Immigrati, due Cpt italiani in Libia

Uno è in costruzione a Gharyan, vicino a Tripoli, l’altro sarà realizzato a Sebha. Lo rivela la Corte dei Conti nella relazione sulle spese 2004 del ministero dell’interno. Tana De Zulueta: «Il governo si è sempre rifiutato di informare il parlamento»

Sorgerà a Gharyan, nei pressi di Tripoli – in Libia – il primo Centro di permanenza temporanea realizzato dall’Italia fuori dal territorio nazionale per contrastare l’immigrazione clandestina. I lavori sono già iniziati mentre sarebbero ancora in corso di definizione le procedure per l’espletamento di una gara d’appalto per la costruzione di un secondo centro, sempre in Libia, presso la città di Sebha. E non fosse stato per la Corte dei Conti – che ne ha dato notizia ieri all’interno della «Relazione sul rendiconto generale dello Stato del 2004» e relativa alle attività del Ministero dell’Interno – nessuno ne avrebbe saputo niente. Come, del resto, a nessuno è dato di sapere a quanto ammontano i finanziamenti stanziati dall’Italia nell’intera operazione.

«Più volte abbiamo chiesto chiarimenti al governo – è il commento della parlamentare verde Tana De Zulueta – ma non c’è mai stata data una risposta. Con certezza sappiamo che l’Italia ha sinora finanziato almeno 47 voli charter dalla Libia verso paesi – come il Sudan, l’Etiopia e la Siria – nei quali vige ancora la pena di morte. E in quei paesi sono state già deportate seimila persone. Al momento le uniche notizie di cui disponiamo riguardano il rapporto degli esperti della commissione europea risalente al novembre-dicembre dello scorso anno: un rapporto che criticava fortemente la linea degli accordi bilaterali Italia-Libia indifferenti a qualsiasi direttiva europea».

Un rapporto, ancora, alla luce del quale il parlamento di Strasburgo – fattosi carico anche della denuncia della corte europea sui diritti dell’uomo – ha votato una risoluzione che invita l’Italia a desistere da espulsioni verso la Libia e che ne condizionato ogni collaborazione ad una serie di miglioram nel quadro della tutela dei diritti umani. A cominciare dalla Convenzione di Ginevra che la Libia non ha ancora ratificato. «Allo stato attuale – ribadisce De Zulueta – tutta la collaborazione con la Libia si svolge al di fuori di un quadro di dirirtto». Altro che «semplice» pattugliamento congiunto delle coste. L’Italia va giù molto più pesante e – forte delle direttive del ministero – individua «tra gli strumenti di contrasto all’immigrazione clandestina» la realizzazione nel territorio libico di centri di permanenza temporanea, «al fine di evitare le partenze dei clandestini verso l’Italia».

Una decisione che raccoglie – primo fra tutti – l’entusiasmo delle autorità maltesi che hanno proposto a Libia e Italia di dar vita ad un’unica task force per il controllo delle coste del Nordafrica, allo scopo «di arrestare il traffico di essere umani ed evitare la morte in mare di decine di clandestini». Parola del vicepremier maltese Tonio Borg che – in un seminario sui rapporti tra la Libia e Ue svoltosi a La Valletta – ha rivolto un appello ai paesi delle due sponde del Mediterraneo a disporre tutti i mezzi necessari per il rimpatrio degli immigrati la cui richiesta di asilo sia stata bocciata, evitando di abbandonarli alla loro sorte.

Sono 15.647 gli immigrati trattenuti nel 2004 nei Centri di permanenza temporanea (Cpt) presenti in Italia: di questi 7.895 sono stati rimpatriati mentre 6.698 sono stati dimessi senza essere rimpatriati. Comunicati dal ministero degli interni, anche questi dati sono entrati a far parte della Relazione della Corte dei conti. In Italia, secondo il documento, sarebbero arrivati 105.662 clandestini, qualche centinaio in meno rispetto al 2003. Di questi 59.965 sono stati rimpatriati: 24.528 respinti alla frontiera, 2.563 respinti dai questori, 16.270 espulsi con accompagnamento alla frontiera, 930 espulsi con provvedimento dell’autorità giudiziaria, 7.996 quelli riammessi nei paesi di provenienza. Quanto ai Cpt, rispetto al 2003, sono stati 1.424 in più gli immigrati trattenuti e 1.065 in più quelli rimpatriati. Per quel che riguarda i costi, sono serviti complessivamente 49,7 milioni: «40,8 milioni per la gestione, 3,3 per la manutenzione ordinaria, 1,9 per spese in economia, 374mila euro per altre spese, circa 3,3, milioni per lavori di manutenzione straordinaria». A questi, poi, si devono aggiungere i circa 26,3 milioni per coprire le spese degli 800 tra poliziotti, carabinieri e finanzieri impegnati nel controllo dei Cpt.