Imprese Ue, l’Italia in coda per dimensioni

L’Europa a 25 predilige la piccola e media impresa, l’Italia ha quasi completamente dimenticato le grandi dimensioni, sebbene in alcuni settori si cominci a rilevare un lentissimo processo di aggregazione imprenditoriale. E’ questa la fotografia che emerge dalla lettura congiunta dei dati Eurostat ed Istat sulla dimensione d’impresa, pubblicati, ad un giorno di distanza gli uni dagli altri, la prima settimana di questo mese dai due istituti di statistica.
Le imprese non-finanziarie europee che contano più di 250 dipendenti sono appena la 0,2% del totale, la stessa quota scende allo 0,08% nel caso italiano. La distribuzione delle imprese per dimensione segue un doppio asse: geografico e settoriale. Le grandi dimensioni, infatti, resistono nelle economie del nord Europa e quasi scompaiono man mano che si scende verso il mediterraneo. Lo stesso processo si legge spostandosi dal settore dei servizi (soprattutto quelli alla persona e meno quelli all’impresa) al settore industriale ed energetico. Quest’ultimo, in particolare, è il settore che negli ultimi anni ha vissuto i processi di aggregazione più importanti, accompagnati da impressionanti crescite degli utili.

Sono Regno Unito, Finlandia e Slovacchia gli stati UE con il maggior numero di lavoratori (quasi la metà del totale) impiegati in imprese di grandi dimensioni, mentre la Grecia, seguita da Italia, Cipro e Portogallo, guida la classifica dei paesi con la più alta concentrazione di lavoratori self-employed. Nell’arcipelago greco l’auto-impiego arriva a pesare per il 32% dell’occupazione totale, mentre la media europea si attesta ad un lavoratore su sei con una prevalenza degli uomini sulle donne. Se si considera, invece, la micro impresa (meno di 10 dipendenti) è l’Italia a guidare la classifica. Nel nostro paese, infatti, il 47% dell’occupazione si concentra in imprese con un numero di addetti inferiore alle 10 unità. Secondo l’Istat si tratta del 95% del totale, rappresentando 4 milioni di imprese. Altri due paesi mediterranei (Spagna e Portogallo) ci seguono in questa classifica insieme alla Polonia. E’ invece la Lituania a contare il maggior numero di lavoratori occupati in imprese di medie dimensioni (tra i 50 ed i 249 addetti).

A dispetto della preferenza che il vecchio continente sembra accordare alle imprese di piccole dimensioni, sono invece le imprese medie e grandi quelle in grado di produrre maggior valore aggiunto. In tutti gli stati membri in cui esistono dati attendibili in proposito, la grande impresa genera una quota di valore aggiunto sensibilmente superiore alla quota di lavoratori occupati sul totale: in Polonia, per esempio, dove le imprese sopra i 250 dipendenti occupano circa il 19% del totale dei lavoratori, la quota di valore aggiunto prodotto da quelle stesse imprese supera il 51%. Questo significa che più della metà del valore aggiunto nazionale è prodotto da meno del 20% degli occupati, un dato che si presta a letture ambivalenti. Gap meno elevati si registrano in altri stati membri dove, comunque, persiste il trade-off tra dimensione d’impresa e capacità di produrre elevate quote di prodotto sul totale nazionale. A ben guardare una relazione simile sussiste anche tra crescita economica dei paesi e dimensione d’impresa: i paesi con migliori performance economiche si segnalano tra quelli con una maggiore diffusione di imprese medio-grandi.