Il ritorno della «linea verde»

La «linea verde», ovvero la linea armistiziale che di fatto marcava i confini di Israele (ben più estesi rispetto a quelli ufficiali decisi dall’Onu nel 1947) prima della Guerra dei Sei Giorni (1967) e la conseguente occupazione dei Territori palestinesi, dovrebbe riapparire nelle carte geografiche e nei libri scolastici dello Stato ebraico. La buona notizia non è il risultato di un intervento internazionale ma di una decisione presa dal ministro dell’istruzione israeliano, la signora Yuli Tamir, fondatrice del movimento Peace Now. La scomparsa della «linea verde» dalla maggior parte delle cartine e da quasi tutti i libri di testo stampati in Israele è avvenuta mentre lo Stato ebraico accusa i palestinesi e gli arabi di non marcare la sua presenza nei libri scolastici. Qualche anno fa l’Unione europea denunciò con forza l’assenza di Israele dalle mappe inserite in alcuni libri di testo palestinesi e diversi quotidiani italiani sdegnati si unirono alle critiche. Nessuno ha fiatato invece di fronte alla scomparsa della «linea verde» e alla rinascita avvenuta sulle cartine israeliane della biblica «Eretz Israel». Gli stessi giornali nemmeno hanno notato che due anni fa una stimata docente, Nurit Peled-Elhanan, dell’Università ebraica di Gerusalemme, ha pubblicato una ricerca su sei libri di testo israeliani stampati dopo gli accordi di Oslo (1993) e approvati dal ministero dell’istruzione, in cui non solo non c’è la «linea verde» ma nelle cartine non sono visibili le città arabe in Israele e la Cisgiordania occupata viene chiamata con i nomi biblici di «Giudea e Samaria». Di fronte a questi colpevoli silenzi si deve dare atto al ministro Tamir di aver riconosciuto un capitolo importante di legalità internazionale, in attesa del ritiro israeliano da tutti i territori palestinesi e arabi che ha occupato ormai quasi 40 anni fa. «Se non mostriamo questi confini – ha detto il ministro – il risultato sarà di confondere i nostri ragazzi», facendo credere a molti di loro che la Cisgiordania è parte di Israele. Non è detto però che la decisione di Yuli Tamir abbia un seguito concreto. Le reazioni sono state tante e immediate. Tamir è stata accusata di voler imporre le sue «convinzioni politiche» e un gruppo di rabbini ha perfino emesso un editto religioso che vieta di studiare su libri che marchino la «linea verde».