In Afganistan «Ue e Italia copriranno gli abusi Usa»

«La nuova Guantamano, il supercarcere di Pol-e-Charki, in Afghanistan, diventerà un altro buco nero giuridico. Un’illegalità escogitata dall’amministrazione Bush per ignorare ogni trattato e convenzione internazionale in materia di detenzione e torture, un nuovo lager dove saranno trasferiti oltre 200 detenuti afghani già detenuti a Guantanamo. In che misura questo nuovo scandalo di illegalità e abusi, coinvolgerà anche i paesi membri dell’Unione europea, che hanno finanziato, insieme all’Onu, il progetto di riforma della giustizia criminale afghana, e con esso la ristrutturazione del super carcere?». Sono questi i timori e gli interrogativi avanzati da Sam Zarif dell’organizzazione di «Human Rights Watch» e confidati al al manifesto al suo ritorno di un’ indagine in Afghanistan. La scandalosa operazione americana per la nuova Guantanamo ha già provocato resistenze e proteste da parte delle Nazioni unite e di alcuni paesi donatori – con l’eccezione di Italia e Gran Bretagna – come risulta da un’inchiesta da noi condotta. Il supercarcere di Pol-e-Charki, in Afghanistan, verrà «cosmeticamente» ristrutturato utilizzando i finanziamenti del programma Onu «for crime and drugs» che coinvolge anche paesi Ue. Ma si tratta di un’operazione discutibile, e foriera di gravi illegalità, concordata con un accordo segreto fra il comando militare americano in Afghanistan e il ministero della difesa afghano, come ci hanno rivelato fonti delle Nazioni unite.

L’edificio del carcere civile di Pol-e-Charki è costituito da due blocchi o bracci. La «ristrutturazione» prevede una distinzione fra le due parti del carcere con la costruzione di un muro divisorio cortile della prigione. In un blocco del carcere verranno rinchiusi i detenuti ordinari, condannati per crimini comuni, che saranno sotto il controllo dell’ Onu e dei paesi donatori, membri dell’Unione europea. L’altra sezione di Pol-e-Charki, sotto le denominazione di «carcere militare afghano», sarà di fatto «la nuova Guantanamo, gestita esclusivamente dagli americani. L’Italia si è già accordata con gli americani riguardo alla divisione del supercarcere», dicono le fonti Onu da noi interpellate. Qui verranno trasferiti tutti i detenuti in provenienza dal carcere afghano di Bagram (Kandahar), i prigionieri sparsi nelle varie carceri segrete (30 Forward Operation Program), inaccessibili al controllo della Croce Rossa Internazionale, i cittadini sospettati di terrorismo «scomparsi» e torturati in paesi terzi sotto il programma di «renditions» della Cia. Infine saranno qui tradotti oltre 200 detenuti afghani che, dopo quattro anni di torture e abusi di ogni genere a Guantanamo, saranno sepolti vivi nel blocco speciale del supercarcere civile di Pol-e-Charki, sotto il totale controllo Usa, privati di ogni diritto riconosciuto dalla Convenzione di Strasburgo in materia di diritti e pene per i detenuti nel proprio paese d’origine. Di Afghanistan il blocco del carcere americano avrà soltanto la locazione geografica, ma non i diritti giuridici. Dell’Italia ci saranno i finanziamenti che il governo di Roma ha stanziato per la ristrutturazione del supercarcere di Pol-e-Charki. In Afghanistan il ruolo definito «lead giustizia» è svolto dall’Italia e fa parte dell’impegno internazionale del nostro paese. I finanziamenti per la ristrutturazione del carcere sono gestiti da un’ organizzazione denominata Idlo (International Development Law Organisation), che ha già ricevuto dal ministero degli esteri milioni di euro.

Sarebbe in corso un’ indagine sugli storni dei finanziamenti stanziati dal governo italiano per questa «opera di giustizia internazionale». Ma quel è precisamente il ruolo dell’Italia nell’ambito dei paesi donatori Ue riguardo alla ristrutturazione del carcere speciale di Pol-e-Charki? «Gli americani si sono già messi d’accordo sulla suddivisione della prigione con il funzionario che a Kabul è responsabile per il programma attinente al `lead giustizia’ attribuito all’Italia» – dicono le fonti delle Nazioni unite. «Una parte dell’edificio rimane sotto controllo americanol’altra ve la gestite voi paesi donatori dell’Unione europea. Un bel paravento al buco nero dell’illegalità giuridica di questa nuova Guantanamo, costruito coi finanziamenti della cooperazione italiana. L’Italia ha accettato l’accordo».