Il Prc tratta, gli alleati vogliono far saltare il tavolo

Vista da Rifondazione, la bozza Bianco è un «accettabile» punto di partenza su cui trattare, almeno così viene definita a microfoni spenti. Vista dagli alleati della Cosa rossa è cattiva, anzi pessima. Così viene definita anche a microfoni accesi. Il testo presentato, più simile al modello tedesco che al vassallum, divide, e non poco, la sinistra-sinistra, a pochi giorni dal lancio in grande stile, sabato scorso, del soggetto unitario e plurale. La proposta, infatti è diventata la cartina di tornasole di uno scontro ben più ampio. Che riguarda due punti. Il primo, tutto interno alla sinistra dell’Unione, è se giocare, anche in futuro, all’interno di un quadro bipolare. Il secondo riguarda i rapporti con Prodi e Veltroni. Detto in altri termini investe – e non è un dettaglio – il futuro della Cosa rossa.
In via del Policlinico se ne sottolineano gli aspetti positivi. Su tutti: la
base è un sistema proporzionale, che nonostante preveda (per ora) l’indicazione del premier («È un’indicazione politica, non implica modifiche costituzionali», dicono) permette di trattare nella direzione tedesca, l’unica che, per i dirigenti del Prc, consenta di superare il «bipolarismo coatto».
E di scegliere se stare al governo o all’opposizione senza esserne costretti dalla legge elettorale. L’asse col segretario del Pd, in queste ore, tiene, ma il Prc rilancia su due technicalities, che secondarie non sono proprio: il voto doppio e il recupero nazionale e non circoscrizionale dei resti, altrimenti, per Rifondazione, diventa troppo alta la soglia di sbarramento.
La posizione di Verdi e Pdci è, invece, perfettamente opposta. Dice il
capogruppo dei Verdi alla Camera Bonelli: «Il metodo che ha portato alla definizione della bozza di legge elettorale è inaccettabile ed ha prodotto un testo che riporta il paese alla Prima Repubblica, che affossa il bipolarismo, che riduce ulteriormente il potere dei cittadini perché non reintroduce le preferenze e che è costruito sulle esigenze del Pd e di Berlusconi. Ci opporremo in tutti i modi». E il capogruppo del Pdci Sgobio gli fa eco: «Per quel che riguarda la bozza Bianco, noi siamo contrari. Non può nemmeno essere presa come base di discussione. Stupisce che Rifondazione abbia accettato di discutere sul quel testo dopo aver detto che il punto di riferimento doveva essere il sistema tedesco. Ma quello non è il tedesco, è altra cosa». Per i piccoli la parola d’ordine è una sola: rallentare. Ma l’obiettivo vero è far saltare il tavolo e andare dritti al referendum. Il ragionamento che fanno (per rallentare) suona più o meno così: per trattare sulla legge elettorale bisogna avere innanzi tutto una posizione comune nella maggioranza. Anche perché, dicono, una posizione non comune della maggioranza indebolisce il governo (tesi respinta tout court da Rifondazione). In questo caso l’unico garante, anche in materia di legge elettorale, è Prodi, non Veltroni (tesi, anche in questo caso, ben lontana dalla linea di Rifondazione). Ieri, al termine di una riunione di maggioranza molto tesa, tutti i piccoli dell’Unione hanno ottenuto un vertice ad hoc sulla legge elettorale per 10 gennaio. Non solo. E stato anche chiesto al presidente della commissione Affari costituzionali del Senato Enzo Bianco di posticipare al 20 gennaio il termine degli emendamenti. Se non è un affossamento della proposta ci manca davvero poco, visto che quella data farebbe cadere la discussione a ridosso del pronunciamento della Corte sul referendum.
La ricaduta sulla Cosa rossa? La stessa: un rallentamento del processo. Dice Bonelli: «Dobbiamo trovare una posizione comune sulla legge elettorale nella Cosa arcobaleno ma principalmente nella maggioranza». Visto che modello tedesco e Cosa rossa sono strettamente intrecciati la posizione dei Verdi e del Pdci equivale a tirare il freno. Ma la linea di Verdi e Pdci ha anche un altro obiettivo, tutto interno alla sinistra-sinistra, neanche tanto secondario: quello di attutire la verifica di governo chiesta da Rifondazione. Se infatti il vertice di gennaio avrà al centro la legge elettorale, questa discussione, di fatto, assorbirà quella sulla verifica di governo. Esattamente il contrario di quel che vuole il Prc. Russo Spena chiarisce: «La verifica sulla legge elettorale non può essere confusa con quella programmatica. Noi siamo convinti che un vertice per trovare una posizione comune nella maggioranza e per poi andare al confronto con l’opposizione significa far saltare il tavolo». E sulla Cosa rossa aggiunge: «Il progetto della sinistra ha tempi diversi rispetto alla legge elettorale. Anche se quella tedesca aiuta il processo di aggregazione.