Il Pil ricomincia a crescere

Dopo il sensibile aumento della produzione industriale e il boom delle entrate fiscali, Romano Prodi riceve un’altra buona notizia: il prodotto interno lordo (Pil) è in crescita per il secondo trimestre consecutivo del 2006. In +0,5% rispetto ai primi tre mesi dell’anno (il cui dato modificato al rialzo segna ora un +0,7% sul quarto – disastroso – trimestre del 2005. Secondo l’Istat, mai «generosa» quando diffonde le stime preliminari, la crescita sarebbe stata trainata dal buon andamento dell’industria e dal terziario. Male, invece l’agricoltura. A tirare sarebbe stata soprattutto la domanda estera, con un discreto exploit delle esportazioni. Rispetto al secondo trimestre del 2005, il Pil segna invece una crescita dell’1,5%, di poco inferiore all’1,6% tendenziale registrato nel primo trimestre. Questo significa che nei primi sei mesi dell’anno il prodotto lordo è salito di oltre l’1,5%. Le favorevoli previsioni per il terzo trimestre, fanno ipotizzare che il 2006 si possa chiudere con un incemento del Pil dello stesso ordine.
I dati diffusi ieri dall’Istat sembrano incoraggianti, visto che una crescita così sostenuta non si registrava da almeno tre anni; le prime reazioni del governo sono tuttavia di moderato ottimismo. «Non bisogna confondere la ripresa con la crescita», ha avvertito il ministro dell’economia, Padoa Schioppa, sottolineando che per il momento è da escludere un alleggerimento della legge finanziaria. «A settembre faremo una revisione della manovra» e terremo conto delle maggiori entrate e delle maggiori spese, ma «credo che l’ordine di grandezza non cambierà in maniera fondamentale».
Qualche spiraglio per una finanziaria con meno sacrifici viene, invece, dal sottosegretario all’economia Paolo Cento: il dato del Pil «contribuisce a creare le condizioni per una discussione più serena in vista della legge da approvare a settembre, coniugando le esigenze di rigore di bilancio con politiche di sostenibilità sociale».
L’apertura al dialogo e soprattutto il riferimento alla «sostenibilità» sociale da parte dell’esecutivo incassa l’approvazione dei sindacati, che chiedono a gran voce un confronto sulla manovra che tenga conto delle maggiori risorse economiche a disposizione del paese. «Non ci attendiamo una manovra leggera – fa sapere il segretario generale aggiunto della Cisl, Pier Paolo Baretta – ma un intervento forte per sanare il debito; in ogni caso i dati positivi degli ultimi giorni ci fanno sperare in un atteggiamento del governo più aperto al confronto». E’ più diretto il segretario confederale della Uil, Antonio Fuccillo: «la manovra non può essere costituita da soli tagli, ma occorre investire nella ricerca tecnologica, creare ricchezza e dare più potere d’acquisto ai salari e alle pensioni».
I dati sul Pil, però, non contengono solo buone notizie: l’agricoltura non va bene. «L’ulteriore diminuzione del valore aggiunto dell’agricoltura – si legge in una nota della confederazione italiana agricoltori (Cia) – mostra tutte le difficoltà e i problemi del settore, che si trova a fare i conti con una preoccupante e persistente crisi strutturale». Una vera e propria recessione, per cui la Cia richiede interventi immediati ed un progetto di sviluppo.
Questa nuova «imprevista» ricchezza rappresenta un elemento che fa ben sperare per il futuro. Tuttavia il rischio è che le aspettative delle parti siano per certi versi inconciliabili tra loro e che i sacrifici ancora necessari per raggiungere gli obbiettivi del Dpef diventino più difficili da accettare. Non bisogna dimenticare che l’aumento delle entrate fiscali era già stato previsto dal governo, che le avrebbe utilizzate per la riduzione del cuneo fiscale.