Immobiliaristi all’assalto di via Solferino

Nella scalata al Corsera Stefano Ricucci non si ferma. Anzi, a lui si affianca un altro immobiliarista: Danilo Coppola. Mentre scendono in campo i giornalisti, gli azionisti pensano di togliere il titolo Rcs dalla Borsa. Un’operazione costosissima

La «banda del mattone» all’assalto del Corriere della Sera. Potrebbe essere questo il titolo di giornata della battaglia che si sta giocando in via Solferino e dintorni per il controllo del più importante quotidiano italiano. Non si tratta soltanto di un’aspra guerra finanziaria che si gioca sul terreno editoriale ma di una vera e propria metamorfosi del potere: i nuovi rantiers, carichi di liquidità proveniente dall’alto valore degli immobili, foraggiati per questo da potenti istituti bancari come Capitalia, Popolare di Lodi o Intesa, protetti da alcuni settori del governo Berlusconi interessati a destabilizzare il Corriere della Sera, alleati in alcuni casi a centri di potere vicini ai Ds, come Unipol e Monte dei Paschi di Siena, sono dappertutto, nella battaglia per il controllo di Antonveneta, nella disfida in corso per il comando della Banca Nazionale del Lavoro e in mille altri meandri della comunità degli affari, pronti a dare l’assalto ai centri nevralgici del capitale a colpi di miliardi. Ieri, mentre l’immobiliarista Stefano Ricucci, snobbando le dichiarazioni di Giampiero Pesenti, Cesare Geronzi e Marco Tronchetti Provera, sfidava il patto di sindacato di Rcs, annunciando di essere pronto a rastrellare altro capitale del colosso editoriale controllato da Mediobanca, Fiat, gruppo Pesenti, Banca Intesa, Pirelli-Telecom, un altro esponente della «banda del mattone», tale Danilo Coppola, dichiarava alla stampa: «Il gruppo Rcs? Ci potrebbe interessare. Stiamo valutando cosa fare, potrebbe essere interessante entrare in questa partita». Ci manca una dichiarazione dell’immobiliarista Giuseppe Statuto, alleato di Coppola e Ricucci in Bnl, e la «banda del mattone» è al completo.Chi c’è dietro gli aggressivi raiders? A cosa mira Ricucci? Perchè continua a rastrellare azioni nonostante la potente barriera di sbarramento dei grandi azionisti di Rcs? Queste sono le domande più difficili a cui neppure esponenti di primo piano del gruppo editoriale sanno rispondere. Di certo Stefano Ricucci è visto di buono occhio dall’entourage di Palazzo Chigi e da alcuni esponenti della Lega, legati a loro volta al patron della Popolare di Lodi, Giampiero Fiorani, finanziatore dell’immobiliarista. Al governo Berlusconi non piace per nulla la piega che ha preso il Corsera di Paolo Mieli e piace ancora di meno quel salotto di signori che controlla il gruppo Rcs; dunque se qualcuno lo destabilizzasse non gli dispiacerebbe affatto. Il Cavaliere si toglierebbe una spina nel fianco una volta per tutte. Vi è tuttavia un altro asse politico finanziario al quale Ricucci è legato, che passa attraverso la società Hopa di Emilio Gnutti, (con il quale condivide un accusa di aggiotaggio e insider trading), l’Unipol, socio e membro del patto di sindacato di Hopa, e il Monte dei Paschi di Siena che ha come riferimento politico dichiarato il presidente dei Ds Massimo D’Alema. Sono le cosiddette «relazioni pericolose» dei Democratici di sinistra. Non è un caso che i Ds tacciano su tutta la questione e non è neppure un caso che nelle battaglie per il controllo delle banche, vedi Antonveneta e Bnl, l’Unipol sia sempre dalla parte più «innaturale», ovvero sia alleata con gruppi finanziari filo governativi. Si dice che Fassino non veda di buon occhio queste anomale alleanze ma l’Unipol risponde cinicamente che gli affari sono affari. Ieri sono scesi in campo anche i giornalisti del Corriere della Sera. I fronti aperti dalla redazione di via Solferino sono due: uno contro «una minaccia esterna crescente che ogni giorno occupa le cronache di Borsa», di fronte alla quale «non c’è una capacità di difesa dell’azienda», e l’altro contro l’atteggiamento «ottuso e burocratico del management, ovvero dell’amministratore delegato Vittorio Colao, che rifiuta di fornire al giornale «le risorse indispensabili, in uomini e mezzi, perché il Corriere possa difendersi ed onorare il primato in edicola». L’accusa nei confronti di Colao che viene sussurrata nei corridoi della redazione è pesantissima: «E’ un ragioniere, è soltanto in grado di guardare ai conti e alla gara di redditività con la Repubblica ma è miope e ottuso quando si tratta di valutare la situazione da un punto di vista politico ed editoriale. Se non intervengono gli azionisti, la guerra con lui sarà durissima».Le parole dei giornalisti sono altrettanto affilate nei confronti di Stefano Ricucci: «Il rastrellamento di azioni da parte di Stefano Ricucci, in assoluta mancanza di trasparenza, alimenta inquetudini… continua infatti a mancare la decisione da parte dei protagonisti di rendere il Corriere inespugnabile». Cosa significa rendere inespugnabile il Corsera? L’ipotesi migliore che viaggia in via Solferino è quella di una fondazione o un’accomandita che faccia da garante al quotidiano, l’ipotesi peggiore è che il gruppo Rcs venga tolto dalla Borsa in modo da impedire qualsiasi scalata. Un’ipotesi questa che comporterebbe un enorme esborso di quattrini perché il patto di sindacato dovrebbe lanciare un’opa oltre la sua quota di controllo, acquistando a prezzi molto alti anche il pacchetto nelle mani di Stefano Ricucci.