Il vescovo di Tripoli: “Per colpire Gheddafi, si colpisce un popolo”

«Buttano le bombe come se fossero gioielli. Non c’è nessun criterio, c’è solo la volontà di farla finita». È quanto afferma ad AsiaNews mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario apostolico di Tripoli, che parla di un accanimento della Nato con l’obiettivo di distruggere Gheddafi e la sua gente. «Dicono che il rais non si vede da tanti giorni. Se lui non si fa vedere, che lo lascino in pace – osserva -. Per prenderlo non possono distruggere tutta la sua gente». Il presule conferma il ferimento di quattro bambini durante i bombardamenti Nato avvenuti nella notte fra lunedì e martedì sulla capitale libica. «Le bombe hanno colpito edifici civili – spiega – alcune sono cadute proprio vicino a un ospedale». Secondo mons. Martinelli le bombe creano sempre di più disagio nella popolazione. «Per le strade – racconta – si vedono madri e bambini disperati, abbandonati a se stessi». Il prelato critica chi definisce l’operazione di guerra contro la Libia, un’azione umanitaria per difendere la popolazione fatta con il benestare delle Nazioni unite. «L’Onu è stato creato per difendere i più deboli – sottolinea – per portare la pace, non la guerra». Per il prelato, infine, l’Italia ha un’importante responsabilità nella crisi libica e «le bombe lanciate contro Tripoli sono un segno grave dell’accanimento contro questo popolo». «Se i grandi che hanno iniziato questa operazione non si fermano e non ascoltano gli appelli – aggiunge il vescovo – non resta che affidarci a Dio perchè dia loro senno e giudizio». (ANSA)