La nota: «I rischi sono responsabilità del governo». Rutelli: era solo una frase. Fassino: noi siamo bipartisan
Se l’attacco è violento la risposta è misurata. Nei toni più che nella sostanza. Prodi schiva l’accusa di essere fiancheggiatore dei terroristi per aver parlato di «ritiro delle truppe di occupazione» e affida la replica al suo portavoce: «Il governo e la maggioranza che lo sostiene portano intera la responsabilità di aver mandato i nostri militari nel posto sbagliato per il motivo sbagliato e di tenerceli esponendoli a gravi rischi senza una strategia d’uscita». Nessun passo indietro, dunque. Il professore finito sotto il fuoco di fila del centrodestra un giorno e mezzo dopo aver ribadito l’impegno dell’Unione a venir via dalla guerra in Iraq non si scompone. E’ probabile che non si aspettasse tanto livore in cambio del suo impegno perché i deputati della margherita e dei Ds appoggiassero oltre ogni dubbio il pacchetto Pisanu. In sua difesa scende lo stato maggiore dell’opposizione, con sfumature diverse.
Se Bertinotti parla di aggressione sconsiderata e riecheggia le parole di Prodi evidenziando il «tentativo di nascondere la responsabilità storica di aver portato il paese in guerra contro la sua volontà e contro la Costituzione», sulla stessa linea i pacifisti della coalizione si stringono a difesa del professore. Comunisti italiani e Verdi se la prendono con «le menzogne» e«l’ignobile attacco» del presidente del Consiglio. Anche Rosy Bindi della Margherita bolla come «assurde e gravi» le parole del Cavaliere, e così Cesare Salvi della sinistra Ds accusa Fini e Berlusconi di «capovolgere la realtà».
Spostandosi nell’arco del centrosinistra però compaiono le sfumature. Nessun dubbio che tutti difendano Prodi, ma lo fanno a modo loro. Fassino ritorna con rammarico sul clima bipartisan subito spezzato: «Proprio nel giorno in cui il parlamento dà una dimostrazione di coesione e unità, le parole di Berlusconi e Fini sono fuori misura, stonate e sbagliate». La difesa delle dichiarazioni di Prodi sul ritiro lascia il posto alle più scontate repliche al Cavaliere. Mastella mentre dà un buffetto a Berlusconi – «parole fuori misura» – si preoccupa di ribadire che l’Udeur non la pensa come Prodi ma è favorevole alla missione in Iraq.
Nemmeno Rutelli può evitare di criticare le «parole gravemente infelici» di Berlusconi. E anche il leader della Margherita come Fassino versa lacrime sulla «lealtà istituzionale e la grande responsabilità dell’opposizione» così presto dimenticate dal capo del governo. Soprattutto però manda a dire al Cavaliere che «non si può fare campagna elettorale prendendo a pretesto una frase, quando Prodi si è espresso con chiarezza sulla gradualità del disimpegno delle nostre truppe e sul mutamento della missione italiana». Una frase sola, dunque. In fin dei conti se Prodi parlasse sempre come Rutelli Berlusconi non avrebbe ragione di attaccarlo.