A prima vista l’economia italiana cresce a ritmi record. Secondo i dati rilasciati ieri dall’Istat, nel quarto trimestre del 2006 il prodotto interno lordo è cresciuto del +2,8% rispetto allo stesso trimestre del 2005 e dell’1,1% rispetto al trimestre precedente. Era dal +3,2% del terzo trimestre del 2000 che il pil non mostrava un tendenziale così sostenuto, mentre l’incremento congiunturale è stato il più forte del nuovo secolo. A guidare il pil sono soprattutto gli investimenti e la domanda estera. I primi sono aumentati del +3,8% tendenziale, con una punta del +4,2% per quelli in costruzioni; le esportazioni hanno fatto registrare un +6,3% che ha sopravanzato di 7 punti decimali il pur ragguardevole ritmo di crescita delle importazioni. Molto più modesto è stato il contributo dei consumi (+0,2%; +1,7% rispetto a un anno fa).
Che cosa sta succedendo al pil? Lo scorso anno di questi tempi eravamo a crescita zero, mentre il resto della Ue viaggiava oltre il +2%: fu uno degli scogli cruciali per il naufragio di Berlusconi e soci. Una delle prime cose da notare è il passaggio, davvero brusco, fra il +1,6% tendenziale del terzo trimestre 2006 e il +2,8% attuale. Un salto notevole la cui entità deriva in parte dal fatto che il quarto trimestre del 2005 fu assai disastroso, con una variazione negativa dello 0,1% rispetto al trimestre precedente. Il dato diffuso ieri risente proprio del confronto con quel trimestre così negativo, e indica perciò un aumento molto sostenuto anche perché misurato a partire da un dato particolarmente basso. Confermarne l’entità anche nel primo trimestre del 2007 non sarà facilissimo, anche perché il corrispondente trimestre del 2006 fu decisamente positivo: ci vorrà un aumento congiunturale almeno dello 0,8% per mantenere il +2,8% attuale.
Detto ciò, è innegabile che qualcosa si muove. L’industria in senso stretto guida le danze con un +4,4% tendenziale. Meno rilevante la crescita nei servizi, mentre è in calo l’agricolo (-3,4%) Industria: le buone notizie vengono dall’effetto Fiat, dalla solita meccanica che guida l’export, dalla siderurgia, e poi da un po’ di settori che escono dalla profonda crisi dell’ultimo quinquennio, come il tessile e l’elettronica. Occorrerà attendere qualche mese per capire se è vera gloria.