Il Prc lavora per Pd e Pdl

Il debutto, ieri, non è stato brillantissimo. La “bozza” Bianco è stata accolta molto bene dal Pd e da Forza Italia, ma ha lasciato di ghiaccio i partiti medi dell’opposizione -An, Lega e Udc – e ha fatto infuriare i “na-netti” dell’Unione: che minacciano, Mastella e Diliberto all’unisono, traumatiche conseguenze sul governo. «Evidentemente il Pd ha deciso di far cadere il governo», ha minacciato ieri il capo del Pdci. «Io non tengo in piedi un governo in cui ci sono quelli che mi vogliono ammazzare», gli ha fatto eco il Guardasigilli.
Bilancio magro, al momento, se non fosse per il fatto che dietro la situazione s’è già messa in movimento, ancorché sottotraccia. In questo senso Rifondazione comunista – che ha posto due condizioni per poter arrivare ad un’intesa su un testo base – sta tentando di svolgere un ruolo di mediazione. Due delle più forti perplessità espresse sulla bozza Bianco da Udc e Lega, per esempio, riguardano il punto della ripartizione dei resti e il dilemma tra scheda unica o voto disgiunto. Il partito di Casini e quello di Bossi, che giudicano non ricevibile la bozza Bianco perché tende a rafforzare troppo i due partiti maggiori, potrebbero cambiare atteggiamento se, come chiede il Prc, il testo prevedere il voto disgiunto tra collegio e lista e il conteggio dei resti su scala nazionale e non circoscrizionale. Punti su cui Forza Italia e Pd, per ora, tengono.
In questa partita, a quanto pare, Rifondazione sta investendo parecchio. I suoi dirigenti esprimono dubbi sulla bozza, «ma il nostro atteggiamento è costruttivo», assicura il presidente dei senatori Russo Spena: «L’obiettivo è approvare il testo base entro Natale e inviarlo alla camera a febbraio». «L’importante è partire e la bozza Bianco è una base di partenza», ragionava ieri Franco Giordano, rammentando a quanti hanno la sua stessa preoccupazione (ieri Ferrero è stato a pranzo con Mastella per cercare di rassicurarlo) che «se non si parte, il referendum diventa assolutamente inevitabile e il referendum deve essere evitato». Enigmatica la posizione di An: appena uscito dall’aula della commissione affari costituzionali, il presidente Matteoli aveva giudicato tiepidamente la proposta Bianco: «È un po’ debole, ma An vuol partecipare al tavolo delle riforme e presenterà i suoi emendamenti». Nel giro di poche ore, dopo una dura presa di distanza dalla bozza da parte del leader dei referendari Guzzetta, la posizione di An s’è trasformata nel suo opposto: «È una proposta inaccettabile, che avrà vita breve e non andrà lontano». Con colorita metafora, il leghista Calderoli ha definito «un peto» la proposta Bianco: «Contiene più opzioni alternative, perciò non c’è una proposta da commentare». Ma al di là delle battute, ieri l’esponente leghista ha studiato con attenzione gli effetti del voto unico, delle soglie di sbarramento, del numero delle circoscrizioni, del recupero dei voti su base nazionale della bozza Bianco. Per concludere – nel corso di una dotta disquisizione tecnica con Gavino Angius e la rossoverde Palermi che annuivano gravemente – che «così com’è questo modello non è tedesco ma è sempre il Vassallum, messo alla rovescia e senza Vasellina. Va cambiato».
a Lega e Udc. Ma è scontro coiforzisti sul «voto unico»
«È una bozza un po’ confusa, noi siamo e restiamo per fare da Sponda al tedesco, non per gli imbrogliucci», è stata la valutazione di Casini, ieri rampognato da Veltroni: «Casini è moderato a giorni alterni – lo ha punzecchiato il leader del Pd – e quando non lo è parla di truffe e imbrogli». Via libera alla bozza Bianco, ovviamente, da Finocchiaro e Zanda. «Mi fido di Veltroni. Hanno presentato una proposta – ha detto Berlusconi – continuiamo a dialogare». Ma Schifani ieri già precisava: «C’è la volontà di dialogo purché non si abdichi sul voto singolo nella scheda».