004 ha potuto incontrare per la prima volta un avvocato, che ha impugnato in tribunale la legittimità della detenzione.
Il governo per tutta risposta sfodera il Military Commissions Act, la speciale legge che George W. Bush si è fatto approvare dalla vecchia maggioranza repubblicana al Congresso dopo la clamorosa bocciatura ricevuta dalla Corte suprema sui tribunali speciali di Guantanamo. La nuova legge stabilisce che i combattenti nemici non hanno alcun diritto di fronte alla giustizia civile e che spetta esclusivamente ai tribunali militari giudicarli. È il presidente – a suo insindacabile giudizio – a decidere chi sia un combattente nemico. Nonostante autorevoli esperti di diritto abbiano avvertito che si tratta di un provvedimento palesemente anticostituzionale, destinato ad essere abrogato non appena passerà al vaglio della Corte suprema, l’amministrazione lo ha intanto utilizzato per chiedere l’annullamento di tutti gli appelli presentati dai prigionieri di Guantanamo presso le corti federali americane. E per la prima volta tenta di utilizzarlo nei confronti di un detenuto che si trova nel territorio degli Stati Uniti. «La legge si applica indipendentemente dal luogo di detenzione», recita la memoria. «Sono esterrefatto dalle argomentazioni presentate dal governo. Questo significa che d’ora in poi gli stranieri in America non hanno più nessun diritto. Qualsiasi immigrato – e stiamo parlando di milioni di persone – può essere arrestato nel cuore della notte e fatto sparire», ha dichiarato Jonathan Hafetz, uno degli avvocati che difende Al-Marri. Se i giudici in Virginia accoglieranno la tesi del governo, è scontato il ricorso presso la Corte suprema. E principali associazioni per i diritti umani annunciano l’intenzione di costituirsi parte civile.