«Il referendum, scommessa al buio per Abu Mazen»

Il presidente Abu Mazen non fa marcia indietro e insiste con la convocazione del referendum sul documento di «Riconciliazione nazionale» preparato dai prigionieri palestinesi che, contro le posizioni di Hamas, prevede un riconoscimento di fatto dell’esistenza di Israele. I palestinesi di Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme est andranno alle urne il 26 luglio e nel frattempo si prevede una lunga battaglia politica tra la presidenza e il governo. E non pochi temono che questo confronto possa sfociare in un scontro violento. Ne abbiamo parlato con l’analista palestinese Ghassan Khatib, del Centro media e comunicazioni di Gerusalemme Est.
Ora è ufficiale, Abu Mazen ha firmato il decreto presidenziale e i palestinesi si pronunceranno sul documento dei prigionieri. Hamas ha accolto la notizia con forte disappunto. Cosa accadrà nelle prossime settimane?
È possibile che vadano avanti gli atti di violenza tra Hamas e Al-Fatah (il partito di Abu Mazen, ndr) ma, a differenza di tanti, non credo nell’inizio di una guerra civile. Il premier Haniyeh e i vertici di Hamas faranno il possibile per contrastare il progetto del presidente ma solo sul piano politico e, con ogni probabilità, lanceranno un appello al boicottaggio del voto sottolineandone la illegalità, almeno sulla base di quanto prevede lo statuto dell’Anp.
Una vittoria di Abu Mazen significherebbe l’automatica caduta del governo di Hamas?
È un’ipotesi, ma non necessariamente l’unica. Hamas ha vinto le elezioni, gode in parlamento di una solida maggioranza e tenterà di ridimensionare il significato di un eventuale successo del presidente. Abu Mazen in caso di vittoria cercherà di mettere Hamas di fronte alla volontà popolare ma non è detto che riesca ad ottenere ciò che cerca. La situazione interna palestinese è molto fluida e pertanto è errato arrivare a conclusioni troppo scontate.
Abu Mazen è convinto che solo vincendo il referendum potrà rafforzare la sua posizione nelle vicende interne palestinesi e, più di tutto, riuscirà a riportare Israele al tavolo delle trattative. Cosa gli fa credere credere di poter raggiungere questo obiettivo, ha forse ricevuto assicurazioni da parte americana?
Assicurazioni non credo, forse qualche segnale interessante. Washington certo non potrà rimanere indifferente di fronte all’esito favorevole di un referendum, voluto con determinazione e vinto da Abu Mazen, che è volto a costringere Hamas a riconoscere l’esistenza di Israele. Allo stesso tempo è evidente che Abu Mazen non ha nulla di certo in tasca e le ultime dichiarazioni di Olmert sulla scarsa importanza del voto e sulla debolezza del rais palestinese indicano che il governo israeliano è intenzionato ad attuare il piano unilaterale e a lasciare in disparte i palestinesi.
È altrettanto vero che Abu Mazen potrebbe ritrovarsi con un pugno di mosche dopo aver provocato una frattura ampia tra le fazioni palestinesi schierate con lui e quelle contrarie…
È vero, ma allo stesso tempo è necessario fare qualcosa per tentare di sbloccare il quadro politico, altrimenti i progetti israeliani andranno avanti senza alcuna opposizione.