Il Patriot act di Pisanu: espulsioni immediate e licenza di spiare

Dopo gli attentati nella capitale britannica il governo vuole imitare Bush. Il ministro degli Interni pensa a leggi speciali. Il sottosegretario Mantovano ad una super procura. Tutto il potere nelle mani di polizia, 007 e ministro. Mentre Calderoli propone di votare lo stato di guerra

Misure speciali per espellere gli stranieri sospettati di terrorismo (Pisanu), un ministero con il compito di combattere il terrorismo internazionale (Lega), una superprocura con giudici specializzati in fondamentalismo islamico e al-Qaeda (An). Poi, a livello pratico, coinvolgere la cittadinanza in simulazioni di attentati terroristici – la prima verrà organizzata in varie stazioni della metro di Roma -, e riempire le città di militari che veglino sugli obiettivi più vulnerabili. E intanto, come suggerisce il ministro per le Riforme Roberto Calderoli, votare lo stato di guerra in base all’articolo 78 della Costituzione. Queste, in sintesi, le proposte del centrodestra all’indomani delle bombe di Londra. Il leit motiv: stringere le maglie della legge per combattere i terroristi e concedere massima libertà d’azione alle forze dell’ordine. Tanto che, lamentano dal centrosinistra, c’è il rischio che lo Stato di diritto vada a farsi benedire e che i diritti dei cittadini, com’è successo con il Patriot act americano, vengano sacrificati sull’altare della sicurezza. Il ministro dell’Interno Beppe Pisanu ha già annunciato due giorni fa, durante un lungo colloquio con il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che la risposta agli attentati si concretizzerà in leggi straordinarie contro quel terrorismo che, stando alle considerazioni del governo e non solo, molto probabilmente colpirà l’Italia.
A Ciampi Pisanu ha illustrato le misure straordinarie dal punto di vista legislativo: espulsioni rapide, procedure eccezionali per le indagini affidate alle forze di polizia, impiego dei militari con funzioni di pubblica sicurezza – per blindare, «senza militarizzare», le città italiane. Sulle espulsioni rapide il ministro dell’Interno potrebbe avvalersi della facoltà di ordinarle in base a semplici sospetti. Parallelamente, le forze dell’ordine potrebbero usare sistematicamente – e non eccezionalmente, come è avvenuta per esempio con l’indagine sulle nuove Br – il cosiddetto “ombrello telematico”, cioé l’intercettazione di tutte le comunicazioni via radio, mail, telefono alla ricerca di parole-chiave che indichino un presunto disegno terroristico. Con il rischio di includere nelle indagini cittadini italiani o stranieri che nulla c’entrano con la rete terroristica internazionale.
Il ministro chiederà inoltre al Parlamento di modificare il 270 bis – la legge sul terrorismo internazionale entrata in vigore dopo l’attacco dell’ 11 settembre 2001 -, così da evitare altri casi come quello che vide protagonista la giudice per le indagini preliminari del tribunale di Milano Clementina Forleo, che alcuni mesi fa mise in libertà un gruppo di sospetti terroristi chiarendo che le loro azioni non avevano finalità terroristiche bensì di guerriglia, visto che agivano in nome dell’Iraq, occupato dalle truppe angoamericane. Il 270 bis, secondo una proposta presentata dal vicesindaco di Milano e senatore di An Riccardo De Corato, potrebbe presto includere fra i reati quello di reclutamento. Non solo: non occorrerà più far parte di un’associazione, basterà la semplice collaborazione. Il disegno di legge di De Corato, scritto con l’ex pm milanese Stefano Dambruoso – ora esperto giuridico dell’Onu a Vienna – darebbe inoltre agli indizi raccolti dall’intelligence o dalle forze dell’ordine il valore di prove, senza il bisogno di ricorrere alla magistratura.

Come e soprattutto quando entreranno in vigore le nuove misure? Nessuno lo sa con certezza. Per il momento Silvio Berlusconi non le esclude, ma si riserva di parlarne prima con Ciampi. La proposta leghista di istituire un ministero antiterrorismo non trova accordi in nessun’altra formazione politica – «c’è già il ministero dell’Interno», la reazione -, mentre piace la proposta del sottosegretario all’Interno con delega alla sicurezza Alfredo Mantovano (An), che parla di una superprocura o, come indica Dambruoso, almeno una strettissima cooperazione tra le procure, come accade con l’antimafia.

Ma gli effetti degli attentati di Londra sono già visibilissimi. L’allarme è alto. Sono oltre 13mila i luoghi sottoposti a speciale vigilanza, e il loro numero potrebbe salire. Sono ambasciate, porti, scuole, ospedali, stazioni, industrie, mezzi di trasporto pubblico. Duemilacinquecento i militari messi a sorvegliare gli obiettivi più vulnerabili. Ieri mattina la massima allerta è scattata all’aeroporto romano di Fiumicino: una valigia abbandonata ha scatenato il sospetto di una bomba. E così tutto il terminal “C” – da cui partono i voli della British Airways e della compagnia israeliana El Al, considerati a rischio – è stato evacuato finché il proprietario del bagaglio non ha reclamato il bagaglio sospetto. L’uomo è stato denunciato per procurato allarme.

E già sono scattate le perquisizioni a tappeto. Negli ultimi due giorni una maxi-retata dei carabinieri in tutta la Lombardia ha controllato più di settemila persone, tra le quali 800 stranieri. Gli arrestati sono 142, di cui 83 non italiani, 52 i provvedimenti di espulsione. Tra giovedì e venerdì sono stati controllati nove campi nomadi e 24 aree dismesse. A parte il sequestro di un chilo e mezzo di esplosivo, pare che le forze dell’ordine non siano incappate in nessun sospetto terrorista. Ma tant’è.

L’opposizione rigetta le misure speciali invocate dal centrodestra. E non ci sta con la provocazione – se di provocazione si tratta – di Francesco Cossiga, che invita «all’illegalità» – «seminiamo gli ambienti di microspie e microcamere», la sua proposta – per combattere il terrorismo. In attesa della riunione d’emergenza dei ministri degli Interni e della Giustizia europei che si terrà Bruxelles mercoledì prossimo e dell’ intervento in Parlamento di Pisanu martedì, dove renderà conto dei «75 arresti effettuati tra il luglio 2003 e il 31 maggio scorso di persone per lo più accusate di appartenere a cellule terroristiche», la Margherita si dice pronta a sostenere un impegno maggiore contro il terrorismo (Letta), anche se il problema principale, sottolinea il Dl Enrico Letta, rimangono i finanziamenti. Il segretario Ds Piero Fassino è disposto a parlare di misure speciali solo in Parlamento. Decisamente contrario il responsabile della giustizia del Prc, l’avvocato Giuliano Pisapia: «Le leggi attuali sono già severe e adeguate: le carenze sono putroppo nella loro attuazione e nella loro applicazione». Il punto, sottolinea Pisapia, è un altro: leggi liberticide «si trasformerebbero in un cedimento dello Stato di diritto di fronte alla minaccia e alla tragica realtà di un terrorismo sempe più indiscriminato e crudele».