Il ritorno del papa re

La cornice era particolarmente solenne, fra le corazze luccicanti dei corazzieri e gli stucchi dorati delle sale del Quirinale. Papa Benedetto ci si muoveva evidentemente a suo agio, quasi a ricordare a tutti che il Quirinale avrebbe dovuto essere suo, se lo stato italiano non glielo avesse ingiustamente sottratto. Invano Ciampi gli faceva vedere dalla finestra la cupola di San Pietro: era chiaro che il Quirinale non riusciva certamente a sovrastarla. Un incontro che è apparso a senso unico. Invano Ciampi ha ricordato Costituzione e Concordati: stato e chiesa uniti nella collaborazione ma ciascuno al posto suo. Quando ha citato la laicità dello stato, sembrava quasi che chiedesse scusa.

Non appena Ratzinger ha preso la parola, è apparso subito chiaro in che modo la chiesa intendeva rispettare i patti. Niente di nuovo, d’altronde. Il papa non ha fatto che ripetere le posizioni che ormai conosciamo. Sembra che sia il cardinale Ruini a determinare la linea e che l’onda lunga del recente referendum continui e trovi addirittura nel pontefice il suo portavoce.

Per il papa la laicità va bene, ma deve essere «sana» e questa salute è chiaro che è la chiesa a deciderla e, eventualmente, a curarla.

I temi sono i soliti, estremamente significativi. Il papa li ha ridotti – si fa per dire – a tre: la vita dal concepimento alla morte, il matrimonio, la scuola. C’è tutto. E’ su questo «tutto» che la chiesa chiede una sorta di supervisione. Adesione, direzione, se si preferisce. In nome di una autorità superiore che lo stato non può non riconoscere e di cui la chiesa è garante. Allo stato l’obbediente esecuzione. Nonché, se è il caso, come per la scuola, anche qualche sostanziale aiuto economico. Altro che parità.

Significativa la scelta dei temi, sia per la loro centralità nella vita della società, sia per il largo consenso che ottengono, come la battaglia per il recente referendum ha confermato. Comunque gli affezionati alla laicità non devono dimenticare i risultati opposti dei referendum sul divorzio e sull’aborto. Non sono passati molti anni, ma l’autorità ecclesiastica tende a cancellarne la memoria anche se ufficialmente si ripete che la legge sull’aborto non si toccherà. Vedremo.

Non mancavano e non mancano, d’altronde, altri temi sui quali un rimprovero all’Italia da parte del pontefice sarebbe stato più comprensibile e forse utile. La maniera di trattare gli immigrati, ad esempio, nei nostri campi di concentramento, o il divario sempre crescente fra i ricchi e i poveri, il problema del lavoro e della casa, ecc. Sembra che all’autorità ecclesiastica tutto ciò non interessi o, per lo meno, interessi meno di quello che riguarda l’etica sessuale e famigliare. I temi che toccano i valori «evangelici» della società e della vita, d’altronde, rischierebbero di far perdere all’autorità ecclesiastica quella posizione «bipartisan» alla quale è attaccata: una posizione che, in realtà, più che bipartisan è chiaramente spostata dalla parte di Berlusconi e del suo centrodestra. La solenne cerimonia di ieri, con le parole dette e con i suoi silenzi e omissioni, è stata una conferma e delle difficoltà del mantenimento di una vera – sana – laicità dello stato e di una chiesa cattolica che continua a vantare posizioni di privilegio. Una situazione che il nuovo pontificato non sembra intenzionato a correggere. Tutt’altro.