Anche il congresso della Cgil Piemonte, come quello della provincia di Torino, si è concluso con un voto su liste separate: l’assise regionale non è riuscita a trovare modalità unitarie per la compilazione di organismi dirigenti che tenessero conto di un voto chiaro espresso sulle tre tesi. Solo la camera del lavoro torinese (oltre al congresso regionale) ha votato su liste separate. Come spiega Marchesotti della Cgil di Alessandria, infatti, «nelle altre sette camere del lavoro siamo riusciti a fare congressi unitari, con un unico relatore sulle tre tesi. Per noi questo congresso rappresenta una sconfitta. E’ grave che non si sia riusciti a dare una risposta politica al problema sollevato dai lavoratori con il voto alla tesi Rinaldini». E non è stato tanto un problema di rappresentatività di quel voto in termini numerici (a Torino la tesi Rinaldini aveva preso il 40% dei consensi, ma nessuno chiedeva il 40% nei gruppi dirigenti), perché «quello che si chiedeva – insiste – era di dare una risposta politica a questo segnale». Di parere diverso il segretario uscente della Cgil Piemonte, Vincenzo Scudiere che nella sua relazione ha detto che «democrazia è partecipazione. Partecipazione è pluralismo. Pluralismo è diritto alla propria rappresentanza. Democrazia non è sempre una testa un voto». Una frase ad effetto che ha suscitato un dibattito molto acceso tra i delegati. «La vicenda dell’alta velocità – dice Scudiere – è emblematica. Se vogliamo coniugare gli interessi generali con quelli particolari dobbiamo mediare. C’è un intreccio molto forte tra responsabilità e mandato». Per essere più esplicito, Scudiere sottolinea che «un sindacalista deve anche avere coraggio di firmare un accordo non buono. Ma il mandato che ha ricevuto – insiste – è quello di raggiungere un accordo. Poi, se i lavoratori lo riterranno non buono, saranno loro eventualmente a bocciarlo». Quanto alle liste contrapposte per Scudiere si è trattato di «un errore, perché all’interno della Cgil esiste già un pluralismo che viene rappresentato. Spetta a chi ha presentato le liste separate ora decidere che fare. Io credo – conclude – che ci sia ancora il margine per recuperare da qui al congresso nazionale. Mi auguro che ci riusciremo».
Per Giorgio Airaudo, segretario della Fiom, rimane un problema, quello dell’«appartenenza» del sindacato: «Il sindacato – spiega – appartiene ai lavoratori e non ai gruppi dirigenti. E’ per questo che la scelta da compiere è quella di cedere pezzi di potere. In cambio ai lavoratori si chiede un nuovo protagonismo». «Dissento – ha continuato – da chi vorrebbe mettere in discussione il principio liberale “una testa un voto”, e dal fatto che si tiene poco conto del voto dei lavoratori». Anche per Airaudo la vicenda dell’alta velocità è esemplare: nel senso che la Cgil «ha una responsabilità che riguarda il suo non essere intervenuta quando si è creata in val Susa una situazione di prevaricazione da parte delle forze dell’ordine. Di fronte alla repressione, la gente della valle si è trovata sola a resistere». Non è un caso, comunque, che anche il congresso regionale si sia spaccato proprio sull’ordine del giorno Tav. Il documento proposto dalla segreteria uscente è passato per appena un centinaio di voti. Quanto al direttivo regionale la tesi di Epifani ha preso il 64,2%, Rinaldini 18,2% e Patta 17,5%.