Benevento: una realtà industriale periferica, dove il precariato ha raggiunto livelli tali che non c’è più distinzione tra dipendenti stabili e lavoratori “arruolati” dalle cooperative. E per difendere gli spazi assegnati alle cooperative, gli “pseudo” padroni sono pronti addirittura all’aggressione fisica. Nello stabilimento di metalmeccanici Imeva-Galvacenter, durante un presidio, si è verificato un episodio che fa tornare agli anni Cinquanta, quando con la violenza si intimidivano i sindacalisti, per tenerli fuori dalla fabbrica. Artefice dell’accaduto è stato il signor Fagrafena, padre del presidente della cooperativa Beneventana Lavoro che opera nell’azienda, il quale dopo aver forzato con la macchina il blocco dei dipendenti ha anche picchiato due sindacalisti, mandandoli all’ospedale. Uno degli aggrediti, il segretario della Uilm, Giuseppe Forgione, spiega il motivo della vertenza, in corso da più di due mesi: «Siamo contro l’esternalizzazione selvaggia che mette in un angolo i lavoratori e i loro diritti per una società che ha beneficiato di risorse pubbliche. La cooperativa Beneventana Lavoro ha, all’interno dell’azienda, un ruolo anomalo. Il consulente dell’azienda è lo stesso della cooperativa e una parte dei lavoratori sono soci “forzati” della cooperativa, nel senso che da dipendenti della Imeva-Galvacenter, con contratto a tempo determinato o interinale, gli viene proposto dall’ azienda stessa di passare nella cooperativa».
Giovanni Sgambati, segretario generale della Uilm Campania sottolinea che «le cooperative che operano nell’azienda non hanno un appalto, ma utilizzano lavoratori con contratti a tempo determinato, risparmiando molti costi. Un lavoratore della cooperativa è pagato 700 euro mensili, con uno statino di paga non preciso, mentre un metalmeccanico stabile ha un contratto di terzo livello che parte da una base di 900 euro. Inoltre – continua Sgambati – la cooperativa in questione non stava svolgendo le solite mansioni di pulizia o di trasporto materiali, ma faceva proprio da supporto alla produzione. Ecco perchè sospettiamo di illegalità dell’azienda nell’uso delle cooperative». Questi i motivi all’origine del blocco ai cancelli che Fagrafena non ha rispettato. I sindacalisti autorizzavano il passaggio in macchina soltanto alla proprietà (tre soci, tutti della famiglia Varricchio) e permettevano a tutti gli altri di entrare a piedi. Allora Fagrafena si è fatto prestare la macchina da uno dei proprietari ed ha superato il blocco, ha fatto pochi metri, si è fermato ed è tornato indietro, ripassando dal presidio. Un atto che ha tutto il sapore di una provocazione. Anche perché uscito dalla vettura il signore ha iniziato a urlare. Attorno a lui si è creato un capannello di gente, tra cui l’ispettore della Digos, operai e sindacalisti. Fagrafena si è diretto verso Giuseppe Forgione, che si trovava un po’ più distante e gli ha dato uno schiaffo. La Digos lo ha allontanato e lui ha ripassato il blocco con la macchina. Ha fatto di nuovo pochi metri ed è ritornato indietro, aggredendo successivamente anche un delegato della Fiom. I due sindacalisti aggrediti sono stati ricoverati in ospedale e stanno aspettando i tempi tecnici per la querela.
La Imeva-Galvacenter ha 100 operai ed è molto importante in una realtà periferica, quale è quella di Benevento, che ha scarse risorse industriali. Nell’ambito degli interventi previsti dal patto territoriale di Benevento sono stati stanziati 8 miliardi di vecchie lire a sostegno del progetto di sviluppo di questo gruppo industriale. E’ necessaria quindi una verifica degli impegni previsti per un’effettiva nuova occupazione. «Noi chiediamo – aggiunge Sgambati – di mantenere almeno i dipendenti vecchi e di ripartire da lì; anche perché è prevista l’apertura di un nuovo stabilimento al cui interno l’azienda metterà altre cooperative e quindi altri lavoratori precari». Intanto i lavoratori sono ancora in sciopero e continua il blocco dell’attività produttiva.