Il Vaffanculo di Grillo fa litigare Bertinotti e Di Pietro

Essendo tra i non molti politici disposti a dare credito a Beppe Grillo e alle richieste del suo Vaffa-day, ieri Fausto Bertinotti e Antonio Di Pietro si sono coerentemente e cortesemente mandati affanculo. Fossero tempi diversi per le istituzioni politiche i comunicati stampa contrapposti della seconda carica dello stato e di un ministro del governo sarebbero un piccolo terremoto. I due si sono reciprocamente accusati di slealtà. Di Pietro che è l’unico frequentatore del Palazzo certificato e garantito da Grillo ha detto di provar male a sentire Bertinotti d’accordo con Grillo sulla non eleggibilità di chi ha avuto condanne definitive perché «ogni settimana chiediamo ai presidente delle camere di calendarizzare il nostro disegno di legge che propone proprio questo ma non riceviamo risposte». «Di Pietro ha davvero perso il senso della misura» ha risposto ar-rabbiatissimo Bertinotti.
In realtà la questione era stata oggetto in mattinata di una discussione in conferenza dei capigruppo. Italia dei valori, il partito di Di Pietro, aveva chiesto la calendarizza-zione in aula del suo disegno di legge, Bertinotti aveva replicato che il testo è ancora in discussione in commissione affari costituzionali aggiungendo però che la richiesta «sarà valutata nella compilazione del prossimo programma dei lavori». Non abbastanza per Di Pietro che è tornato all’attacco, litigando con Bertinotti come aveva già fatto quando lo aveva accusato di rallentare la decisione sulla decadenza di Previti. Anche allora il presidente della camera aveva risposto subito imputando al ministro una scarsa conoscenza delle procedure parlamentari. Del resto Di Pietro non è famoso per l’attenzione ai dettagli e forse anche per questo prende applausi al Vaffanculo-day. Ieri Bertinotti convinto di aver dato soddisfazione alle richieste di Italia dei valori quando ha avuto notizia del nuovo affondo del ministro delle infrastrutture non ha frenato la sua rabbia.
«Non ho mai ricevuto – ha scritto il presidente della camera nel suo comunicato – nessuna richiesta di avviare percorsi legislativi sulla ineleggibilità dei parlamentari. Solo ieri Italia dei valori ha avanzato con una lettera una richiesta che è stata discussa oggi stesso (ieri, ndr) con consenso unanime su come proseguire il lavoro già avviato dalla camera. Il resto è pura fantasia di un ministro che si rivela, in questa occasione, poco rispettoso delle prerogative del parlamento». A quel punto il capogruppo di Idv Massimo Donadi non ha smentito la ricostruzione del presidente della camera ma lo ha accusato di fraintendere «il vero punto politico posto dal ministro Di Pietro».
La questione in realtà è vecchia, avendo tentato Idv di inserire l’ine
leggibilità per i politici condannati nella legge sul conflitto di interessi
la cui discussione è avviata in commissione. Espunto l’argomento per
ché palesemente estraneo, è ritornato di attualità sull’onda del feno
meno Grillo. Che però propone di tenere fuori dal parlamento tutti i
condannati per qualsiasi reato anche solo in primo o secondo grado.
Mentre la proposta depositata a maggio dal deputato dipietrista Co
stantini più moderatamente – chissà se Grillo l’ha letta bene – mira ad
escludere i condannati con sentenza definitiva e solo per reati di parti
colare gravità. Forse è per questo che in tutta fretta un’altra deputata
di Idv, Silvana Mura, ha presentato un altra proposta di legge con den
tro tutte le proposte di Grillo e della «V (come Vaffanculo) generation».
Tre giorni fa.