Se i nostri treni fossero puntuali come orologi svizzeri; se fossero così lucidi e splendenti da sembrare nuovi, o al massimo lavati con Perlana; se fossero sicuri, per chi ci lavora e per chi ci viaggia, allora si potrebbe anche discutere un aumento delle tariffe. Invece sono sporchi, vecchi, perennemente in ritardo, pericolosi per i macchinisti e gli utenti e, ciò nonostante, a gennaio arriveranno puntuali gli aumenti. E aumenti non da poco, una vera stangata, visto che mediamente si aggirano intorno al 9%, con punte del 15% per l’Alta velocità e gli Eurostar. Questi ultimi, per ammissione delle stesse Ferrovie, sarebbero poi quelli che «presentano standard qualitativi di livello europeo, quali quelli della Roma-Milano». Gli unici viaggiatori esenti dagli aumenti sono i pendolari, ma attenzione: solo quelli che utilizzano treni regionali, interregionali ed espressi, con la quasi matematica certezza di arrivare in ritardo al lavoro. Chi per andare al lavoro utilizzerà invece un intercity ne pagherà le conseguenze.
La stangata non arriva come un fulmine a ciel sereno, essendo stata ampiamente annunciata dal presidente delle Ferrovie, Innocenzo Cipolletta: «Opereremo modifiche tariffarie perché le tariffe sono ferme da più di cinque anni e sono la metà di quelle di altri paesi europei». I conti, come si sa, sono in rosso spinto: «Il disavanzo che prevediamo per quest’anno è pari a 2 miliardi di euro concentrati soprattutto in Trenitalia». Le Ferrovie spiegano in una nota che la batosta tiene comunque conto delle categorie di persone che utilizzano il treno per lavoro e i maggiori introiti saranno accompagnati «da una serie di iniziative orientate alla tutela delle fasce sociali più deboli. Tra queste, ad esempio, il potenziamento dei servizi ai disabili nelle stazioni e la distribuzione gratuita della Carta Blu (che consente al diversamente abile di viaggiare con l’accompagnatore pagando un solo biglietto), oltre alla distribuzione gratuita della Carta Relax agli anziani sopra i 75 anni. Inoltre – prosegue la nota di Ferrovie – per facilitare l’utilizzo del treno alle fasce di clientela con minore disponibilità, sono previste specifiche riduzioni della tariffa base in alcune ore della giornata e in alcuni giorni dell’anno».
Belle intenzioni, che però non persuadono i tartassati e le associazioni dei consumatori. Secondo il Codacons «gli aumenti annunciati dalle Ferrovie sono del tutto ingiustificati e verranno impugnati dinanzi al Tar del Lazio per impedirne l’attuazione»; «manca qualsiasi tipo di presupposto alla loro autorizzazione. La qualità del servizio è peggiorata nel tempo, i treni sono fatiscenti, in ritardo e spesso sovraffollati, mentre gli stipendi e le buonuscite dei manager delle Fs sono elevatissimi», spiega il presidente del Codacons Carlo Rienzi che chiede al ministro dei Trasporti di non autorizzare gli aumenti. Contrari agli aumenti anche Federconsumatori che chiede «un piano serio di riorganizzazione e risparmio» per risanare i conti, senza penalizzare l’utenza del servizio ferroviario. Un «monitaggio congiunto con Trenitalia sulla puntualità dei treni e sulle condizioni di pulizia delle carrozze» è richiesta da Adiconsum, che si associa nella denuncia del «lassismo che ha caratterizzato la gesione delle Ferrovie». Andiconsum insiste anche su un altro punto: «Molti sono i pendolari che utilizzano Intercity ed Eurostar. Anche per loro deve valere la regola dell’esenzione dagli aumenti».
Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori, riassume quel che tutti pensano: «Un aumento dei biglietti ferroviari lo si poteva eventualmente proporre solo dopo un netto miglioramento della qualità del servizio soprattutto su tre questioni fondamentali: sicurezza, puntualità e igiene. Ma tutto ciò manca ancora e siamo lontani anni luce da un minimo di decenza qualitativa». Sullo stesso tasto batte il responsabile riforme della Margherita, Riccardo Villari, pur accettando l’aumento annunciato: «Speriamo che da oggi in poi ci sia almeno la carta igienica nei bagni».