Il Pdci denuncia il sistema di potere

Ora basta». E’ questa la formula a cui Oliviero Diliberto, segretario nazionale del Partito dei Comunisti Italiani, ricorre per concludere il suo intervento al Comitato regionale della Campania del Pdci, convocato d’urgenza a Napoli per fare un quadro suU’emergenza rifiuti e sul terremoto giudiziario abbattutosi sulla regione in seguito alle misure cautelari inflitte dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere a carico di importanti esponenti delPUdeur, tra i quali il presidente del Consiglio regionale della Campania e due assessori regionali, nell’indagine che vede tra gli iscritti nel registro delle notizie di reato anche Clemente Mastella.
«Il degrado cagionato dalla pessima gestione dei rifiuti è ormai ad un punto di non ritorno», sostiene Diliberto, il quale sottolinea la ricaduta internazionale di questo dramma e inquadra l’intera vicenda in un sistema di potere complessivo che tocca tutti i meccanismi dì gestione campani: dall’immondizia alla sanità, dalla gestione degli appalti alle nomine, dal problema della camorra a quello della disoccupazione. Tutte le contraddittorie dinamiche, qui, ruotano attorno ad una schiera di interessi riconducibili ad un nome ed un cognome: Antonio Bassolino.
Dal segretario regionale, Vincenzo Gagliano, a quello nazionale, i Comunisti Italiani rivendicano non solo le lotte contro il sistema di collusioni di stampo bassoliniano all’interno del Consiglio regionale, ma altresì di aver denunciato per tempo che questa regione stava andando allo sfascio: è per questa ragione che a questo partito, oggi, non manca il coraggio di chiedere con forza che il governatore campano si dimetta una volta per tutte. Sulla vicenda Mastella, poi, Diliberto arti^ cola il discorso distinguendo nettamente l’eventuale responsabilità penale degli indagati, che spetterà alla magistratura accertare, da una pesante responsabilità politica che conferma l’esistenza «del perverso intreccio di affari e mala politica che impregna la classe politica campana».
Ebbene, sconfitti dalla rassegnazione? Tutt’altro, perché «a Napoli ci sono energie civili sufficienti per ricostruire il centro-sinistra campano». La proposta è quella di un assise per la rinascita della Campania dal nome “Su la testa!” che restituisca la voce ai troppi soggetti a cui è
stata tolta, gli invisibili, dai disoccupati ai tanti intellettuali messi al bando perché scomodi. Un modo questo per rilanciare in città, provincia e regione un nuovo progetto di centro-sinistra che guardi ai problemi per risolverli. Un centro-sinistra che sia finalmente raccolto attorno alle idee piuttosto che agli interessi e che veda nella sinistra una componente essenziale di sé.
Tuttavia, in Campania, le altre forze coinvolte nella sfida dell’unità a sinistra sono parte integrante della cappa bassoliniana: i Comunisti italiani, pertanto, «invitano accoratamente gli amici dei Verdi e i compagni Rifondazione comunista e di Sinistra democratica a ritirare, anche se tardivamente, i propri assessori dalla giunta regionale». Un modo per isolarsi? No, la vocazione unitaria del Pdci è nel suo dna come la convinzione che da soli non si va lontani. Tuttavia, se l’isolamento non fosse una scelta, ma uno stato di fatto a cui si è costretti, «lo considereremmo una pre-condizione per la costruzione del centro-sinistra in questa città».
Intanto a Pianura si continua a lottare per il diritto alla salute, l’immondizia contìnua a regnare sovrana per le strade di una regione che ha ospitato per anni i rifiuti industriali di tutto il paese e il governo di centro-sinistra non ha fatto altro che inviare un ennesimo super commissario, stavolta un militare, insieme al suo esercito, probabilmente per riaprire discariche la cui tossicità invasiva continua a produrre danni al popolazione. Ciò nonostante, per fortuna, a questo popolo, vittima delle classi dirigenti succedutesi negli anni, la tenacia e la forza per resistere non sono mai mancate.