Il Pentagono ai comandi

Terrorismo e attacco preventivo, unificati i comandi spaziale-computer e nucleare.

Il quotidiano statunitense Los Angeles Times ha rivelato il 14 luglio, grazie a una fuga pilotata di notizie, il contenuto del documento segreto del Pentagono «Defense Planning Guidance» (Guida alla pianificazione della difesa), in cui si tracciano le linee programmatiche per il 2004-2009. Il documento, firmato il 3 maggio dal segretario alla difesa Rumsfeld, ordina ai responsabili militari di «sviluppare armi e forze capaci di sferrare attacchi senza preavviso da una posizione di deterrenza avanzata». E’ la strategia dell’«attacco preventivo», che il presidente Bush ha annunciato il 1 giugno nel discorso all’accademia di West Point. Al centro della nuova strategia viene posto lo sviluppo di armi ad alta tecnologia, basate su sistemi satellitari e piattaforme spaziali. Tra queste, il documento ne evidenzia due: gli aerei robot senza pilota che, grazie a memorie computerizzate e sistemi di guida satellitari, possono arrivare autonomamente sull’obiettivo (senza essere avvistati dai radar, avendo tecnologie stealth) e colpirlo con missili e bombe di precisione; un missile ipersonico Mach-10 (con velocità 10 volte quella del suono, ossia 12mila km all’ora), che potrà essere lanciato da piattaforme spaziali per colpire obiettivi terrestri, sia fissi che mobili.

Questi e altri sistemi d’arma saranno dotati anche di testate nucleari. A tal fine, sottolinea il documento, si deve «accelerare lo sviluppo di ogive penetranti adatte alle attuali testate nucleari», così da acquisire «la capacità di colpire obiettivi rinforzati, situati in profondità nel terreno, in tre stati canaglia simultaneamente». Per la realizzazione di nuove armi nucleari il Pentagono ha deciso di aprire due impianti: uno per la fabbricazione su larga scala di nuovi detonatori al plutonio (con cui si innesca l’esplosione delle testate nucleari); l’altro per la produzione di trizio, componente chiave delle testate termonucleari statunitensi.

Il varo di tale strategia, che richiede una stretta integrazione tra il settore spaziale e quello nucleare, viene confermato dalla decisione, annunciata dal dipartimento della difesa il 26 giugno, di fondere il 1 ottobre due dei nove comandi unificati delle forze armate statunitensi: il Comando spaziale (SpaceCom), responsabile delle operazioni militari sia nello spazio che nella rete computeristica, e il Comando strategico (StratCom), responsabile delle forze nucleari. Che non si tratti di una semplice ristrutturazione organizzativa, lo hanno chiarito alti funzionari dell’amministrazione: «Il nuovo comando – hanno spiegato al New York Times – si adatta perfettamente alla nuova dottrina strategica dell’amministrazione Bush dell’attacco preventivo, con un possibile uso di armi nucleari, contro stati e gruppi terroristici».

Il Pentagono, dunque, intende sia «interdire a qualsiasi avversario l’uso dello spazio», sia mettere in orbita attorno alla Terra piattaforme spaziali con armi di nuovo tipo, comprese quelle nucleari, che permettano agli Usa di «colpire in tutto il mondo, ovunque e in qualsiasi momento essi ritengono che la loro sicurezza possa essere minacciata». Lo conferma anche il fatto che, mentre decide di fondere il comando delle operazioni spaziali con quello delle forze nucleari, l’amministrazione Bush respinge seccamente la proposta, fatta da Russia e Cina, di aprire negoziati per aggiornare e rendere verificabile il Trattato sullo spazio esterno: entrato in vigore il 10 ottobre 1967, dopo essere stato sottoscritto da Washington e Mosca, esso proibisce di «mandare in orbita o nello spazio esterno armi nucleari e qualsiasi altra arma di distruzione di massa».

Così, se le cose andranno come vogliono al Pentagono, tra qualche tempo gireranno attorno alla Terra piattaforme spaziali a stelle e strisce armate di missili Mac-10 a testata nucleare, pronte a difendere dalla minaccia terroristica la nostra libertà duratura.