Il welfare non è un lusso. Il 13 aprile in piazza a Napoli

Maddalena è una giovane mamma che lavora a Napoli. Da un mese ha dovuto chiedere il part-time perché suo figlio, due anni, non può più frequentare il servizio comunale che lo accoglieva dopo la scuola. La ragione è semplice: il servizio è stato chiuso per mancanza di fondi.
Jani è una ragazza nigeriana, anche lei con un bambino piccolo. Attualmente è ospite in una casa di accoglienza del Comune di Napoli gestita in integrazione con una cooperativa sociale. Jani per tre anni è stata costretta a prostituirsi, poi ha trovato la forza di denunciare i suoi sfruttatori e per questo ha ottenuto, con il permesso di soggiorno, l’inserimento nel programma di protezione sociale che l’ha fatta arrivare alla casa di accoglienza. Come le altre donne ospitate, sta seguendo un percorso di reinserimento socio-lavorativo che dovrebbe durare ancora qualche mese. Fra un po’, però, non sarà più così. La ragione è semplice: la casa di accoglienza sarà chiusa per mancanza di fondi.
Antonio è un anziano che vive in un comune a nord di Napoli. Fino ad un anno fa era seguito dai servizi sociali, depresso perché stava invecchiando troppo precocemente, non per motivi di età o per una patologia ma perché malato di solitudine. Da un anno è rinato grazie ad un centro polivalente per anziani dove ha costruito relazioni e amicizie, trovando cose utili da fare per riempire i suoi spazi quotidiani di vita. Fra un mese tornerà ad invecchiare. La ragione è semplice: il centro anziani sarà chiuso per mancanza di fondi.
Tre storie di vita diverse, con bisogni, aspettative, diritti differenti. Ma insieme, e allo stesso modo, vite messe in crisi dai continui tagli che a livello nazionale, regionale e, in molti casi, comunale, si continuano a far pesare sul sistema dei servizi.
Scelte politico-amministrative sbagliate, centrate su una logica che considera il welfare tutto sommato come un’insieme di politiche deboli perché pensate solo per i deboli. Scelte comunque perdenti perché le politiche sociali, solitamente viste come fattore essenziale per migliorare la qualità della vita e per assicurare interventi di delegittimazione della criminalità e di aree che vivono nell’illegalità o ai margini della legalità, proprio a Napoli – sulla spinta di varie emergenze – stanno invece sempre più cedendo il passo a strategie spostate su interventi di ordine pubblico. Dove le risposte alla marginalità e alla devianza privilegiano l’allontanamento piuttosto che l’inclusione; il rifiuto all’accoglienza e la repressione contendono spazi alla prevenzione e alla mediazione dei conflitti.
E così si è arrivati ad una politica che, di fronte al problema sicurezza, sa rispondere soltanto con l’aumento delle forme repressive e con la richiesta di militarizzazione del territorio, e alla discussione sul bilancio comunale di previsione propone un taglio di circa 22 milioni di euro alle spese sociali. Tale proposta, se approvata, metterà in ginocchio un sistema di welfare che, sebbene abbia fatto passi avanti, risulta ancora debole e frammentato, incapace di rispondere alle complessità del territorio e ai suoi fenomeni sociali. Peraltro, mettendo in discussione e a forte rischio migliaia di posti di lavoro, come se la disoccupazione – e l’esasperazione della precarietà delle condizioni di lavoro – non c’entrasse con il benessere della comunità.
Per tutte queste ragioni – per richiedere con forza un diverso e più forte investimento sui servizi sociali e sanitari, perché il welfare sia considerato come leva indispensabile dello sviluppo, per promuovere territori veramente sicuri, tutelando e stabilizzando i diritti di tutte le persone – il 13 aprile a Napoli (p.zza Matteotti ore 9,30) si fermerà il variegato mondo del lavoro sociale che andrà in piazza assieme ai destinatari dei servizi, alle loro famiglie, e a tutti quei cittadini che hanno un’idea di città diversa da quella che oggi ci viene offerta. Perché da Napoli possa partire un’iniziativa di tutto il meridione per costruire città più accessibili, più solidali, più capaci di fare tornare dentro chi si è spinto o è stato spinto fuori.

* Coop. Sociale Dedalus di Napoli
** Pres. Consorzio Gesco di Napoli