Impronte ai dipendenti, scandalo a Giugliano

Hai il posto al comune? Che pacchia. Ma per i dipendenti comunali di Giugliano (Napoli) non sarà più così. Se c’è uno sfaticato sarà messo in riga, parola del sindaco Francesco Tagliatatela. Dalla prossima settimana tutti i lavoratori saranno «schedati», o meglio gli saranno rilevate le impronte digitali dell’indice destro e inserite in un badge magnetico. Ogni volta che timbreranno il marcatempo dovranno far leggere a una macchina di ultima generazione anche le proprie impronte. Nessuno potrà quindi far marcare il cartellino ad un collega e risultare a lavoro pur essendo a casa o in giro per acquisti.
«Assenteisti di tutto il mondo unitevi», verrebbe da ironizzare, ma c’è poco da ridere. Controllati, schedati, memorizzati, domani si potrebbe pensare di installare un piccolo congegno che legge i movimenti cerebrali attraverso l’iride degli occhi, permettendo ai datori di lavoro di verificare se il dipendente si sia distratto anche solo per un attimo. Futuro orwelliano? Non proprio se un sindaco del terzo comune campano (110 mila abitanti) eletto con una lista civica dal centrosinistra non trova altra soluzione per ottenere un buon livello di profitto lavorativo che irrigimentare i propri dipendenti e schedarli come carcerati, con tutto il rispetto per il popolo dei reclusi.
Nel gennaio del 2004 sempre a Napoli l’Edisu (Ente per il diritto allo studio) propose di fare lo stesso per evitare che gli studenti cedessero i buoni pasto agli amici non convenzionati. Il panico da legalità aveva spinto l’Università a decretare che nessuno poteva mangiare la pizza a sbafo con contributi pubblici. L’esperimento non andò in porto, qualcuno disse che per mandare in bianco gli scrocconi bastavano delle fototessera. Questa volta?
Il sindaco pare non voglia sentire ragioni: non facciamone un dramma, «è solo un mezzo moderno», ha detto. Ma per il segretario generale della Funzione Pubblica Cgil di Napoli, Antonio Santomassimo, si tratta di «un provvedimento spropositato»: «Non siamo mica alla Nasa o alla Cia – ha sottolineato il sindacalista – Ci sono altri sistemi, efficacissimi, che si potrebbero adottare». L’organizzazione dei lavoratori promette battaglia. «In primo luogo – continua Santomassimo – vorremmo chiarimenti su come viene rispettata la privacy dei lavoratori e dove vengono custodite le impronte digitali. E inoltre, come stabilisce il contratto, tali provvedimenti dovrebbero essere adottati attraverso il sistema della concertazione con le organizzazioni sindacali». Le Rsu avevano anche proposto al primo cittadino uno stand by, una sospensione in attesa di una dichiarazione del Garante per la privacy, ma Tagliatatela è stato irremovibile. A suo parere non ci sarebbe nessun tipo di abuso da dopo Pasqua si comincia: «I dati non vengono registrati – ha precisato – né memorizzati ma solo codificati su un tesserino che resta di esclusivo possesso del dipendente».
Sull’iniziativa però si scaglia anche il sindacato nazionale. La Cgil Fp, tramite Antonio Crispi fa sapere di considerare la misura «esagerata e inopportuna»: «Non si può considerare tutti delinquenti. Mi sembra che ci sia un eccesso. Per questo – spiega – chiederemo al sindaco di concordare le forme adeguate di verifica della presenza dei lavoratori che, sicuramente, non sono quelle che lui ha adottato». La Cisl è intransigente: «Non accettiamo – ha detto Velio Alia, della segreteri – e contrasteremo in ogni modo iniziative come questa, che tra l’altro non sono previste da nessun regolamento». Mentre la Uil Fpl mette le mani avanti: «Siamo favorevoli a contrastare l’assenteismo – media il segretario Armando Masucci – ma questa misura assunta a Giugliano non è certo illegale. Semmai, eccessivamente poliziesca». Per il momento si attende la pausa festiva, ma se martedì qualcuno si rifiutasse di farsi prendere le impronte il sindaco avrebbe la possibilità di licenziare il dipendente o visto il clima chiederebbe l’intervento della forza pubblica?