Il Prc e il governo: decide la nostra base

Manifestazione del 20 ottobre e stati generali della sinistra. Parlando alla direzione e all’esecutivo del Prc, riuniti ieri, Franco Giordano fissa così i capisaldi dell’azione politica del partito da qui alla fine dell’anno. Non ci provi Romano Prodi a «criminalizzare» la mobilitazione lanciata da Liberazione e il manifesto , è il monito del segretario del Prc: la giornata servirà per «determinare un clima nuovo nel paese e un salto di qualità nell’azione del governo». Piuttosto, è l’altro monito, il premier pensi a «svolgere un ruolo di mediazione tra noi e chi cerca di alterare il programma dell’Unione, non sia solo mediatore tra le anime del Pd».
Ma, oltre all’unità a sinistra e al 20 ottobre, Rifondazione non rinuncia nemmeno a consultare il proprio popolo sull’opportunità di restare al governo. L’idea, annunciata prima dell’estate, rispunta nel corso del dibattito della direzione e dell’esecutivo. Ci pensa Ramon Mantovani a chiedere conto di che fine abbia fatto la consultazione del popolo del Prc sul governo. «Si deve fare», è il rilievo del deputato, accolto da Giordano, che al termine della riunione indica anche i tempi della consultazione. «La faremo dopo la manifestazione del 20 ottobre e prima degli stati generali della sinistra unitaria, che si terranno entro la fine dell’anno», dice Giordano. Le modalità della consultazione non sono state ancora definite, a parte il fatto che riguarderà non solo gli iscritti al partito, ma chiunque faccia riferimento alla sinistra o al Prc. Del resto, in questo momento, Rifondazione cerca di concentrare gli sforzi organizzativi sulla manifestazione del 20 ottobre, evento che incrocia tutti gli altri temi in agenda: il rapporto con il governo e con i sindacati (dopo il no della Fiom al protocollo sul welfare e in attesa dell’esito del referendum dei lavoratori), il processo unitario a sinistra, la democrazia e la partecipazione nell’era della crisi della politica e del “grillismo”. Sono i temi che intrecciano il dibattito della direzione e dell’esecutivo del Prc, nel corso del quale trova spazio un colorito confronto tra Mantovani e Alfonso Gianni sul percorso unitario a sinistra. «Sono contrario agli stati generali della sinistra – attacca il deputato – Non ho capito di che si tratta, se non di una riunione tra gruppi dirigenti che vogliono dare l’impressione dell’unità al più presto per far dimenticare le divisioni sul 20 ottobre. E’ un rimedio peggiore del male che fa dimenticare uno dei punti dirimenti».
E cioè, continua Mantovani, «il fatto che il governo è una bussola per altri soggetti del percorso unitario mentre non lo è per noi». E sul 20 ottobre, un’annotazione piccante: «Sento dire che è per il governo. Almeno Ceausescu aveva il gusto di organizzare le manifestazioni per il governo in occasione di un anniversario… Invece deve essere chiaro che il 20 ottobre è una protesta, che non mira alla caduta di Prodi, ma rivendica questioni sociali, pena la crisi di credibilità del governo». In sala, Gianni scuote la testa. «Alfonso, non lo fare», lo chiama in causa Mantovani. «Non la scuoto per te, ma per i miei problemi personali a sfondo sessuale…», è la risposta scherzosa, che serve a rilassare tutti. «Il processo per un soggetto unico e plurale della sinistra è l’unica speranza – dirà poi il sottosegretario allo Sviluppo Economico nel suo intervento – e va costruito possibilmente dal basso. Le riserve di Mussi sul 20 ottobre, il suo rapporto con il governo non significano che non ci può essere il processo, ma che ci sono delle differenze. Non riconoscere questo significa chiudersi nell’autoreferenzialità. Tanto più che la competizione con il Pd è complessa perchè il Pd non aumenta l’antipolitica, ma contiene un progetto: non vederlo è un errore». E al progetto del Pd bisogna rispondere, continua Gianni, «non con il sol dell’avvenire o con un vago socialismo, ma con lo sforzo di trovare una risposta in termini di politica economica e sociale di idea della sinistra. Non possiamo farlo da soli, tanto meno – è la battuta conclusiva – solo con Marco Rizzo: faremmo un limone spremuto…».
Esprime perplessità sul percorso unitario anche Claudio Grassi di “Essere Comunisti”: «E’ inutile parlare di partiti unici quando non riusciamo a manifestare insieme e nemmeno a dare un giudizio unitario sulle pensioni». Più duro Gian Luigi Pegolo dell’Ernesto: «Non capisco l’ossessione per la cosa rossa». Alberto Burgio suggerisce di «far valere l’egemonia sui contenuti nel processo unitario a sinistra».
Nelle conclusioni, Giordano rivendica fino in fondo la scelta del percorso unitario con Sd, Pdci e Verdi «contro il degrado e la passività», fenomeni che il segretario del Prc rifiuta di chiamare «antipolitica, termine che presuppone che ci sia qualcuno che si contrappone alla politica ufficiale. E allora noi dove stiamo? – si chiede Giordano – Nella politica ufficiale? No: lo dimostra la manifestazione del 20 ottobre». Anche la scelta della mobilitazione viene rivendicata fino in fondo e il segretario di Rifondazione non accetta le sollecitazioni di chi (Gianni) invita a «stare attenti perchè i guai in caso di insuccesso potrebbero essere maggiori dei benefici di una probabile riuscita». «Che vuol dire? – replica Giordano – Che abbiamo fatto bene o male? Io penso che abbiamo fatto bene. Dovevamo aspettare un consenso più largo? Non ci sarebbe stato. Se non l’avessimo costruita, ci sarebbe stata un’altra manifestazione grande ma non contro il governo: contro di noi». Invece, il 20 ottobre sarà la «risposta in termini di partecipazione», insiste il segretario del Prc, che racconta di avere «riscontri positivi» dai territori sulla riuscita della giornata e si dice certo che «anche le perplessità di Ginsborg saranno superate». Ma il 20 ottobre, continua, «non è esaustivo del processo unitario a sinistra» e infatti, dopo, ci saranno «gli stati generali della sinistra, conseguenza di un processo lineare, di un popolo che si manifesta», risponde Giordano a Mantovani. Perchè c’è il fenomeno Beppe Grillo che «non si può sussumere senza costruire un’alternativa, come hanno fatto i Ds invitandolo alla Festa dell’Unità – prosegue il segretario – Lo hanno sussunto nel loro recinto, senza dialogarci e alla fine l’operazione gli si è rivoltata contro».
Un altro nodo che intreccia il dibattito: il no della Fiom sui protocolli di luglio e la scelta della dirigenza di Rifondazione di non fare campagna per il no nel referendum dei lavoratori. «E’ assurdo sostenere la Fiom e poi, per non incrinare il rapporto con Sd e Cgil, scegliamo di non fare campagna per il no», dice Pegolo. «E’ una manifestazione acuta di cretinismo parlamentare», la definisce Claudio Bellotti di “Falce e martello”. Critico anche il segretario regionale del Prc lombardo, Alfio Nicotra («Non si può dire: rispettiamo i sindacati e dopo faremo la nostra battaglia in Parlamento. L’iniziativa dal basso deve avvolgere il Parlamento») e Grassi («Assurdo che sui volantini spediti alle federazioni ci sia scritto che non è importante il sì o il no al rererendum, ma partecipare»). Secca la replica di Giordano: «Con la Fiom abbiamo lo stesso giudizio sul protocollo, ma la Fiom stessa non organizza il voto al referendum. Vi rendete conto di cosa significherebbe se lo facessimo noi?». Giovanni Russo Spena, “voce” del Prc da quel campo di battaglia per l’Unione che è il Senato, punta i riflettori sulla battaglia parlamentare su welfare e pensioni: «Dobbiamo cominciare a discutere di cosa riusciremo a portare a casa». Il compito non è semplice, viste le pressioni nel e del Pd e la mancanza di una visione comune a sinistra sui propositi emendativi dell’intesa sulla previdenza (sostenuti dai soli Prc e Pdci). Tant’è che anche il capogruppo di Rifondazione a Palazzo Madama suggerisce di «preparare la consultazione del popolo di Rc sul governo». Non solo politica interna. Il capogruppo alla Camera Gennaro Migliore lancia l’allarme sui nuovi venti di guerra che spirano in direzione Iran: «Tutti ci ricordano il ’98. Io ricordo quello che seguì: l’Italia nella guerra in Kosovo. Oggi dobbiamo puntualizzare subito la nostra posizione sull’Iran con le altre forze politiche, anche se al momento non ci sono segnali di una probabile adesione dell’Italia alla guerra». Nell’immediato, il Prc aderisce alla marcia per la pace Perugia-Assisi del 7 ottobre, annuncia Giordano. Marcia che non potrà non guardare alle nuove minacce belliche, dice il responsabile Esteri Fabio Amato. Un occhio poi alla Sinistra Europea, che celebra il suo prossimo congresso a Praga a novembre. Pronta la bozza delle tesi congressuali, presentata in direzione da Graziella Mascia. La direzione di ieri ha inoltre approvato a larga maggioranza la proposta di commissariamento della Federazione di Genova fino al prossimo congresso del Prc nel 2008. Il commissario incaricato è Mirko Lombardi.