Traduzione di l’Ernesto online
In Brasile, domenica 3 ottobre non si è votato solo per l’elezione del presidente della Repubblica ma anche per quella dei 513 membri del Congresso, 54 degli 81 senatori e i governatori dei 26 stati e del distretto federale di Brasilia. La consultazione ha registrato una positiva prestazione del Partito Comunista del Brasile (PCdoB), che, coerente con la propria linea antimperialista, ha partecipato ai governi del Presidente Lula e ha appoggiato la candidatura alla presidenza di Dilma Roussef. I comunisti eleggono una senatrice, 15 deputati federali e 19 deputati degli stati, con un significativo incremento dei seggi conquistati rispetto al 2006. Su questo positivo risultato elettorale, che vede anche l’elezione di una nutrita rappresentanza di donne comuniste nei gruppi parlamentari, pubblichiamo un commento di Renato Rabelo, presidente del PCdoB.
La valutazione di Renato Rabelo parte dalla comparazione con i dati del 2006, ed anche dal contesto generale del 2010. Nel 2006 il partito aveva eletto 13 deputati federali e 12 negli stati; ora sono, rispettivamente 15 e 19.
Al Senato il partito nel 2006 aveva eletto Inácio Arruda e ora ha visto vincere (con il 22,6% dei voti, ndt) Vanessa Grazziotin, la prima senatrice dello stato di Amazonas, che ha sconfitto il conservatore Artur Virgilio (PSDB).
“Nel Rio Grande do Sul abbiamo la deputata più votata della storia dello stato, Manuela D’Ávila, e abbiamo eletto un operaio come deputato federale, Assis Melo. Abbiamo anche eletto con un voto di grande significato la vice-presidente del PCdoB, Luciana Santos, deputata federale a Pernambuco. A Bahia abbiamo eletto tre deputati federali e nel Ceará, due. Abgail Pereira ha ottenuto il quarto seggio senatoriale, con più di 1,5 milioni di voti, e João Ghizoni, per lo stesso incarico ha ricevuto il 9% a Santa Catarina. Questi sono solo alcuni dei risultati che dimostrano che abbiamo ottenuto vittorie importanti”, spiega Renato.
Nonostante questi dati, il presidente del PCdoB riconosce che ci sono state anche perdite. Abbiamo avuto sconfitte, come quella di Rio de Janeiro, dove speravamo di eleggere due deputati federali e ne abbiamo eletto una, Jandira Feghali, ed abbiamo mancato il secondo per poca differenza. A São Paulo, Netinho non è stato eletto senatore, ma per una differenza di appena l’1,4% e ha dovuto scontrarsi con la grande macchina “tucana” (così vengono definite le destre, ndt), che ha scatenato una campagna diffamatoria. Nel Maranhão, Flávio Dino non è riuscito ad andare al secondo turno per meno di 4 mila voti, affrontando una candidata forte.
Renato Rabelo aggiunge: “siamo stati capaci di lanciare leadership che hanno dimostrato la loro forza e che rappresentano alternative reali nei loro stati”.
Secondo Rabelo, oltre agli altri motivi che devono essere presi in considerazione nella valutazione dei risultati, occorre dire che “la campagna di Dilma Rousseff negli ultimi giorni ha subito un certo riflusso e ciò si riflette sull’insieme delle candidature, comprese le nostre”.
Basandosi ancora su dati provvisori, Rabelo non esita comunque ad affermare che, dal punto di vista della sinistra, il saldo parlamentare è stato positivo, “dal momento che la rappresentanza della sinistra, progressista, è cresciuta, mentre la destra ha registrato perdite considerevoli come la non elezione, tra gli altri, di Artur Virgílio, Marco Maciel e Tarso Jereissati.