Dal nero assoluto all’azzurro? L’onda lunga del successo berlusconiano, oltre che ai suoi alleati diretti di Lega e An, ha sotratto voti anche alle liste della destra radicale rimaste fuori dal Polo?
Il magro risultato portato a casa in queste elezioni dalle formazioni apertamente neofasciste potrebbe confermare una simile ipotesi, anche se, nel misurare le percentuali di voto che ha raggiunto, bisogna tenere conto delle molte divisioni interne con cui l’ambiente dell’ultradestra italiana è arrivato al 13 maggio. Inoltre va chiarito come la netta vittoria ottenuta dalla coalizione della Casa delle Libertà può forse avere tolto numeri, quando non vi sono stati accordi e alleanze dirette, alla estrema destra, ma potrà funzionare come una gigantesca cassa di risonanza per molti dei temi cari a quest’area, come l’opposizione all’aborto e all’immigrazione. Perdere voti può così risultare meno costoso di quanto appaia a prima vista, dato che in realtà le proprie posizioni assumono centralità nel dibattito politico complessivo del paese.
A considerazioni simili a queste devono essere riferite le prime affermazioni che sono venute dal mondo neofascista all’indomani del voto. Come quelle del segretario del Movimento sociale-Fiamma tricolore, Pino Rauti, che aveva concluso con il Polo vantaggiosi accordi, che ha infatti parlato di un eventuale appoggio da parte del suo partito al governo Berlusconi “in base a quello che sarà il suo programma”. Mentre, in modo più esplicito, un altro dirigente missino, Claudio Pescatore, ha affermato “vedremo se già nei primi atti del nuovo governo si terrà conto delle istanze che rappresentiamo”.
Quanto ai risultati elettorali, il primo dato da citare riguarda l’unico parlamentare eletto dalla destra della destra, guarda caso proprio grazie a un accordo esplicito con la Casa delle Libertà. Si tratta dell’avvocato siracusano Luigi Caruso Verso, riconfermato nel collegio senatoriale di Avola, dove era già stato eletto una prima volta nel 1996 come candidato della Fiamma tricolore. Quest’anno Caruso, candidato indipendente (della Fiamma) nel Polo, ha raccolto il 41% dei consensi, pari a oltre trentamila voti.
Grazie a questa alleanza, che vedeva il partito di Rauti appoggiare il Polo in tutta la Sicilia, la Fiamma mantiene il suo senatore, ma a guadagnarci di più è la coalizione di Berlusconi che ha vinto in tutta l’isola. Gianfranco Micciché, coordinatore regionale di Forza Italia, ha descritto l’accordo siciliano come “determinante per la nostra vittoria” e ha aggiunto: “Diciamolo chiaramente, nel patto con la Fiamma tricolore non c’è niente da cui nascondersi. Non mi vergogno e, anzi, sono felice perché ci ha consentito di vincere tutti i collegi in Sicilia come non è accaduto da nessun’altra parte”.
Da parte della Fiamma, che considera la Sicilia come un laboratorio dove testare futuri nuovi accordi con il centrodestra, si sottolinea che i seggi ottenuti nell’isola dal Polo sono risultati quasi determinanti nella vittoria nazionale. “Ci attendiamo – spiega Claudio Pescatore – che ci venga riconosciuto che buona parte del merito dell’essere riusciti a cacciare la sinistra dal governo, quel valore aggiunto (…) è stato dato proprio da quel’intesa siciliana”.
La cambiale firmata a Rauti, il Polo finirà di pagarla il 24 giugno in occasione delle elezioni per il rinnovo dell’assemblea regionale siciliana. E’ ancora Micciché ha spiegarlo: “Io rispetto i patti e dunque intendo garantire la presenza di un rappresentante della Fiamma di nostro gradimento nella prossima assemblea regionale. E’ un patto che ho fatto e non intendo romperlo”.
Fuori dall’alleanza esplicita con la Casa delle libertà – altri accordicchi minori sono passati qui e là traducendosi nella non presentazione delle liste missine – la Fiamma tricolore non ha proprio raggiunto risultati significativi. Qualche numero locale merita comunque di essere ricordato, anche se si tratta di dati molto circoscritti, come il 3,12%, pari a 5567 voti, ottenuto da Ennio Mazzon nel collegio senatoriale di San Donà-Portogruaro (8,8% a San Donà città) o il 3,56%, 2962 voti, di Alberto Perini al collegio Chioggia-Cavarzere per la Camera, voti raccolti in una zona in cui da tempo la Fiamma sostiene in particolare le rivendicazioni dei pescatori. Altro dato da segnalare quello della Campania, dove al Senato la media è tra l’1,5 e il 2%.
Va peggio nelle grandi città in cui la Fiamma sperava di poter giocare un ruolo importante per i ballottaggi, pur se è probabile che si vada in ogni caso verso un appoggio ai candidati del Polo. A Napoli, solido insediamento missino, il candidato a sindaco della Fiamma, Raffaele Bruno, si ferma allo 0,5%, mentre a Roma Isabella Rauti raccoglie ottomila e settecento voti, pari allo 0,6%. Nel 1997 nella capitale la Fiamma, prima delle molte scissioni che ha subito, raccolse oltre ventitremila consensi. Ma a Roma quest’anno correvano ben tre liste di estrema destra: oltre a quella guidata da Rauti, il Fronte sociale nazionale di Adriano Tilgher che ha raccolto oltre cinqumila voti, pari allo 0,4%, e Forza nuova, che ha preso lo 0,2, 2770 voti, mentre il suo candidato a sindaco Guido Mussolini è arrivato a 3400.
Presente solo in alcune regioni, in particolare dove non c’era la Fiamma, il Fronte di Tilgher ha preso diversi consensi al Senato: il 2,2% in Abruzzo con 16.800 voti, l’1,4% nel Lazio, con 43000 voti e l’1,5% in Sicilia, con più di 36.000 voti. In alcune località abruzzesi il Fronte nazionale, che aveva sostenuto lo scorso anno le richieste di alcuni pastori contro l’ente che gestisce il Parco nazionale, raggiunge anche percentuali maggiori: addirittura il 20,74% a San Demetrio ne’ Vestini (197 voti), il 5,44% a Carsoli (188 voti), il 3,46 (522 voti) a Giulianova, il 2,87% (837 voti) a Chieti, città di cui è sindaco Nicola Cucullo della Fiamma tricolore.
Quanto ai consensi andati a Forza nuova, alla sua prima prova elettorale e non su tutto il territorio nazionale, non vanno molto più in là, anche se si segnalano alcune situazioni più rilevanti. Nel collegio Veneto 1 della Camera il partito di Roberto Fiore raccoglie ad esempio diecimila voti. A Verona i due candidati neofascisti Alberto Lomastro e Roberto Bussinello, il primo capo ultrà dello stadio Bentegodi e il secondo avvocato degli ultrà e degli skin di destra, ottengono rispettivamente l’1,99% (1749 voti) e l’1,53 (1363). Ancora in Veneto, a Cittadella, Giulio Vanzetto arriva all’1,52% (1315 voti) e a Padova Est, Sergio Celin raccoglie l’1,14% (996 voti). In Lombardia e nel Lazio le percentuali restano bassissime mentre vanno sottolineati i risultati in Liguria, oltre il 2% a Ventimiglia, e in Campania, dove nel collegio senatoriale di Benevento il candidato di Fn supera l’1% con più di 1400 voti. Mentre anche a Milano Forza nuova perde la sfida diretta con la Fiamma tricolore: a Sergio Gozzoli, candidato frontista, vanno 1878 voti (0,2%) mentre al rautiano Attilio Carelli 3832 (0,4%).