“Gli attuali sviluppi del capitalismo: impatto economico, sociale e politico. L’alternativa dei comunisti”
Atene, 18-20 novembre 2005
CONTRIBUTO DEL PARTITO COMUNISTA PORTOGHESE
Cari compagni,
il capitalismo, come sistema mondiale, è già entrato nella fase del suo declino storico. Nonostante le apparenze e tutti i tentativi di descriverlo come un modo di produzione insuperabile (seppure perfettibile), il capitalismo sta attraversando una crisi che è strutturale e non trova soluzione all’interno della struttura del sistema. Si pone oggettivamente la necessità della sua sostituzione con un modo di produzione superiore in grado di armonizzare le forze produttive ed i rapporti di produzione, di liberare l’enorme potenziale del progresso sociale ed umano contenuto nella rivoluzione scientifica e tecnologica, di superare la contraddizione antagonistica tra capitale e lavoro, di porre fine a millenni di società basate sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo – vale a dire si pone la necessità della società socialista.
L’esigenza di superare il capitalismo non è nuova. L’ingresso del capitalismo nella sua fase imperialista – così come descritto da Lenin nella sua famosa opera “L’imperialismo, fase suprema del capitalismo” – ha inaugurato una nuova epoca di rivoluzioni sociali. La rivoluzione russa del 1905, della quale stiamo celebrando il centenario, costituisce già un’espressione di questa realtà nelle condizioni concrete della Russia zarista. E’ stata però la grande Rivoluzione Socialista di Ottobre a tradurre la necessità dell’alternativa socialista in prospettiva concreta, inaugurando l’epoca della transizione dal capitalismo al socialismo, epoca nella quale viviamo e lottiamo ancora oggi.
Le sconfitte dell’URSS e del socialismo in Europa hanno fornito nuova linfa al capitalismo. Nel confronto di classe – all’interno di ciascun paese come a livello internazionale – la componente rivoluzionaria ed antimperialista si è indebolita, sono cresciuti i fenomeni liquidatori e di adeguamento riformista, sono state scatenate violente campagne sulla “fine del comunismo” ed il “declino irreversibile dei Partiti Comunisti”. Non è stato e non è facile resistere all’ondata di anticomunismo oscurantista, difendere la verità e l’onore della classe lavoratrice e del movimento comunista di fronte alle campagne di falsificazione storica, mantenere vivi i valori e gli ideali del socialismo e del comunismo. Ma resistere significa vincere. Seppure indebolito e disperso, il movimento comunista costituisce una realtà in grado di farsi valere ed in condizione di recuperare il proprio posto in prima fila nella lotta per la liberazione.
La vita stessa ha mostrato che le sconfitte del socialismo non hanno reso il mondo più sicuro, più umano o giusto. Al contrario. La natura intrinsecamente sfruttatrice ed aggressiva del capitalismo si è rivelata in maniera ancora più brutale. Sono cresciute l’ingiustizia sociale e le disuguaglianze; drammi quali la disoccupazione, la fame e le malattie hanno raggiunto livelli senza precedenti; l’offensiva contro i diritti e le conquiste ottenuti dai lavoratori in molti decenni di dure lotte si è fatta più profonda; i problemi ambientali stanno divenendo più acuti; il numero dei focolai di tensione si è moltiplicato e l’interferenza negli affari interni dei popoli si è fatta ancora più sistematica e sfrontata; il militarismo è cresciuto e l’imperialismo ha portato la guerra nei vari angoli del mondo. Allo stesso tempo, la centralizzazione e concentrazione del capitale e della ricchezza, così come il loro potere, sono cresciuti a livelli senza precedenti, mentre il maggiore peso del capitale finanziario nell’economia e la crescente importanza economica del traffico di armi e droga, come anche di altri affari criminali, hanno ulteriormente accentuato la natura parassitaria, decadente e criminosa del sistema.
E’ in questo contesto che l’imperialismo, ispirato da un evidente spirito di rivalsa, sta tentando di imporre un “nuovo ordine” in grado di legittimare, attraverso la conservazione di rapporti di forza favorevoli, la propria offensiva volta a colonizzare nuovamente il pianeta. L’attuale risposta alla crisi del capitalismo ed alle acute contraddizioni che stanno caratterizzando il mondo contemporaneo è affidata alle armi. L’obiettivo è la repressione violenta delle inevitabili esplosioni di malcontento e protesta sociali. L’obiettivo è soffocare la resistenza e la lotta dei lavoratori e dei popoli e, se possibile, distruggere sul nascere ogni processo di trasformazione progressista e rivoluzionaria. Questa è l’essenza della cosiddetta “guerra al terrorismo”, delle guerre nella ex-Jugoslavia, in Afghanistan ed Iraq, del militarismo (che dalla Germania e dal blocco dell’Unione Europea fino al Giappone sta subendo un’inquietante accelerazione), dei crescenti attacchi contro i diritti e le libertà fondamentali (dal “Patriot Act” statunitense alle misure in materia di sicurezza introdotte nella UE), della criminalizzazione della Resistenza e la promozione di forze reazionarie ed oscurantiste – il tutto nel tentativo di imporre una brutale intensificazione dei tassi di sfruttamento.
Si collocano in questo contesto i termini della crisi del capitalismo e del bisogno si superare questo sistema. Le pericolose regressioni che si stanno allargando nel mondo contemporaneo sono la conseguenza delle dinamiche di riproduzione del sistema capitalistico, che è basato sulla logica dell’accumulazione e sulla realizzazione del massimo profitto. Il progresso scientifico e tecnologico, con la crescente composizione organica del capitale ed il declino tendenziale del saggio di profitto, entra in contraddizione con gli interessi non solamente della classe operaia, ma della grande maggioranza della popolazione. La guerra ed il processo di mercificazione di tutte le sfere della vita sociale stanno ponendo a rischio lo stesso genere umano.
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Più di prima, l’alternativa per la classe lavoratrice ed i propri alleati risiede nella conquista del potere, nella realizzazione di profonde trasformazioni sociali ed economiche (attaccando al cuore il capitale, socializzando i grandi gruppi economici e finanziari che controllano il potere politico, determinando rapporti di proprietà antimonopolisti), nella creazione di una società socialista dove (traendo insegnamenti dall’esperienza passata e presente nella costruzione di una nuova società) lo Stato borghese possa essere sostituito da uno Stato profondamente democratico, in grado di stimolare ed assicurare l’attività diretta e creativa delle masse popolari nel processo di costruzione del proprio destino. Questo compito, che l’esperienza ha dimostrato essere estremamente difficoltoso da adempiere e senza il quale l’irreversibilità del processo non può essere assicurata, assume un’importanza centrale. Il ben noto aforisma marxista “l’emancipazione dei lavoratori può essere ottenuta solamente dai lavoratori stessi” significa anche questo, fino al giorno in cui, con modi e tempi oggi non prevedibili, lo Stato cederà il posto all’”amministrazione delle cose”.
Noi facciamo riferimento, ovviamente, ad un’alternativa globale ed universale al capitalismo “globalizzato” dei nostri giorni. Un’alternativa che non è ancora all’ordine del giorno ma che, nonostante questo, non è meno necessaria e la cui prospettiva deve, secondo l’opinione del PCP, essere presente nelle attuali lotte contro il capitale. Un’alternativa che, da una parte, necessariamente richiede la lotta al livello nazionale, contesto inevitabile per il dispiegarsi della lotta di classe e la trasformazione sociale, ma che, dall’altra, in un’epoca nella quale i meccanismi di dominio del capitale si stanno perfezionando sempre più a livello internazionale, richiede una più forte solidarietà e cooperazione internazionalista delle forze comuniste e progressiste, dei lavoratori e dei popoli. Con la consapevolezza che stiamo ancora vivendo in un’epoca di resistenza ed accumulazione di forze, e che la strada verso le alternative di progresso sociale e socialismo richiede un persistente lavoro di costruzione di un Partito d’avanguardia e numerosi legami in grado di ancorare questo percorso alla classe operaia ed alle masse. Ma anche con la consapevolezza che, contemporaneamente, – e questa può essere considerata la “tesi di tutte le tesi” del nostro 17° Congresso inerente la visione del mondo dei comunisti portoghesi – la situazione di instabilità ed incertezza attuale, la violenta offensiva dell’imperialismo ed i conseguenti rischi per l’umanità coesistono con una maggiore resistenza ed enormi potenzialità di sviluppi progressisti e rivoluzionari. Avanzamenti e vittorie sono possibili, come a Cuba ed in Venezuela, e su differenti piani, come il successo del “No” in Francia ed Olanda sulla cosiddetta Costituzione Europea. Allo stesso tempo, stiamo assistendo ad importanti processi di riallineamento di forze, e realtà quali la Cina si stanno facendo avanti e stanno giocando un ruolo crescente nell’arena internazionale e nel contenimento dei disegni di egemonia degli Stati Uniti e degli altri paesi imperialisti.
Dal punto di vista della situazione oggettiva, mai come oggi le contraddizioni di fondo del capitalismo sono state tanto acute, la sua incapacità a risolvere i problemi del mondo contemporaneo tanto sfacciatamente ovvia e la propria base di sostegno sociale tanto limitata. Ma il capitalismo non cadrà da solo, senza l’intervento rivoluzionario, cosciente e risoluto delle masse. Per questo è necessario, nell’attuale fase di resistenza ed accumulazione di forze, dedicare particolare attenzione alla creazione delle condizioni soggettive – sul piano ideologico, politico ed organizzativo – essenziali per questo intervento. Questo richiede una battaglia ideologica estremamente intensa, sia contro la reazione e l’imperialismo, sia all’interno dello stesso campo democratico. Questo è particolarmente vero sulla questione dell’importanza decisiva della teoria Mraxista-Leninista, sulla necessità di un Partito rivoluzionario, sul ruolo della classe lavoratrice e del sindacalismo di classe, sulle questioni del potere e della proprietà nel processo di trasformazione, come anche sulla valutazione della storia del movimento operaio e comunista. La crisi che sta colpendo la socialdemocrazia, come conseguenza della propria resa ai dogmi del neoliberismo e della sua trasformazione in colonna del capitalismo, apre spazi per il rafforzamento dei comunisti.
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Quelle che seguono sono alcune tesi fondamentali del 17° Congresso del PCP riguardanti la situazione internazionale, l’evoluzione del capitalismo e l’alternativa comunista, che noi riteniamo degne di essere discusse nel nostro incontro.
Queste tesi trovano ampia conferma nella situazione specifica del Portogallo.
Sul piano economico e sociale: stagnazione economica; natura parassitaria e predatoria del capitale, con una scandalosa privatizzazione del settore pubblico e delle funzioni sociali dello Stato; distruzione dell’apparato produttivo e trasferimento dei settori chiave dell’economia nelle mani del capitale straniero; un’offensiva contro i diritti dei lavoratori, disoccupazione e povertà crescenti, rapporti di lavoro sempre più precari, salari e redditi più bassi, un maggior numero di ore lavorative ed innalzamento dell’età pensionabile; una brutale polarizzazione sociale con le banche ed i grandi gruppi economici che raccolgono profitti senza precedenti; una deliberata azione volta a dividere ed indebolire i sindacati di classe.
Sul piano politico: crescenti restrizioni degli spazi democratici e leggi che, come quelle relative ai partiti politici, ai sistemi elettorali ed altre misure, rischiano di presentarsi, in modo sempre più sfacciato, come una vera e propria sovversione del regime democratico.
Sul piano delle relazioni estere: accettazione acritica delle linee guida del neoliberismo e delle imposizioni della grande finanza internazionale, sottomissione ai ricatti della NATO, degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, e coinvolgimento del Portogallo nella strategia imperialista di aggressione e guerra.
Questo è il risultato di circa trent’anni di politiche di destra e socialdemocratiche, che l’attuale governo guidato dal Partito Socialista sta estendendo ulteriormente, generando un crescente malcontento e proteste popolari, con un riflesso tanto nei risultati delle elezioni per i governi locali di ottobre, nelle quali il nostro partito ha ottenuto una vittoria significativa, quanto, soprattutto, in numerose lotte promosse dai settori più disparati della società portoghese e nel grande giorno del 10 novembre, organizzato dalla CGTP, il sindacato unitario e di classe in Portogallo.
L’alternativa che i comunisti portoghesi indicano per il Portogallo è il socialismo. Nell’attuale fase del capitalismo portoghese emerge con sempre maggiore nettezza il fatto che solamente il socialismo è in grado di liberare le forze produttive, sviluppare il paese e dare risposte ai problemi ed ai desideri dei lavoratori e della grande maggioranza della popolazione.
Ad ogni modo, l’analisi dei rapporti di forza su scala nazionale, europea ed internazionale colloca il socialismo all’interno del Programma del PCP come una prospettiva non immediata, quanto piuttosto una “Democrazia Avanzata” che è allo stesso tempo economica, sociale, politica e culturale e che, facendo propri i valori e le esperienze della rivoluzione liberatrice del 25 aprile 1974, sia in grado di porre il socialismo all’orizzonte. E’ vero che la rivoluzione portoghese – descritta nel Programma del partito come “rivoluzione non terminata” – è stata sconfitta, e che il potere economico dei monopoli (come anche la subalternità all’imperialismo) è stato restaurato, con la minaccia reale di sovversione del regime politico emerso dalla rivoluzione. Ma non è possibile rimuovere la profondità del suo impatto.
Attualmente, la lotta dei comunisti portoghesi è volta tanto a rompere con le politiche di destra che sono state realizzate da diversi anni ad oggi, con alleanze variabili e convergenze, per opera del Partito Socialista, del Partito Socialdemocratico [di centro-destra, Ndt] e del Centro Democratico e Sociale, quanto a favorire un’alternativa di sinistra. Questo richiede la difesa permanente degli interessi immediati dei lavoratori e delle altre classi e strati anti-monopolisti; il rafforzamento del movimento sindacale di classe e di altre strutture del movimento popolare; il dispiegamento della lotta di massa come priorità d’azione, insieme al lavoro all’interno delle istituzioni del Governo Locale, dell’Assemblea Repubblicana (Parlamento) e del Parlamento Europeo. Il rafforzamento del partito e dei propri legami con la classe lavoratrice e le masse popolari costituisce, per noi, un’esigenza per il successo nella lotta e la chiave per l’alternativa. Un elemento della massima importanza per superare i ritardi, allargare le nostre strutture, potenziare le nostre radici nelle aziende e negli altri luoghi di lavoro, in un contesto di rapide e profonde trasformazioni economiche e sociali. Elemento di particolare importanza anche sul piano internazionale, per difendere la sovranità nazionale, combattere contro le imposizioni dell’Unione Europea e per un’altra Europa, di pace e cooperazione tra stati sovrani con uguali diritti, per lottare contro i disegni di dominio del mondo da parte dell’imperialismo.
Il fatto che la nostra la nostra prima responsabilità sia nei confronti del popolo portoghese e la priorità rivolta al piano nazionale non ci porta a considerare la nostra battaglia in un quadro di autosufficienza e strettamente “nazionalistico”. Al contrario, noi consideriamo la lotta del popolo portoghese come parte integrante del processo generale di emancipazione dei lavoratori e dei popoli, ed auspichiamo relazioni più forti di cooperazione e solidarietà internazionalista, in primo luogo e soprattutto tra comunisti, non già come un dovere, ma come una necessità obiettiva di lotta contro il capitale.
Assegnando priorità alla cooperazione volta all’azione per determinare obiettivi concreti ed iniziative internazionali contro il neoliberismo e la guerra, il PCP – pur essendo in disaccordo con forme sopranazionali di organizzazione – ha difeso a lungo la necessità di forme più stabili di relazione tra i comunisti e gli altri partiti rivoluzionari. I ritardi in questo ambito non possono essere superati da soluzioni avventate nel quadro di una logica federalista, con “maggioranze” e “minoranze”, ignorando la grande diversità delle situazioni che esistono. Contrariamente a quanto accade, ad esempio, con il “Partito della Sinistra Europea”, rispetto al quale il PCP ha una posizione estremamente critica e del quale non è componente, vi sarebbe la necessità di soluzioni unitarie, in grado di rispettare la sovranità e l’identità di tutti, di riunire e non creare difficoltà e fratture aggiuntive.
Da qui il nostro giudizio positivo sul significato e sull’utilità di questo Incontro e la nostra disponibilità a prendere in esame nuove possibilità di azioni unitarie o convergenti da parte dei comunisti e delle altre forze di sinistra ed antimperialiste. La battaglia contro l’offensiva sfruttatrice del grande capitale ed in difesa dei diritti dei lavoratori e delle conquiste ottenute sul piano economico e sociale; la battaglia per difendere i diritti democratici e contro misure e leggi fasciste ed anticomuniste (come nel caso del provocatorio Rapporto in discussione presso il Consiglio d’Europa); la battaglia contro la guerra e per l’attiva solidarietà con i popoli vittime di aggressioni ed ingerenze imperialiste costituiscono importanti elementi di direzione di una potenziale cooperazione internazionalista che noi vorremmo perseguire. L’Incontro Internazionale che noi ospiteremo a Lisbona nel marzo dell’anno prossimo, in occasione dell’85° anniversario della nascita del PCP, dal titolo significativo “Europa ed Unione Europea: realtà, esperienze di lotta e nuove opportunità di trasformazione”, costituisce un contributo per il necessario rafforzamento della nostra cooperazione internazionalista.