La fase congressuale di Rifondazione comunista prende il via oggi, con la presentazione di fronte al Comitato politico delle tesi congressuali. L’approvazione del documento sarà però votata nella prossima riunione del Comitato, fissata per il 14 dicembre. In mezzo è prevista una fase di discussione. Quasi certamente, dunque, nella riunione di oggi non verranno presentati emendamenti, e lo scontro sarà rinviato a metà dicembre.
Ma che a uno scontro aperto si arrivi è quasi certo. Le tesi, che saranno illustrate oggi nella relazione introduttiva di Paolo Ferrero, si basano sul documento pre-congressule della segreteria, il quale ha già suscitato dissensi in quantità nell’ala “destra” del partito, quella più attenta al rapporto con i partiti del centrosinistra e meno convinta dalla relazione privilegiata che Bertinotti intende costruire con il movimento.
Il primo punto di frizione è tuttavia teorico e analitico. In materia di globalizzazione, le tesi privilegiano l’aspetto di frattura e discontinuità con il passato veicolato dal nuovo assetto politico mondiale. Rimettono in discussione le analisi classiche sull’imperialismo. Sottolineano la perdita più o meno secca di sovranità di tutti gli stati nazionali, a eccezione degli Usa. Già su questo aspetto, l’ala “destra” non concorda, convinta che la categoria dell'”imperialismo” sia ancora adeguata.
Il vero oggetto del contendere è però il rapporto con il movimento e l’interpretazione dello stesso offerta dalle tesi. Il documento proposto da Ferrero riconosce che il movimento non ha ancora dispiegato per intero le proprie potenzialità. Lo considera però come un’espressione che si pone “al livello dello sviluppo del capitale”. In soldoni, non un semplice movimento episodico di contestazione e protesta ma molto di più. Il vero soggetto che, almeno in potenza, può fronteggiare il capitalismo nella fase del suo sviluppo definita “globalizzazione”.
E’ un’analisi dalla quale discendono conseguenze del tutto concrete. Prima fra tutte la decisione di privilegiare il rapporto con il movimento, e in generale con le soggettività politiche antagoniste diffuse e non istituzionali, rispetto al tradizionale rapporto con gli altri partiti. In secondo luogo, la proposta di modificare il dna stesso di Rifondazione, sostituendo il primato dell’identità politica di partito con quello della ricerca di relazioni da costruire e consolidare con gli altri soggetti antagonisti, senza mirare in alcun modo, assicurano i collaboratori più stretti di Bertinotti, a una qualche egemonia.
La stessa ispirazione “movimentista” guida le proposte che riguardano direttamente la forma-partito: un tentativo di rimettere in discussione e ridefinire la linea gerarchica, oggi troppo “verticale”, e l’opzione a favore della territorializzazione dell’attività politica, che passa ad esempio per la proposta di costruire Social forum a livello non solo di città ma anche territoriale e di puntare su vertenze anch’esse territoriali.
Le tesi, in definitiva, si propongono di formalizzare e praticare la “svolta” movimentista annunciata da Bertinotti, e già avviata sin dall’organizzazione delle manifestazioni di Genova. A questa ipotesi si contrappone apertamente, da sinistra, la minoranza che fa capo a Marco Ferrando e che nell’ultimo congresso ottenne il 16% dei consensi, decisa a presentare un documento alternativo. “Noi – spiega lo stesso Ferrando – chiediamo il recupero della originaria proposta anticapitalista e rivoluzionaria. Siamo per mantenere il ruolo di avanguardia del partito, che Bertinotti vorrebbe diluire”.
Non presenterà invece un documento alternativo la corrente di destra, che fa capo a Claudio Grassi e che nella commissione incaricata di mettere a punto la proposta di tesi è astenuta. Darà battaglia a colpi di emendamenti su questioni come il rapporto con i Ds e la Cgil e, se non proprio l’adesione al movimento, di certo le modalità di detta adesione. E’ di questo scontro che oggi si dovrebbero vedere le prime avvisaglie.
C’è però un fronte sul quale il conflitto all’interno del Prc è già divampato. Nella riunione di oggi dovevano essere presentate, contestualmente alle tesi, le proposte di modifica dello statuto. Il relatore, Claudio Grassi, annuncerà invece il rinvio dell’illustrazione delle proposte. Per ora non è stato possibile trovare un accordo né sull’ipotesi di snellire gli organismi dirigenti diminuendo il numero dei loro componenti, né sulle modalità di elezione degli stessi e sulla rappresentanza femminile al loro interno. Disaccordo anche sulla riscrittura del “preambolo” dello statuto, che ha valenza direttamente teorico-politica. L’ala destra non accetta la rilettura del ‘900, della rivoluzione russa e dello stalinismo, proposta sia qui che nelle tesi. E lo scarto tra diverse strategie politiche si rivela così anche una differenza profonda nell’interpretazione del passato.