«In Nigeria il carburante non si trova per questo la gente buca gli oleodotti»

«Non c’è benzina per strada. Per questo la gente si avventa sugli oleodotti». Raggiunto al telefono a Lagos, il sociologo Edward Omeire analizza le cause dell’esplosione che ha provocato ieri centinaia di vittime nella capitale economica del gigante africano. Incuria, miseria, ma anche un evento congiunturale, la mancanza di benzina nelle stazioni e il conseguente aumento del prezzo sul mercato nero.

Come mai non si trova benzina a Lagos?
Si è diffusa la voce che il governo sta pensando di lanciare un ulteriore aumento del prezzo della benzina in concomitanza con il capodanno. In attesa dell’ufficializzazione della decisione, le stazioni di rifornimento non ne vendono più, facendo fiorire il mercato nero. Oggi, il carburante per strada si compra a 200 naira al litro (circa 1,20 euro), mentre il prezzo ufficiale è di 65 naira. L’incremento del prezzo ha fatto aumentare la possibilità di profitti derivanti dal «bunkering», ossia la perforazione degli oleodotti e il furto della benzina.

Come mai la benzina costa così tanto in Nigeria, che pure è l’ottavo esportatore di greggio al mondo?
Il problema è che le nostre raffinerie non funzionano. Il greggio viene quindi venduto ad agenti internazionali, che lo raffinano in Sudafrica, in altri paesi dell’Africa occidentale o in Europa e lo rivendono poi in Nigeria. Questo fa sì che il prezzo è molto alto e che, peraltro, è tanto più alto quanto più ci si allontana da Lagos, il porto commerciale, perché ai costi di vendita bisogna aggiungere quelli di trasporto. Con il paradosso che nel Delta del Niger, che è la principale regione produttrice del paese, il carburante costa di più che a Lagos.

Ma qual è la ragione ultima della tragedia di ieri? Una volta che sottrae il greggio dalla pipeline, la gente che cosa ne fa?
Lo rivende al mercato nero. Quell’oleodotto proviene dal deposito della Nigerian National Petroleum Corporation (Nnpc), la compagnia nazionale nigeriana, e non trasporta quindi greggio, ma prodotto finito. Il procedimento è quindi abbastanza semplice: la gente ruba la benzina dai buchi nella pipeline e la vende in taniche ai bordi della strada. È un’attività diffusa: la povertà spinge molte persone a lanciarsi in questo business rischioso. Spesso basta che qualcuno sul luogo si accenda una sigaretta per far saltare tutto.

Come si commenta in Nigeria il rapimento dei quattro tecnici dell’Agip da parte dei ribelli del Mend?
È indubbio che il fenomeno sta assumendo una nuova dimensione. Negli ultimi tempi, i ribelli del Delta del Niger hanno alzato il tiro: stanno mettendo autobomba, stanno moltiplicando le azioni ad effetto, fra cui il rapimento dei tecnici dell’Agip. Il governo nigeriano vuole far passare l’idea che i ribelli siano dei teppisti, ma la verità è che sono un’organizzazione strutturata con precise rivendicazioni politiche. Che, tra l’altro, sono appoggiate in larga parte dalla classe politica della regione del Delta.

Crede che l’idea del partito al potere di schierare il governatore dello stato di Bayelsa, nel Delta, come vice-presidente alle elezioni del prossimo aprile possa calmare gli animi?
La scelta del People’s democratic party (Pdp) di schierare il governatore dello stato di Bayelsa Goodluck Jonathan come vice-presidente mira proprio a questo: placare i gruppi ribelli. Ma è una scelta ingenua, perché Jonathan non ha alcun seguito né tra i ribelli né tra i giovani della zona. L’unico che aveva carisma e seguito era Diepriye Alamieyeseigha (l’ex governatore, ora in carcere con l’accusa di corruzione, di cui il Mend chiede la liberazione in cambio degli ostaggi dell’Agip ndr). Se lui chiedeva di porre fine agli attacchi, i ribelli lo avrebbero ascoltato. L’attuale governatore ha molto meno presa sui gruppi locali. E la sua candidatura ha scarse chance di cambiare la situazione sul terreno.