«Il terrorismo e i kamikaze? Li ha istigati l’Occidente»

Parla Danilo Zolo, docente di Filosofia del diritto internazionale all’Università di Firenze. «Con il pacchetto Pisanu si viola la libertà degli italiani e basta»

Lei sta dicendo che il terrorismo è paragonabile all’invasione dell’Iraq da parte delle truppe americane?
Il terrorismo non è guerra, ma c’è una grave asimmetria, perchè viene qualificato come terrorista un soggetto privato, affiliato ad un gruppo con una determinata ideologia, che usa la violenza in modo indiscriminato contro i civili per terrorizzarli. Ora il problema è: non ci sono anche interventi da parte di Stati, come gli Stati Uniti, che hanno le stesse caratteristiche di un attacco terroristico? Non uccidono essenzialmente civili, come appunto fanno i terroristi?

Nella sentenza della gup di Milano Clementina Forleo, che qualche mese fa assolse tre stranieri di fede musulmana in base alla differenza, sostenuta dalla dottrina internazionale, tra terrorista e guerrigliero, ciò che rende terroristi non è il mezzo – la violenza – ma il fine (seminare il panico e liberare il Paese dall’occupazione sono cose estremamente diverse). Può un Paese che attacca un altro avere fini terroristici?

Nessuno ha dubbi che i bombardamenti inglesi su Dresda e Amburgo, alla fine della seconda guerra mondiale, siano stati atti terroristici. Churchill aveva detto esplicitamente che occorreva diffondere il terrore nelle città tedesche. Così è successo anche con le bombe atomiche americane su Hiroshima e Nagasaki. Qui si tratta di atti di guerra compiuti da Stati, che però hanno tutti i crismi di un attacco terroristico. E l’attacco statunitense a Falluja, l’autunno scorso, rientra in questa logica.

Ecco perchè parlo di asimmetria: da una parte si mette – giustamente – sotto accusa Saddam Hussein, ma capi di Stato responsabili di guerre assolutamente illegittime, che hanno provocato migliaia e migliaia di morti tra i civili, sono totalmente esenti da sanzioni penali di carattere internazionale.

In che modo la guerra preventiva di Bush ha lacerato il diritto internazionale?

La guerra preventiva nega in radice la carta delle Nazioni Unite che è tutte orientate a impedire la guerra dei singoli stati e attribuire il monopolio dell’uso legittimo della forza internazionale al Consiglio di Sicurezza. La decisione di Bush di legittimare la guerra preventiva è quindi la negazione radicale del diritto internazionale vigente.

Sarà dunque difficile per le Nazioni Unite arrivare ad una definizione di global terrorism, visto che dovrebbero includere anche attacchi militari di Paesi occidentali?

I 16 saggi nominati da Kofi Annan per la riforma delle Nazioni Unite stanno tentando di definire il terrorismo globale in modo nuovo, con l’idea di equiparare l’attacco terroristico all’attacco di uno Stato, in modo tale da legittimare una replica bellica da parte dello Stato offeso. E’ ciò che hanno fatto gli Stati Uniti quando dopo l’11 settembre si sono ritenuti legittimati ad attaccare lo Stato afghano. Questo è un rischio. Comunque almeno si riconosce che ancora non esiste una definizione chiara del fenomeno nella dottrina internazionale.

E’ giusto che Blair dica – e non è l’unico – «siamo in guerra»?

Che la Gran Bretagna sia in guerra è verissimo, e non a causa delle bombe nella metropolitana di Londra. Blair e Bush hanno aggredito militarmente l’Iraq, che non aveva commesso alcun crimine internazionale. E l’hanno fatto basandosi su presupposti che, come tutti sanno benissimo, erano totalmente falsi, cioé il possesso di armi di distruzione di massa. La guerra, quindi, c’è. E si tratta, ripeto, di una guerra illegittima. E’ il crimine internazionale supremo, come disse il tribunale di Norimberga. Quello che dice Blair dunque non giustifica nulla.

Cosa significa?

Che chi commette un’aggressione non può esigere che i propri soldati siano tutelati dal diritto all’autodifesa. Si pensi ad esempio all’uccisione di Calipari, che stava portando in salvo la Sgrena. La pattuglia che gli sparò ha invocato la legittima difesa. Ma chi è presente in un territorio in seguito ad una guerra di aggressione non può rivendicare la legittima difesa per i suoi soldati, e questo lo stabilisce il diritto internazionale. Chi aggredisce ha invece il dovere di smettere di aggredire.

Come può la comunità internazionale far fronte al “global terrorism”, visto che, come lei dice, è stato istigato dall’Occidente?

Il problema non è semplicemente normativo. E’ chiaro che se siamo in presenza di rapporti internazionali nei quali una potenza – come gli Stati Uniti – gode di un potere militare, economico, politico e informatico assolutamente soverchiante perchè superiore a quello di tutti gli altri Stati messi insieme, in questa condizione il diritto internazionale non può funzionare. Perché si possa riavviare un ordinamento internazionale occorre ristabilire un qualche equilibrio tra le varie potenze.

La Cina sta operando in questo senso: non solo sta emergendo economicamente, ma si sta anche armando fortemente, e infatti nei prossimi anni ci saranno delle tensioni crescenti con Pechino non tanto per ragioni economiche ma per ragioni militari. Ma questo potrebbe anche portare ad una situazione internazionale più equilibrata.

Cosa pensa del pacchetto Pisanu sulla sicurezza approvato ieri?

Tutto questo servirà a limitare pesantemente le libertà degli italiani, ma non arriverà a nessun risultato concreto sul piano della sicurezza. Finché non si capirà che alla radice del terrorismo c’è l’aggressività dell’Occidente, e finché non si capirà questo si continuerà sulla strada di misure miopi e probabilmente controproducenti.