«Il sistema mafioso-affaristico non cambierà»

Fatos Lubonja: «Gli albanesi erano così stanchi da non temere il ritorno all’autoritarismo»

Sui risultati elettorali in Albania abbiamo rivolto alcune domande a Fatos Lubonja, scrittore, giornalista, attivista dei diritti umani, ex prigioniero politico e responsabile di una rivista, Perpjeka (Impegno) molto critica del potere albanese e del ruolo dell’Occidente. Ha pubblicato in Italia due libri, «Diario d’un intellettuale in un gulag albanese» (Marco Ed., `94) e «Intervista sull’Albania. Dalle Carceri di Enver Hoxha al liberismo selvaggio» (Il Ponte, 2004).

Come giudica la vittoria di Berisha?

Ci si aspettava la vittoria del Partito Democratico, sia per un motivo «fisiologico», dal momento che otto anni di potere hanno consumato i socialisti, sia soprattutto perché la gente era molto scontenta e disperata per il soffocante regime di corruzione creato da Fatos Nano. E non sto parlando di corruzione individuale, di bustarelle o di qualche appalto truccato. Parlo di un rapporto sistematico fra aristocrazia degli affari e potere per lo sfruttamento del denaro pubblico, che ha soffocato l’Albania in questi anni e ha privato il paese delle fondamentali risorse pubbliche per il benessere della cittadinanza. Puoi allora vedere nelle maggiori città grandi costruzioni private (hotel, casermoni, torri, centri di divertimento…) e scuole e ospedali fatiscenti. Inoltre, la giustizia è completamente asservita agli interessi del potere economico e politico, così come lo sono i mezzi di informazione di proprietà dei maggiori businessmen albanesi, che spesso sono anche dirigenti del Partito Socialista. La campagna elettorale si è concentrata proprio sulla domanda di cambiamento della gente e sulla promessa da parte del Partito Democratico e del nuovo partito di Ilir Meta (che ha lasciato il Partito Socialista per creare una nuova formazione di sinistra) di sradicare il sistematico intreccio fra economia e potere rappresentato dal governo di Fatos Nano. Da parte loro i socialisti non hanno saputo fare altro che agitare lo spettro del ritorno di un regime autoritario di Berisha. Io credo che il puntare tutto su quella carta sia stato il segno della grande debolezza dei socialisti e del loro fallimento. Insomma, non potendo enumerare i meriti del loro governo, non hanno trovato di meglio che agitare il fantasma dell’autoritarismo. La gente è stanca e disperata e quello spettro non spaventa più nessuno. Ora il vero problema è un altro. Nulla cambierà e Berisha si insedierà a capo del sistema affaristico-mafioso al posto di Nano.

Insomma, lo scontento è stato più forte della paura di un regime autoritario…

Prima di tutto dobbiamo dire che anche quello di Nano è stato un regime autoritario, in cui tutte le istituzioni statali erano asservite al sistema di potere del Partito socialista. Inoltre oggi Berisha rappresenta gli strati più poveri della popolazione. Non i socialisti, nelle cui fila stanno i maggiori predatori di fondi pubblici del paese. Possiamo dire che come nel `97 la popolazione non diede retta ai democratici che agitavano la paura di un ritorno al regime comunista, così oggi non ha ascoltato i socialisti che seminavano paura per il ritorno di un Berisha dispotico e antidemocratico.

Crede che gli americani non gradiranno la vittoria di Berisha?

Probabilmente no, perché gli americani prediligono ora da queste parti la stabilità. Se si erano trovati bene con Nano, che oltretutto aveva partecipato alla guerra in Iraq definendosi «Europa giovane», perché cambiare? Forse possono essere anche spaventati dal fatto che Berisha a suo tempo fece aderire l’Albania alla Conferenza dei Paesi Islamici. Allo stesso tempo è vero però che con Berisha in politica estera non dovrebbe cambiare nulla. Anche lui parlerà di fedeltà euro-atlantica, con Washington comunque sempre al primo posto.

Una sconfitta salutare per i socialisti?

E’ difficile dirlo. Bisogna pensare infatti che il partito fuori dal potere potrebbe disgregarsi, perché quella è stata la sua ragione di vita negli ultimi otto anni: l’essere a capo di un sistema affaristico-mafioso per predare il denaro pubblico. Molti lasceranno quindi la politica nel momento in cui vedranno che non servirà più loro stando nei banchi dell’opposizione. Altri passeranno al Partito Democratico per rimanere nelle stanze del potere. Pensi che per la campagna elettorale sono stati spesi 70 milioni di euro. Per l’Albania è una cifra enorme, e la maggior parte è stata spesa dai socialisti, come se fosse un vero e proprio investimento capitalistico a favore dei propri affari.

E Meta potrebbe rappresentare una speranza per la sinistra albanese?

Lui ha lasciato il Partito Socialista condannandone duramente il sistema di potere, anche se all’inizio ne è stato forse uno degli architetti. E’ giovane e preparato e in campagna elettorale è stato molto duro e puntuale nelle sue denunce. Staremo a vedere.